«Rallentare la velocità»

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Moderatore: Cruscanti

Arnoldas
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Re: «Rallentare la velocità»

Intervento di Arnoldas »

Gentile Marco, grazie per la Sua esauriente spiegazione.
Avatara utente
Freelancer
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Re: «Rallentare la velocità»

Intervento di Freelancer »

È possibile trovare esempi di rallentare la velocità così come è possibile trovare esempi di altre espressioni tautologiche come piani per il futuro, ricordi del passato, requisiti richiesti e chi più ne ha più ne metta. Perché non c'è bisogno di scomodare Galileo e i creatori del calcolo infinitesimale per rendersi conto che rallentare la velocità è semplicemente una tautologia. In tutti gli esempi di cui sopra sarebbe bastato scrivere rallentare. Si faccia una semplice riflessione: chi, passeggero in un'auto che vada a velocità pazzesca, implorerà mai il guidatore con un rallenta la velocità per favore anziché con un semplice rallenta per favore? Quando è in gioco la vita, le tautologie spariscono. Scherzi a parte, come ho già detto, si scriva se si vuole rallentare la velocità. Ma si sappia che si sta usando una tautologia. Chi (come me) non sopporta le tautologie, scriverà sempre e solo rallentare. Altri che non fanno caso all'uso delle tautologie, useranno l'espressione discussa senza remore.
Ultima modifica di Freelancer in data gio, 23 gen 2020 5:49, modificato 4 volte in totale.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Re: «Rallentare la velocità»

Intervento di Marco1971 »

Le tautologie sono ben presenti nella lingua spontanea: «Scendi giú!», «Esci fuori!», ecc., e possono non piacere, come tutto può non piacere. Qui non entro nel merito dei sentimenti; dico solo che un sintagma adoperato in opere serie per almeno tre secoli ha diritto di cittadinanza nella lingua senza essere afflitto dall’ombra bieca d’alcun sospetto epidermico.

E lo stesso discorso fatto per «rallentare la velocità» vale per «accelerare la velocità». [E non si tratta di tautologia, che non ammette il proprio contrario («*Scendi su!», «*Esci dentro!»)]. Naturalmente, ognuno è libero di preferire «aumentare/diminuire la velocità»: fra tutte le consacrate possibilità della lingua, il singolo sceglie secondo il proprio gusto. Anche qui le attestazioni sono in buona copia; ne trascelgo solo quattro, scaglionate.

I tre tagli del primo sperimento, che hanno diviso il fiume, col rendere il di lui letto il quadruplo della sua ordinaria larghezza, e coll’accelerare la velocità del suo corso d’un ventesimo, hanno fatto abbassar le sue acque di 18 pollici. (Raccolta d’autori che trattano del moto dell’acque, 1767)

…cosicchè il letto di lui [il Reno] serve al passaggio, allo scarico degli influenti senza poter godere del vantaggio di accelerare la velocità delle sue piene, di scemare la pendenza del fondo, e di accrescere insomma pei Torrenti la sua forza viva… (Pietro Pangaldi, Della inalveazione de’ torrenti arginati…, 1830)

…generata dalla pompa, sostituisce appunto il battente del serbatoio e corrisponde alla caduta H = A, + e,2/ 2 fi ossia, per = 0: H = V assorbita dalla bocca conica, collegata allo scarico della pompa, per accelerare la velocità relativa da wy a w ... (Giacomo e Riccardo Büchi, Le moderne turbine idrauliche (Kaplan, Francis, Pelton) ed i regolatori di velocità, 1957)

Concludiamo la trattazione nel caso scalare illustrando due algoritmi che mirano ad accelerare la velocità di convergenza dei metodi iterativi per l’approssimazione degli zeri di una funzione. (Alfio Quarteroni, Riccardo Sacco, Fausto Saleri, Matematica numerica, 2008)

Lascia ch’io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ligure
Interventi: 402
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: «Rallentare la velocità»

Intervento di Ligure »

