Dimenticarsi qualcosa/Dimenticarsi di qualcosa

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Ivan92
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Dimenticarsi qualcosa/Dimenticarsi di qualcosa

Intervento di Ivan92 »

Non m'è chiaro ciò che riporta il Treccani alla voce dimenticare, punto due: la coniugazione pronominale costruita transitivamente avrebbe lo stesso significato della forma attiva (ho dimenticato il libro = mi sono dimenticato il libro), mentre quella costruita intransitivamente avrebbe un'altra accezione (mi sono dimenticato del libro = non mi sono ricordato di comprare, portare, il libro). Ora mi chiedo: ho dimenticato il libro/mi sono dimenticato il libro non significano proprio non mi sono ricordato di comprare, portare, il libro? Voglio dire, cosa c'è di diverso rispetto alla forma intransitiva pronominale? Non riesco a capire. :roll:
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

L'esempio (riportato dal Treccani) sulla lezione chiarisce meglio la differenza.
Per quanto riguarda specificatamente il libro, in molti casi le due forme coincidono nel significato, nel senso che la prima (transitiva) viene spesso usata al posto della seconda (intransitiva); però non sempre coincidono: per esempio se voglio dire che ho lasciato distrattamente il libro sul bancone di un negozio, direi «ho dimenticato il libro...» e non «mi son dimenticato del libro».
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Millermann
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Re: Dimenticarsi qualcosa/Dimenticarsi di qualcosa

Intervento di Millermann »

Ivan92 ha scritto:Ora mi chiedo: ho dimenticato il libro/mi sono dimenticato il libro non significano proprio non mi sono ricordato di comprare, portare, il libro?
Solitamente, sí. Può anche significare quello che ha detto Marco, cioè che lo si è dimenticato da qualche parte. Però il Treccani, da quel che m'è sembrato di capire, con le frasi «ho dimenticato il libro, ho dimenticato la lezione» vorrebbe, invece, intendere «ho dimenticato il contenuto del libro/della lezione», sottolineando la differenza appetto a «mi sono dimenticato del libro/della lezione», che non potrebbe veicolare un tale significato. :)

Mi verrebbe da dare la seguente interpretazione: posto che davanti a un verbo all'infinito è sempre usata una costruzione intransitiva, in qualche modo la costruzione pronominale intransitiva (con un sostantivo) presuppone l'ellissi di tale verbo, e quindi sottintende un'intera frase. :?

Immaginiamo che, a scuola, l'insegnante richieda di declamare una certa poesia, e un alunno risponda:
1) Ho dimenticato la poesia.
2) Mi sono dimenticato la poesia.
3) Mi sono dimenticato della poesia.

Secondo me la (1) e la (2) significano (probabilmente) che il ragazzo non ricorda le parole della poesia. La (3), invece, presuppone l'ellissi di un verbo, quindi equivale a una frase del tipo:
«mi sono dimenticato di studiare/imparare/che c'era da fare la poesia».

Tornando all'esempio del libro:
«Ho dimenticato il libro»
Ho dimenticato l'oggetto libro (cioè l'ho lasciato da qualche parte, o anche non ne ricordo il contenuto).
«Mi sono dimenticato del libro»
Ho dimenticato di compiere un'azione che riguardava il libro (comperarlo, leggerlo, portarlo, parlarne).
[Si noti la congruenza con l'esempio citato da Marco ;)]

E considerazioni analoghe valgono per altri verbi simili, come ricordare e scordare:
«Mi sono ricordato l'indirizzo» (banale)
«Mi sono ricordato dell'indirizzo» (di scriverlo, comunicarlo, ecc.)
Che ne pensate? :)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Secondo me, sono distinzioni semantiche del tutto inesistenti, inventate da chissà chi (forse dai compilatori delle «regole fantasma»). Si legge nel De Felice-Duro (edizione 1985, trattazione invariata nell’edizione 1993, sott. mie):

Il verbo, in tutte le accezioni, è spesso usato con la partic. pron., sia transitivamente: dimenticarsi un appuntamento; ti sei dimenticato che siamo a cena fuori?; mi sono nuovamente dimenticato di telefonargli; il cappello me lo devo essere dimenticato in albergo; sia intransitivamente: dimenticarsi di una persona, di un nome, di un impegno.

