Singenionimo per le mogli islamiche

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domna charola
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Singenionimo per le mogli islamiche

Intervento di domna charola »

Non ho idea - e tutto sommato non mi serve - come si chiami questo grado di parentela nelle lingue originali.
Mi viene però da chiedermi, come definisco in italiano - e senza giri di frase - il grado di parentela che intercorre fra una moglie e l'altra? Rispetto al marito sono ambedue "mogli", ma fra di loro? *Co-mogli?
C'è qualche precedente nel foro o altrove che mi sfugge?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Non mi risulta che la parola esista da noi; tuttavia, volendola coniare, potrebbe essere commoglie, come consuocero.

AGGIORNAMENTO
Ho trovato qualche occorrenza di commoglie su Google:
  • [Le concubine] [n]on si tengono palesemente in Casa, né si commette loro l’Economia e la cura delle cose domestiche, cmoe già si costumava, quando erano riputate Commogli. (FONTE)

    La mamma di Allam era, dunque, una delle commogli del papà. Il termine commogli, dall’inglese co-wives, non esiste nella lingua italiana; il prefisso della preposizione com [sic] vuol dire che il papà di Allam era sposato con [ri-sic] diverse mogli, secondo il costume africano molto diffuso e di altri popoli di culture diverse e dell’antichità classica, dell’Antico Medio Oriente e di Israele. (FONTE)
Negli unici due esempi che sono riuscito a trovare, però, non mi sembra che si usi la parola per come dovrebbe essere usata: si dovrebbe usare commoglie per designare una donna sposata con un uomo rispetto alle altre donne anch’esse mogli dello stesso uomo, cosí come consuocero si adopera in rapporto ai genitori dell’altro coniuge (la relazione è dunque tra parigrado).
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Certamente commoglie appare accettabile, e piú corretto di co-moglie,
anche se, da meridionale, mi rammenta alcune voci del verbo napoletano commogliare («coprire»). :lol:

D'altra parte, in inglese si dice co-wife, mentre le lingue sorelle sembrano avere coépouse (francese) e coesposa (spagnolo).
Allora, perché non... sposare cosposa, che permetterebbe di risolvere il dilemma del prefisso con-/co- e sarebbe anche facile da volgere al maschile? :D
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
domna charola
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Intervento di domna charola »

Anch'io collegherei il termine al parigrado; del resto, ponendomi il problema, mi è sembrato che nel senso delle citazioni riportate non ci sia nemmeno bisogno di un termine specifico: "è una delle mogli di..." mi sembra abbastanza trasparente e sufficiente, dato che il partitivo implica che siano più di una, e che comunque il rapporto di ciascuna rispetto al marito non cambia.
Analogamente mi lascia perplessa la necessità dell'equivalente maschile, almeno sino a che non salta fuori una qualche cultura poliandrica.
Su *cosposa ho dei dubbi, dato che il termine giuridico dovrebbe essere moglie, quindi non ha molto senso introdurre un qualcosa di totalmente diverso per il medesimo grado di parentela.

P.s.: Mi fa piacere scoprire che già altri si erano posti - in quale anno? - il problema delle numerose donne legittimamente commogli e a cui le leggi europee non riconoscono pari diritti... grazie della segnalazione.
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Animo Grato
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Re: Singenionimo per le mogli islamiche

Intervento di Animo Grato »

domna charola ha scritto:Rispetto al marito sono ambedue "mogli", ma fra di loro?
Compagne di serraglio.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
domna charola
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Intervento di domna charola »

Credo che la legge italiana non accetterebbe questo termine. Prima o poi il problema salterà fuori, e avremo tempo per inorridire... a meno che non si giochi d'anticipo...
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Ferdinand Bardamu
Moderatore
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Qualche esempio di cosposa trovato in Rete:
  • Duminga, una donna di Bijante mia coetanea, per illustrare questo caso mi racconta la storia della sua co-sposa. Cinque anni fa infatti ha sposato un uomo di Galinha, Adjunto, incontrato in occasione di un funerale. Come prevede la regola di residenza virilocale, l’ha seguito a Galinha, ma purtroppo per lei sono cominciati i problemi. Nel villaggio del marito trova infatti ad attenderla la prima moglie di lui… (FONTE)