Freelancer ha scritto: gio, 23 gen 2020 0:16 È possibile trovare esempi di rallentare la velocità così come è possibile trovare esempi di altre espressioni tautologiche come piani per il futuro, ricordi del passato, requisiti richiesti e chi più ne ha più ne metta. Perché non c'è bisogno di scomodare Galileo e i creatori del calcolo infinitesimale per rendersi conto che rallentare la velocità è semplicemente una tautologia. In tutti gli esempi di cui sopra sarebbe bastato scrivere rallentare. Si faccia una semplice riflessione: chi, passeggero in un'auto che vada a velocità pazzesca, implorerà mai il guidatore con un rallenta la velocità per favore anziché con un semplice rallenta per favore? Quando è in gioco la vita, le tautologie spariscono. Scherzi a parte, come ho già detto, si scriva se si vuole rallentare la velocità. Ma si sappia che si sta usando una tautologia. Chi (come me) non sopporta le tautologie, scriverà sempre e solo rallentare. Altri che non fanno caso all'uso delle tautologie, useranno l'espressione discussa senza remore.
Per quanto io non sia l'interprete di nessuno - né intenda esserlo -, personalmente ritengo che le osservazioni del vecchio docente non possano avere "scomodato nessuno" - né vivo né trapassato - e abbiano, invece, dimostrato interesse anche per il linguaggio di tipo scientifico che si diffuse proprio tramite la "rivoluzione scientifica" di cui Galilei fu, indubbiamente, un precursore. Convinto che il "libro della natura" fosse scritto in caratteri numerici e autore di una prosa adatta ai contenuti innovativi che egli provava l'esigenza di esporre. Cambiava - proprio in quell'epoca - la capacità di rappresentazione della realtà fisica e occorreva essere in grado di argomentare e diffondere questi nuovi concetti in modo adeguato. Si passava da un linguaggio che risultava in grado di “descrivere” il movimento ipotizzando un ideale “continuum” tra i due opposti “poli semantici” della "lentezza" e della "velocità" alla possibilità - in precedenza impensabile - di riuscire a “misurare” il movimento mediante un'unica grandezza fisica - la "velocità", appunto -, se ci si riferisce, per semplicità, al caso monodimensionale. In questo caso, la “lentezza” corrispondeva a valori assoluti esigui della misura, non era più un "polo esclusivamente descrittivo" e opposto, mentre al valore nullo corrispondeva ciò che prima era soltanto definibile come "immobilità". La "velocità" poteva assumere, in quanto "misura" - e non più soltanto mera "descrizione" verbale o scritta -, tutti i valori numerici possibili (non si sapeva ancora che Einstein avrebbe affermato che non risulta possibile superare il limite costituito dalla velocità della luce!). A una “rivoluzione scientifica” non poté non corrispondere - almeno,in parte - anche una rivoluzione concettuale e del linguaggio ed è bene che un accademico che insegna Storia della lingua dimostri di essersene reso conto al di là delle competenze letterarie che, indubbiamente, ritengo possieda.

La lingua non è soltanto letteratura, ma ineliminabile strumento di trasmissione della conoscenza anche di tipo scientifico!

Per altro, non riesco proprio a capire come la frase “rallentare la velocità” possa rappresentare una tautologia, dal momento che espressioni del tipo di “velocità lenta” ecc. sono, normalmente, considerati ossimori.

Inoltre, nell'esempio in cui un viaggiatore chiede al conducente del veicolo di "rallentare" non si riesce a intravedere alcuna tautologia. E non è neppure detto che si tratti necessariamente di un ossimoro “implicito” - se così si può dire -
in quanto l'oggetto inespresso che meglio corrisponderebbe all'effettiva realtà fenomenica della situazione venutasi a creare sarebbe - nel significato più congruente col caso ipotizzato e con la fenomenologia scientificamente rilevabile - proprio il veicolo stesso.

Marco1971 ha scritto: gio, 23 gen 2020 0:36 Le tautologie sono ben presenti nella lingua spontanea: «Scendi giú!», «Esci fuori!», ecc., e possono non piacere, come tutto può non piacere. Qui non entro nel merito dei sentimenti; dico solo che un sintagma adoperato in opere serie per almeno tre secoli ha diritto di cittadinanza nella lingua senza essere afflitto dall’ombra bieca d’alcun sospetto epidermico.

E lo stesso discorso fatto per «rallentare la velocità» vale per «accelerare la velocità». [E non si tratta di tautologia, che non ammette il proprio contrario («*Scendi su!», «*Esci dentro!»)]. Naturalmente, ognuno è libero di preferire «aumentare/diminuire la velocità»: fra tutte le consacrate possibilità della lingua, il singolo sceglie secondo il proprio gusto.
Se ho capito bene, condivido che non si tratti di tautologie, ma l'ho già scritto.

Risultano importanti tutte le citazioni rese disponibili - anche nel precedente messaggio -, ma - in realtà - il vecchio docente di cui ho riferito le opinioni non aveva formulato alcun tipo di censura in merito e io avevo apprezzato il suo intervento perché aveva mostrato interesse anche per la prosa di carattere scientifico e per i parlanti che - dotati di formazione culturale di tipo scientifico - sono oggettivamente lontani dalla competenza diretta e da un interesse preminente in merito alle fonti letterarie, ma non per questo non si curano adeguatamente del linguaggio oltre - evidentemente - a preferire formulazioni ed espressioni - se e quando si può scegliere - maggiormente congruenti con la propria cultura.
Ligure
Interventi: 402
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: «Rallentare la velocità»

Intervento di Ligure »

Ho osservato, in rete, l'intervento del prof. Sabatini citato nel primo messaggio.

Ovviamente non possiedo la competenza per poter giudicare una persona caratterizzata da un curriculum così prestigioso - né m'interessa minimamente farlo -.

Ma l'intervento relativo alla "velocità" è risultato ampiamente deludente. Soprattutto perché inquadrabile in un'attitudine "pedantesca" volta a impartire "prescrizioni" senza fornirne adeguate "spiegazioni".

Così facendo, non si stimola per nulla la capacità di ragionamento di chi segue la trasmissione, ma si conferma un livello di sostanziale "semplicismo" irriflessivo già abbondantemente presente nei telespettatori.