E non è l’unica imprecisione presente nel Treccani, peraltro generalmente affidabile. Ma nessun dizionario è perfetto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

In realtà, la distinzione del Treccani è anche quella della quinta Crusca, che, se da una parte dichiara:
§ VI. Dimenticarsi alcuno checchessia o chicchessia, vale quanto il semplice Dimenticarlo, ne’ suoi varj sensi
dall’altra, riguardo alla costruzione pronominale intransitiva, annota:
§ VIII. Neutr. pass. Non ricordarsi o Non sovvenirsi piú di checchessia o di far checchessia, Tralasciarlo per dimenticanza; ed altresí Non curarsi, Non darsi pensiero, e simili, di alcuna persona o cosa.
È anche vero, però, che la differenza di significato è minima, quasi che la costruzione intransitiva presupponesse un ulteriore piccolo passaggio logico.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ma tale distinzione è realmente nell'uso odierno? O è mai stata?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Be', in casi specifici mi pare che la distinzione sia avvertita e rispettata anche nel linguaggio comune. Come diceva Millermann, l'alunno che ha studiato la poesia ma poi, interrogato, fa scena muta s'è dimenticato la poesia, mentre solo di quello che non l'ha nemmeno studiata, perché non si ricordava che facesse parte dei compiti assegnati, potremo dire che s'è dimenticato della poesia.
Certo, ai fini del voto cambia poco... :wink:
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Per me, Ho dimenticato la poesia, Mi sono dimenticato la poesia, Mi sono dimenticato della poesia sono frasi semanticamente equivalenti, sia che s’intenda dire che non ci si ricorda delle parole, sia che si voglia intendere o che il foglio sul quale è scritta la poesia è stato dimenticato, o che imparare la poesia era fra i compiti poi non fatti per dimenticanza.

O dobbiamo considerare errate le indicazioni del De Felice-Duro, del Devoto-Oli bivolume e del De Agostini (ex Sàndron), che, tutti, ripetono le stessa cosa?

Esaminiamo dunque gli esempi letterari.

Il quale, intesa che ebbe la partita del figliuolo da Roma, entrò in tanto terrore che, dimenticatosi della fama e gloria grande la quale con lunga esperienza aveva acquistato in molte guerre d'Italia, e disperato di potere resistere a questa fatale tempesta, deliberò di abbandonare il regno… (Guicciardini, Storia d’Italia, 1540)

In mezzo alla Toscana, in Pisa, dove la professione legale mi obbligava a parlare almeno nei Tribunali, comecché sia, la lingua Tosca, non mi sono dimenticato del mio dolce nativo linguaggio, e poiché non mi riusciva di poterlo continuamente parlare, mi ricreavo scrivendolo di quando in quando. (Goldoni, I due gemelli veneziani, 1747)

Mi salutava più con le occhiate, che con la persona – e mi chiedea sorridendo s’io m’era dimenticato della promessa. (Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, 1817)

Quantunque sia molto tempo ch’io non le scrivo, tuttavia, come non mi sono dimenticato delle tante gentilezze che l’è piaciuto di praticare verso di me, così non sono mai sazio d’incomodarla. (Leopardi, Lettere, 1818)

Dubito che si sarebbe anche dimenticata della madre e della sorella, perché la lontananza fu sempre pe’ suoi affetti un calmante prodigioso. (Nievo, Confessioni d’un Italiano, 1858)

– Ah, ah... Eccovi dunque, signor colonnello; mi disse Ferdinando; vi era bisogno che vi faceste chiamare per presentarvi a noi... fortuna che non ci siamo dimenticati delle raccomandazioni del Duca di Calabria... A proposito, se non m’inganno, foste a Gaeta? (Verga, I carbonari della montagna, 1862)

…ma avevano fatto fortuna laggiù, specialmente uno, il maggiore, e si erano dimenticati della vecchia mamma. (Pirandello, In silenzio, 1923)

