Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

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codino94
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Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di codino94 »

Ciao. Premesso che sono del parere che, in Italiano, ci sarà pur sempre una ragione se esistono vocaboli diversi ma di uguale significato o valore (come nei casi delle preposizioni “fra-tra” e delle particelle di luogo “ci-vi”: fra traslochi/tra fratelli invece del contrario cacofonico, e credo che ci vada/credo che vi esista… invece del contrario praticamente inutilizzato), nel caso dei participi passati “perduto” e “perso”, personalmente individuo la seguente differenza di accezione: “perduto” in casi di cause esterne (dopo aver subito a lungo, a un certo punto ha perduto la pazienza); invece “perso” in casi di responsabilità proprie (ha subito perso la pazienza). Individuate anche voi questa differenza?
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Marco1971
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Re: Differenza di accezione tra “perduto” e “perso”

Intervento di Marco1971 »

Se una tale distinzione fosse effettiva nell’uso della lingua, i grammatici l’avrebbero osservata. Abbiamo tutti una sensibilità e una percezione che dettano in parte le nostre scelte lessicali, ma sono fatti soggettivi. Oggettivamente, scorgiamo nell’alternanza tra perso e perduto una diversa selezione secondo le locuzioni. In certe locuzioni, questi due participi passati sono intercambiabili; in poesia, la scelta può essere condizionata dalla rima; in prosa, dal ritmo e dall’estetica della frase.

Non ho i dati statistici, ma a naso, direi che perso è probabilmente piú frequente nel parlato spontaneo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Re: Differenza di accezione tra “perduto” e “perso”

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Marco1971 ha scritto: sab, 02 mag 2020 14:50Non ho i dati statistici, ma a naso, direi che perso è probabilmente piú frequente nel parlato spontaneo.
Ho fatto una rapida ricerca nell’archivio in Rete della Repubblica: perso dà 43.300 risultati, perduto 12.200. Per quanto riguarda il Corriere della Sera, almeno limitatamente agli articoli indicizzati sul motore di ricerca, cercando perso si hanno 84.500 risultati, cercando perduto 16.200.

Non è, in fondo, nulla di diverso da quanto ha già scritto Marco, ma noto che, quando l’oggetto rientra nel campo semantico del tempo, la differenza semantica è evidente: la celebre opera di Proust, per esempio, è stata giustamente tradotta Alla ricerca del tempo perduto, non del tempo perso. Ma anche al di fuori delle locuzioni fisse, perso non è perduto: in quest’esempio tratto dalla Rete,

«ho perso molti anni a rincorrere mete e denaro nel lavoro»

perduto non sarebbe selezionabile. O sbaglio?
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Marco1971
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di Marco1971 »

Osservava il Tommaseo, nel suo dizionario dei sinonimi, che tempo perso è piú famigliare. È quindi, «parmi» ( :D ), piú una questione di registro che di vera e propria semantica, con perduto come forma «piú scelta», e non credo che, fuori di locuzioni cristallizzate, vi siano restrizioni all’uso dell’una o dell’altra forma.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Chiarissimo, grazie! 😁
codino94
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di codino94 »

Quindi, da come mi sembra di capire, la differenza che io individuo è legata non ad una regola bensì alla mia sensibilità linguistica.
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Marco1971
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di Marco1971 »

Ben intese. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
codino94
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di codino94 »

"Perduto" lo utilizzerei sicuramente in poesia perché suona più elegante di "perso".
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Marco1971
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di Marco1971 »

Infatti compare quasi sempre questa forma nell’opera lirica. A memoria, mi vengono in mente, tra le molte occorrenze, il «sublime donna, io t’ho perduta» di Pollione nella Norma di Bellini, il «chi del perduto incanto mi torna un giorno sol» di Abigaille nel Nabucco e il «deh, non parlare al misero del suo perduto bene» di Rigoletto nell’omonima opera verdiana.

E Leonora, nel Trovatore (che certo fa eco al venduto di Manrico):

Oh, come l’ira ti rende cieco!
Oh, quanto ingiusto, crudel sei meco!
T’arrendi... fuggi, o sei perduto!
Nemmeno il cielo salvar ti può!


:)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
codino94
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di codino94 »

Noto inoltre che "perduto" è prediletto anche nelle parafrasi stesse della poesia. Ad esempio, la mirabile edizione della "Divina Commedia" del "Famiglia cristiana" parafrasa così la prima terzina dell'Inferno: Nell'anno trentacinquesimo della mia vita, che ordinariamente segna il mezzo della vita umana, m'accorsi d'essermi smarrito in una selva oscura perché avevo perduto la via della giustizia. :)
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Marco1971
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di Marco1971 »

Ho appena eseguito una ricerca nell’archivio BIZ[a] in tutti i libretti delle opere di Verdi, e non c’è nessuna occorrenza di perso/persi/persa/perse. Anche per il passato remoto, quindi, che ha le forme persi/perdei/perdetti, perse/perdé/perdette, non compare la forma irregolare. Mi riaffiorano all’orecchio, sempre nel Trovatore, gli accenti del Conte di Luna che esplode in «di ragione ogni lume perdei». Non immaginavo di non trovare neanche un esempio del participio passato perso, ma questo ci conferma la maggiore aulicità della forma perduto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
codino94
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di codino94 »

"Perduto" è più musicale. Decisamente.
valerio_vanni
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di valerio_vanni »

A livello musicale, dipende da quante sillabe servono.

Nella musica moderna si trovano entrambe le parole, se in quella antica una manca viene da pensare che fosse proprio poco diffusa.
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Marco1971
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di Marco1971 »

E c’è chi dirà che non esiste (ri)splenduto, sulla base di considerazioni altamente linguistiche, pur inclitamente qui illustrato:

Stavano essi addossati agli stipi, come immemori, indugiandosi nella misteriosa tregua. Pareva che tutto divenisse musica, per cui la stanza angusta abitata dall’antica anima era congiunta alla lontananza immensurabile. Non il suono delle campane faceva biancheggiare il cielo esausto d’aver sì lungamente risplenduto? S’udiva nelle pause dalla palude salire il primo coro delle rane; e, quasi illuse dalla rispondenza, n’eran bianche le acque. E tutto era bianchezza e lentezza: ancora i veli della sera vegnente per quella fiumana d’oblio erano indistinti, se bene i salici avessero già nelle capellature un poco d’ombra. (D’Annunzio, Forse che sí, forse che no, 1910)

Ci vorrebbe un D’Annunzio oggi, a ridare senso e lustro alla lingua...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
codino94
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Re: Differenza di accezione tra «perduto» e «perso»

Intervento di codino94 »

valerio_vanni ha scritto: sab, 02 mag 2020 21:45 A livello musicale, dipende da quante sillabe servono.
Oggi in poesia si usa moltissimo il verso libero, per cui il problema del numero di sillabe non dovrebbe sussistere.
Marco1971 ha scritto: sab, 02 mag 2020 22:02 Ci vorrebbe un D’Annunzio oggi, a ridare senso e lustro alla lingua...
Di D'Annunzio ne capita soltanto uno. :)
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