Il professore esordisce "tentando" di fornire la definizione "metrica" di "velocità". Esattamente come si può riscontrare in molti lessici/prontuari, disponibili anche in rete, come se - linguisticamente e storicamente - la voce non fosse già stata presente nel vocabolario comune, quale designazione di una caratteristica qualitativa del movimento. Ben prima di essere stata scelta come denominazione di una grandezza fisica.

Comunque, la definizione "quantitativa" fornita dal professore risulta «pasticciata" e l'esempio addotto infelice, riferendo una percorrenza di 100 metri in 10 minuti.

A parte il fatto che il professore sembra non sapere che, in fisica, l'unità di misura è il secondo, il movimento di un corpo che impieghi 10 minuti per percorrere solo 100 metri risulta praticamente impercettibile! Si tratterebbe di "lentezza" più che di "velocità"! Lasciamo perdere ...

L'intervento, per altro, poteva essere svolto con modalità e tempistiche assolutamente adeguate al mezzo televisivo. E con chiarezza cristallina. In pochi secondi.

Sarebbe bastato evitare l'inutile "pasticcio" della definizione - che dimostra come il professore abbia ben poca dimestichezza col senso reale delle grandezze fisiche anche in una definizione da scuola media inferiore - e dire (senza citare termini - quale, ad es., "ossimoro" - scarsamente adeguati alle "pudiche" orecchie dei telespettatori) che "rallentare la velocità" appartiene all'amplissima categoria del linguaggio, in qualche modo, "figurato". Possibile e frequentemente adoperato nella lingua italiana - come può essere attestato dalle citazioni letterarie e dall'uso vivo -, proprio come in tutte le lingue del mondo. Assolutamente alternabile coll'espressione "propria" - non figurata, quindi o "meno figurata"- che, in questo caso, potrebbe comportare il ricorso a verbi quali "diminuire", "ridurre", ma anche "moderare" ecc. ... . Esattamente come in tutte le lingue di questo mondo. Tutte constatazioni di ovvia, scontata banalità.

E senza neppure l'esigenza di delineare i domini del linguaggio "figurato", della sinonimia, della metafora e le reciproche, inevitabili, connessioni (se già i nostri antenati linguistici si consentivano di proferire il detto "Festina lente", saremmo noi da meno in quanto a possibilità espressive?).

Null'altro. Sarebbe stato un intervento limpido, estremamente conciso, adatto a tutti e comprensibile per tutti. Dai nove ai novant'anni. Cinque parole in quattro secondi ...

Massimo rispetto dei tempi, delle modalità di uno studio televisivo e della verità linguistica.

E sarebbe stato caratterizzato da ben altro e più ampio «respiro" ... favorendo una considerazione
meno riduttiva del fatto linguistico - senza isterilirsi in "prescrizioni" discutibili - ...

P.S.: tanto chi è caratterizzato da mentalità o cultura di tipo scientifico non ha bisogno di sentir "farfugliare" il prof. Sabatini sulla definizione di velocità, sa bene che il veicolo linguistico - come l'immaginazione e il pensiero stesso che esso estrinseca - possiede anche - e fortunatamente! - modalità rappresentative "figurate". Mentre sa - altrettanto bene - che, al di là delle modalità referenziali di tipo linguistico, nella concreta fenomenologia della realtà fisica a "rallentare" non può che essere un corpo, un veicolo, non la "misura di una grandezza" né - men che meno - un sostantivo "astratto" della lingua italiana.

Risulta troppo ovvio! Non è il caso di scomodare il prof. Sabatini! Lo capisce anche un bambino, anche se non sa ancora formalizzarlo adeguatamente.

La "forza" - altro concetto, ma anche "grandezza fisica" in senso "metrico"- non può essere applicata - in senso proprio! - né alle misure né alle parole!

E ogni corpo, se non interviene una variazione della forza impressa a mutare le caratteristiche del moto, non può - lo scrive Newton - far altro che "perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter in directum" ...

Ma nel mondo reale - dove sono presenti le forze d'attrito - vale soltanto la prima delle due possibilità e il corpo rimarrebbe fermo.

Se il professore fosse risultato in grado di fornire uno "spunto" adeguato - se pure sintetico -, anche il nostro dibattito potrebbe essere stato più proficuo e interessante, mentre molte parole sono state - doverosamente - spese per sgombrare il campo dagli equivoci di una "prescrizione" che non ha ragion d'essere, inquadrare adeguatamente il contesto in ambito storico-linguistico e proporre la concreta evidenza dell'ampia dovizia di esempi che - anche in questo caso specifico - la possibilità della lingua italiana di ricorrere anche a espressioni definibili come appartenenti al "linguaggio figurato" - sia pure senza implicarne necessariamente chiara consapevolezza da parte del parlante - consente.

P.P.S.: quand'ancora frequentavo il liceo, s'insegnava agli alunni che l’etimo di "veloce/velocità" - non so se sia vero né m'interessa, per quanto conosca anche altre ipotesi etimologiche - proveniva dalla stessa radice latina del verbo vŏlō, da cui "volare". Lo segnalo in quanto - in questo caso - già il sostantivo apparterrebbe, per così dire, al linguaggio di tipo metaforico.
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