    All’interno di una famiglia poliginica, si ritiene che i figli di una moglie (omoìyd) non debbano mai mangiare cibi preparati da una cosposa, per paura che siano avvelenati. (FONTE)

    In realtà per le donne il declino della poliginia non comporta esclusivamente vantaggi. Se oggi raramente gli uomini prospettano l’arrivo di una cosposa, la “mentalità poligamica”, fra loro ancora largamente diffusa, li porta a trovare del tutto naturale il fatto di poter avere una piena libertà sessuale. (FONTE)

    Ma il latte può provenire anche dall’uomo. È questa, per esempio, la concezione principe sulla quale è fondata la parentela di latte nel mondo arabo pre- e post-islamico. Fratelli e sorelle di latte, nutriti da una cosposa di uno stesso uomo, non posso sposarsi proprio per la proibizione di parentela di latte. (FONTE)
Le occorrenze che ho trovato provengono per lo piú da testi di antropologia, perciò possiamo asserire con una buona certezza che il termine «ufficiale» è proprio cosposa.

Fuori tema: chi volesse approfondire la questione del prefisso co-/con- può consultare questo filone.
valerio_vanni
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Re: Singenionimo per le mogli islamiche

Intervento di valerio_vanni »

Animo Grato ha scritto:
domna charola ha scritto:Rispetto al marito sono ambedue "mogli", ma fra di loro?
Compagne di serraglio.
Questa parola l'ho sentita solo riferita ai cani.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

domna charola ha scritto:Credo che la legge italiana non accetterebbe questo termine.
Per quale motivo? Dà fastidio? Ma, in situazioni analoghe, "compagni di scuola" e "compagni di squadra" vanno benissimo: anche qui si tratta di indicare il rapporto reciproco tra gli elementi di un insieme. «Marco, chi è Paolo?» «È un mio compagno di scuola»: non "un mio *co-alunno".
Certo, in compagna di serraglio c'è qualcosa che stride, non tanto al nostro orecchio, quanto alla nostra coscienza, ed è - vivaddio! - l'istituzione del parco mogli: l'istituzione, non la parola. Ma io non rinuncerò alle adamantine parole della [mia] civiltà in favore del belletto di asettiche neoformazioni politicamente corrette.

P.S.
valerio_vanni ha scritto:
Animo Grato ha scritto: Compagne di serraglio.
Questa parola l'ho sentita solo riferita ai cani.
Io in Mozart.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
domna charola
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Intervento di domna charola »

Non è l'istituzione in sé - peraltro condivisa alla luce del sole da numerose altre culture, il che farebbe pensare a un tratto naturale della specie Homo sapiens - che stride, quanto l'accezione che ha assunto storicamente il termine, come lei ben cita (Mozart), ovvero con riferimento a un'entità materiale, di natura edilizia, che racchiude senza possibilità d'uscita gli occupanti, e che ha già nella nostra lingua un preciso riferimento storico, geografico, culturale.
Ritengo che un istituzione come la poligamia possa sussistere - per chi la scelga consapevolmente - anche al di fuori del concetto di "serraglio" e declinata in chiave più attuale, adeguata ai tempi - e agli stipendi - moderni.
Quindi non è questione, secondo me, di "politicamente corretto", bensì innanzi tutto di non utilizzare a priori un'adamantina parola della nostra civiltà per esprimere un giudizio "a priori" su ciò che è diverso dai nostri parametri, solo perché, appunto, è diverso.

Il discorso sulla legge italiana riguarda la necessità - prima o poi - di inquadrare legalmente una serie di rapporti di fatto presenti sul territorio, e che sfuggono attualmente a qualsiasi catalogazione e controllo. A quel punto, si presenterà la questione terminologica, e magari salterà fuori qualche geniale coniazione inglese di distorto significato.
Ovvio che dal punto di vista legale non si può né esprimere giudizi sull'istituzione in sé - come serraglio presuppone - né tantomeno usare un termine estremamente limitante e che esclude tutte le situazioni effettivamente non rinchiuse, ma inserite nel mondo esterno.