A meno che io non abbia capito nulla, in questi esempi si tratta precisamente di «non ricordare» e non di «non ricordare di fare una cosa»…
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Tuttavia, io continuo a sentire quell'"ulteriore piccolo passaggio logico" di cui parlava, pur con una certa cautela, l'Infarinato.
Dimenticarsi di qualcosa, per me, non si riferisce puntualmente al puro e semplice deficit mnemonico relativo a una cosa, ma alla dimenticanza di qualcosa (l'importanza, l'imminenza, la scadenza, l'osservanza, l'affetto...) relativo a quella cosa (ecco il "doppio passaggio"), e quindi può assumere le sfumature di "tenere in non cale" e simili.
Negli esempi da Lei proposti, "dimenticatosi della fama" mi sembra più un "senza riguardo per" che non un sintomo di Alzheimer; "non mi sono dimenticato del mio nativo linguaggio" vale, come viene prontamente spiegato, "prendersene cura"; "m'era dimenticato della promessa" sottolinea l'attualità dell'impegno a cui quella promessa vincola; idem "mi sono dimenticato delle tante gentilezze"; "dimenticata della madre e della sorella" (come pure "si erano dimenticati della vecchia mamma") si riferisce, suppongo, a un affievolirsi del sentimento per la madre e la sorella (è difficile immaginare che qualcuno possa dimenticare madre e sorella tout court, non ricordandone più né il nome né la faccia); "non ci siamo dimenticati delle raccomandazioni" è "abbiamo dato ascolto".
Certo, i confini tra queste sfumature sono piuttosto labili e anche dimenticare qualcosa può avere, soprattutto in certi casi, questo significato "traslato", ma dimenticarsi di qualcosa ce l'ha sempre.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Gentile Animo Grato, io non voglio insistere, ma dopo il suo intervento, mi viene da chiederle una cosa: se Nievo e Pirandello, rispettivamente, avessero scritto Dubito che avrebbero anche dimenticato la madre e la sorella e …avevano dimenticato la vecchia mamma, avrebbero inteso che della madre, della sorella e della vecchia mamma avrebbero cancellato dalla memoria il solo nome e/o il ricordo delle loro sembianze?

Se sí, allora potremmo stabilire che dimenticare qualcuno e dimenticarsi di qualcuno hanno significati diversi e ben delimitati?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Marco1971 ha scritto:A meno che io non abbia capito nulla, in questi esempi si tratta precisamente di «non ricordare» e non di «non ricordare di fare una cosa»…
In molti degli esempi citati, a me sembra che, più che "non ricordare" una cosa, sia quasi sottinteso un "non ricordarsi dell'esistenza della cosa nel suo complesso".
Ad esempio, mi verrebbe spontaneo dire:
"Quando ho preso i regali, mi sono dimenticata della mamma"
"Cielo! Mi sono dimenticata la mamma alla stazione..."
Probabile che non ci sia nessuna regola specifica, però può essere che scegliamo ad orecchio la forma che maggiormente rafforza il concetto che abbiamo in testa?
Avatara utente
Animo Grato
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Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11

Intervento di Animo Grato »

Marco1971 ha scritto:[S]e Nievo e Pirandello, rispettivamente, avessero scritto Dubito che avrebbero anche dimenticato la madre e la sorella e …avevano dimenticato la vecchia mamma, avrebbero inteso che della madre, della sorella e della vecchia mamma avrebbero cancellato dalla memoria il solo nome e/o il ricordo delle loro sembianze?

Se sí, allora potremmo stabilire che dimenticare qualcuno e dimenticarsi di qualcuno hanno significati diversi e ben delimitati?
No, secondo me c'è una sovrapposizione: dimenticare qualcuno ha sia il significato "proprio" sia quello "traslato"; dimenticarsi di qualcuno solo quello "traslato", e in questa accezione è la formula più usata.
Poi, ovviamente, in certe espressioni e in certi contesti la distinzione tende ad assottigliarsi fino a scomparire.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
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Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Ringrazio tutti gl'intervenuti! :)
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