«Afa»

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Carnby
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«Afa»

Intervento di Carnby »

Appena arriva il caldo ecco che sui giornali compare l’«afa». Ma è proprio così? Con afa s’intende il caldo umido che si associa a giornate con sole coperto e aria pesante; quello di questi giorni è invece caldo secco, torrido. Sul vocabolario Treccani apprendo che è stato sdoganato anche il significato giornalistico di «caldo intenso» (considerandolo appartenente al «linguaggio comune») . Eppure abbiamo parole come arsura, calura ecc. Perché dobbiamo sempre scegliere quella sbagliata?
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Marco1971
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Re: «Afa»

Intervento di Marco1971 »

Non so se la definizione del Treccani rifletta una tecnicizzazione posteriore, ma l’uso di afa nella tradizione letteraria non richiama quella definizione. Si veda nel Battaglia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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G.B.
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Re: «Afa»

Intervento di G.B. »

Come ha detto Marco, il GDLI descrive l'afa come una «calura pesante e opprimente, aria ferma e greve che toglie il respiro». Se non ci fidiamo, l'uso giornalistico è comunque giustificabile con un'innocua metonímia (l'effetto per la causa [principale]).

Se poi pensa ch'è —secondo i piú— voce onomatopeica e, come tale, nata senza pretese di ordine scientifico, il discorso etimologico gioca tutto a favore dell'uso «comune». Dell'umidità già il Tommaseo, sebbene non allineato quanto all'origine del lemma, non faceva menzione.
G.B.
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Carnby
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Re: «Afa»

Intervento di Carnby »

Quindi si può dire che l’uso meteorologico, al quale ero abituato, è una specializzazione di una parola di per sé abbastanza generica? Però voglio riportare anche questa definizione.
Il Devoto-Oli (1970) ha scritto:afa s. f. Aria grave e calda, che toglie il respiro [...]
Anche in questo caso si parla della pesantezza dell’aria afosa, che non è semplicemente calda.
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