In tutto questo, sottolineo, nessuna voglia di cercare il "politicamente corretto" a tutti i costi, bensì il prendere atto - dal punto di vista linguistico - di un fenomeno sommerso ma esistente, che non cancelliamo certo appioppandogli il nome - un po' negativo - che la nostra civiltà ha sempre usato.
Avatara utente
Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

domna charola ha scritto:Non è l'istituzione in sé - peraltro condivisa alla luce del sole da numerose altre culture
Però è stata Lei a fare esplicito e specifico riferimento, nel titolo del filone, alle "mogli islamiche".
domna charola ha scritto:un'entità materiale, di natura edilizia, che racchiude senza possibilità d'uscita gli occupanti
L'etimologia di serraglio non ha alcun legame con serrare. Certo, l'accostamento è poi venuto naturale, ma questo dimostra soltanto il "difetto di fabbrica" (avrei voluto dire "peccato originale"...) dell'istituzione.
Serraglio vale semplicemente come sinonimo italiano di harem. Quindi abbiamo le quattro accezioni elencate qui: 1) quella edilizia; 2) quella, traslata, di "insieme delle donne che vi abitano: istituzione collegata alla poligamia"; 3) quella scherzosa (finché sarà consentito...) di "[g]ruppo di donne con le quali un uomo tiene contemporaneamente relazioni amorose"; 4) quella tecnica di "gruppo di femmine con i loro piccoli sulle quali un maschio adulto possiede i diritti esclusivi di accoppiamento".
Tre su quattro fanno al caso nostro.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
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valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Animo Grato ha scritto:
domna charola ha scritto:un'entità materiale, di natura edilizia, che racchiude senza possibilità d'uscita gli occupanti
L'etimologia di serraglio non ha alcun legame con serrare. Certo, l'accostamento è poi venuto naturale, ma questo dimostra soltanto il "difetto di fabbrica" (avrei voluto dire "peccato originale"...) dell'istituzione.
Serraglio vale semplicemente come sinonimo italiano di harem.

Quindi abbiamo le quattro accezioni elencate qui:
Qui, però, abbiamo le accezioni di harem, non quelle di serraglio.

Su etimo.it si trovano due diverse origini:
http://www.etimo.it/?term=serraglio&find=Cerca
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Intervento di Infarinato »

valerio_vanni ha scritto:Su etimo.it si trovano due diverse origini:
http://www.etimo.it/?term=serraglio&find=Cerca
Certo: attendibilità del Pianigiani a parte, la prima è quella di serraglio¹, la seconda quella di serraglio². ;)
domna charola
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Intervento di domna charola »

Al di là dell'etimologia originaria, resta il fatto che l'accostamento "naturale" dei due termini è quello che si è radicato nel nostro subconscio linguistico.
All'epoca del Grand Tour (il Grande giro? Però il termine indica un qualcosa di molto specifico, sin dall'origine), entra nell'uso anche il termine caravanserraglio, sempre legato alla radice orientale; ciò non toglie che i viaggiatori, per parlare dei ginecei d'oriente, associno già a "serraglio" l'idea di "luogo in cui tenere chiusi ed esibire animali esotici", più o meno. C'è un gusto quasi morboso, nella letteratura del viaggio in Oriente, nelle descrizioni di questi luoghi, più immaginati che realmente visitati da occidentali, che si collega proprio all'idea di segregazione e uso sessuale dell'"animale" femmina. Questo retaggio linguistico secondo me è difficile da cancellare, e fa sì che i due termini, etimologicamente così distanti fra loro, convergano in uno unico, che condensa in sé tutte queste suggestioni.
Non si può, a mio avviso, risalire direttamente alle origini di un termine, annullando tutto ciò che nel corso della sua evoluzione vi si è accrezionato sopra; l'evoluzione linguistica ha dignità pari alle radici.
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Infarinato ha scritto:
valerio_vanni ha scritto:Su etimo.it si trovano due diverse origini:
http://www.etimo.it/?term=serraglio&find=Cerca
Certo: attendibilità del Pianigiani a parte, la prima è quella di serraglio¹, la seconda quella di serraglio². ;)
Nessuna delle due riporta l'unico significato che conoscevo (e avevo sentito sempre dal vivo): la struttura che contiene animali comuni, né da circo né da mostra.
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