«Sigle», «acronimi», eccetera

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G. M.
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«Sigle», «acronimi», eccetera

Intervento di G. M. »

Buongiorno a tutti. Un quesito terminologico per il fòro. :)

1) Come si chiamano in italiano quelle sigle che si pronunciano lettera per lettera? ONG (ò-ènne-gì), CNR (ci-ènne-èrre), TV (tivvù)...
2) E quelle invece che si pronunciando come una parola "semplice"? ISTAT (ìstat), INPS (ìmps), SPID (spìd)...

C'è poi qualche caso ibrido: AGCOM (aggiccòm), FIGC (figgiccì)...
Qualche tempo fa credevo che le prime fossero sigle, e le seconde acronimi. Ma in questi giorni, sfogliando i dizionari, scopro invece d'essermi sbagliato (sigla e acronimo nel Treccani).
Mi trovo a doverne parlare in un testo, e finora l'unica soluzione che ho trovato è continuare a dire «quando si pronunciano lettera per lettera» o «quando si pronunciano come una parola semplice», cercando di ripeterlo il meno possibile; ma, chiaramente, se bisogna fare un discorso un po' articolato è una soluzione alquanto pesante.
Immagino che nell'àmbito della linguistica esistano termini specifici per indicare i due concetti. Se non ci fossero, si potrebbero coniare...? Credo che sarebbero utili.
Daphnókomos
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Re: «Sigle», «acronimi», eccetera

Intervento di Daphnókomos »

:idea: Sigle compitate, sigle non compitate e sigle semicompitate.
Avatara utente
Carnby
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Re: «Sigle», «acronimi», eccetera

Intervento di Carnby »

Ci sono anche gli inizialismi composti da parti di parole, come Confindustria ecc. Una vecchia regola prevedeva di scriverle tutte in maiuscolo. A mio avviso quella distinzione tra acronimo e sigla che si trova sul Treccani è artificiosa: da altre parti si trovano definizioni differenti se non opposte. Forse è meglio considerare sigla e acronimo sinonimi, il primo come termine comune e il secondo come termine più tecnico, e specificare poi se l’inizialismo in questione si legge staccato o no, se è composto solo da iniziali o da parti di parole. Che ne pensate?
Daphnókomos
Interventi: 368
Iscritto in data: sab, 08 giu 2019 14:26
Località: Bassa veronese

Re: «Sigle», «acronimi», eccetera

Intervento di Daphnókomos »

Con questa scheda l'Accademia della Crusca mette le cose in chiaro.
Utente cancellato 676

Re: «Sigle», «acronimi», eccetera

Intervento di Utente cancellato 676 »

Sul diario linguistico unaparolaalgiorno.it:
Acronimo
a-crò-ni-mo

SIGNIFICATO Nome costituito da una o più lettere iniziali (o finali) di una o più parole

ETIMOLOGIA composto dagli elementi di origine greca acro- (da ákros ‘sommo, estremo’) e -onimo (da ónoma ‘nome’).

Una parola che dai suoi due elementi soffonde un marcato aroma greco: eco d’acropoli e acrobazie che ci elevano a grandi altezze, eco di omonimi, sinonimi, anonimi che ci concentrano su un nome, su una parola. È subito vertigine d’antichità, che ci riporta in tempi remoti — gli anni ‘60, forse addirittura ‘50. Già perché ‘acronimo’ è un conio moderno, fiorito più o meno in quel periodo in molte lingue europee, capaci di attingere all’internazionale carisma greco (forse la prima attestazione è del tedesco Akronym, negli anni ‘20).

Ora, si può dire con facilità che l’acronimo è una sigla — di cui è un sinonimo molto potente e preciso. Ma ci sono delle differenze, e non solo di tono (acronimo è un grecismo ingegnerizzato in tempi recenti a mo’ di Jurassic Park, moderno ed elegante, sigla è una voce più pronta, vasta e versatile, tradizionale, d’ascendenza latina, terribilmente smozzicata rispetto ai singula signa, ‘abbreviazioni’, da cui nasce).

Infatti è tendenzialmente chiamata sigla l’abbreviazione formata con le sole iniziali di una dicitura composta da più parole (classicamente il nome di un ente, di una tecnologia e simili). Invece l’acronimo (che copre per intero questo significato di ‘sigla’) può valersi anche di lettere successive alle iniziali, magari nemmeno di tutte le parole della dicitura completa, e addirittura può impiegare le finali — finendo per prendere il profilo di una normale parola composta (pensiamo al motel, motor hotel), s’immagina grazie alla versatilità del riferimento all’estremità dato dall’elemento acro-, che ammette testa e coda.

Ad esempio, CGIL è una sigla e un acronimo (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), mentre Polfer è l’acronimo di Polizia ferroviaria, e sarebbe meglio non dirlo ‘sigla’. Insomma, a voler aguzzare il discernimento ci può essere un tratto più addomesticato, nell’acronimo, di un po’ più adattato che nella sigla — senza arrivare all’indolenza enigmistico-poetica degli acrostici, che spesso si costruiscono all’inverso, adattando i termini della dicitura estesa in modo che la sequenza delle iniziali costituisca una parola di senso compiuto e significativa.

È essenziale non pensare che la differenziazione fra sigla e acronimo sia né troppo netta né seguita in modo molto fiscale. Siamo in un regno di sfumature.

Il punto interessante, e ricettacolo d’incertezze su come scriverlo e pronunciarlo, è che l’acronimo ama comportarsi come una parola normale, anche se tante volte non ne ha l’aspetto. Spesso, per maggior disinvoltura, rifugge le lettere puntate (si trova facilmente scritto CNR invece di C.N.R. - Consiglio Nazionale delle Ricerche), non di rado perfino d’essere scritto tutto in maiuscole (l’acronimo dell’Associazione Donatori di Midollo Osseo è ADMO, ma non è strano trovare scritto Admo). Tant’è che capita non di rado, specie ad acronimi stranieri, di essere recepiti come parole di cui quasi nessuno sospetta l’acronimia, anche perché creati in modo da poter essere detti senza filze di lettere impronunciabili: pensiamo al laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) o al radar (RAdio Detection And Ranging).

Una pratica in grande voga, che coglie le didascalie del mondo e le sintetizza, battezzando con nomi volentieri improbabili, ma incisivi, soggetti e concetti in cerca di un’identità riconoscibile.

Fonte: https://unaparolaalgiorno.it/significato/acronimo
Se non ho letto male l’articolo sul sito della Crusca mi sembra che il collaboratore della Crusca ometta il particolare riportato in blu nell’articolo di questo diario linguistico. Un esempio di questo tipo di acronimo formato solo da una parte delle parole della dicitura completa è ENEL (quando ancora era ente pubblico: oramai da SpA − a proposito di sigle − ha perso il suo significato originale, e può scriversi serenamente «Enel»), che era acronimo (e certamente non sigla) di «Ente nazionale energia elettrica», che seguendo la logica delle sigle sarebbe dovuta essere «ENEE», ma che può diventare ENEL solo con gli acronimi dati dalle combinazioni: «ENte nazionale energia ELettrica» o «Ente Nazionale energia ELettrica» o «ente nazionale ENergia ELettrica», tra cui forse il terzo è il meno bizzarro e piú sostenibile (la legge che istituí l'ente nel ’62 non mi sembra riporti la ragione dell’acronimo scelto).
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Millermann
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Re: «Sigle», «acronimi», eccetera

Intervento di Millermann »

Le propongo un'ulteriore possibilità: l'acronimo... aplologico: «Ente Nazionale ENergia ELettrica»: ENENEL, poi «scorciato» in ENEL. :lol:

E che mi dice di SIP? Sugli elenchi telefonici dell'epoca pareva essere l'acronimo di Società italiana per l'esercizio telefonico. E quindi? «Società Italiana Per»? :shock:
Poi, col tempo, ho scoperto che era la sigla della Società Idroelettrica Piemonte! :mrgreen:
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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