«L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

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zipp404
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«L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di zipp404 »

Contesto

Una donna racconta del suo viaggio in aereo da Roma a Milano.
____________________

«In aereo dormo. È l’unico momento in cui mi sento del tutto a mio agio. Il rumore mi stordisce e il leggero movimento dell’apparecchio mi culla. Mi sveglio poco prima di atterrare. Apro gli occhi proprio mentre l’aereo sta passando dall’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri nella fascia di nebbie opache sparse di nuvole biancastre e lucide che copre la Lombardia(L'altra famiglia, Dacia Maraini).


Con riferimento all’ultima frase «Apro gli occhi proprio mentre l’aereo sta passando dall’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri nella fascia di nebbie opache sparse di nuvole biancastre e lucide che copre la Lombardia.», credo che si faccia riferimento al passaggio che l’aereo fa mentre scende dall’altitudine del cielo verso il livello più basso di nuvole che si stendono sopra la regione Lombardia, ma non capisco molto bene il perché dell'uso della preposizione articolata «dei» nell’espressione «mentre l’aereo sta passando dall’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri…».

Con riferimento alla distanza della discesa dell'aereo dal cielo alle nuvole sottostanti, perché «dei quattromila metri» e non «di quattromila metri»?
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Marco1971
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Re: «L’azzurro pulito dei quattromila metri»

Intervento di Marco1971 »

Significa «che è tipicamente quello che si trova a quattromila metri».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Millermann
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Re: «L’azzurro pulito dei quattromila metri»

Intervento di Millermann »

In questa frase è corretto «dei quattromila metri». I quattromila metri rappresentano un luogo in cui il cielo è azzurro e pulito, visto come se fosse dotato di un proprio nome. Un po' come dire «la zona del cielo situata alla quota di quattromila metri».
L'azzurro, quindi, è una caratteristica dei quattromila metri. :)
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zipp404
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di zipp404 »

Grazie. Chiedo scusa. Non avevo formulato la mia domanda molto bene e l'ho riformulata. Perché l'uso della preposizione articolata «dei» nell'espressione «dei quattromila metri» e non «di quattromila metri»?

A proposito, per «Apro gli occhi proprio mentre l’aereo sta passando dall’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri nella fascia di nebbie opache … » mi pare che la narratrice intenda un passaggio dalla realtà nell’irrealtà dell’immaginazione. Si tratta di un racconto surrealista di Dacia Maraini in cui una madre viaggia da Roma a MIlano. Si addormenta mentre viaggia sull'aereo e pare che sogni che ha lasciato la famiglia disfunzionale a Roma e ne trova una nuova, normale, a Milano.
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DON FERRANTE
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di DON FERRANTE »

Ci sta appieno. Chiaro che è una caratterizzazione di quel cielo, in quel preciso giorno. Non una qualità fissa e inalienabile. In situazioni atmosferiche differenti il cielo a 4000 metri potrebbe presentarsi coperto. Ma la zona, azzurro o coperto che sia, rimane fissa: quella dei 4000. Allo stesso modo della "calma delle fasce equatoriali" o della "zona degli uragani tropicali". Ben determinate e costanti. Tanto più i 4000 metri: sono quelli, sempre e ovunque.

Più che altro, non mi suona bene quel "...nella fascia". "Passare da... a..." mi sembra più calzante. Il senso è quello del trapasso da una zona ad un'altra diversa. "Nella" può far presupporre anche un moto per/attraverso luogo.
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Millermann
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di Millermann »

Perché significa, parafrasando, «della zona del cielo situata alla quota di quattromila metri».
Come dicevo sopra, l'azzurro è una caratteristica dei (o meglio, di quei) quattromila metri, e non di quattromila metri, che rappresenta semplicemente una distanza, mentre qui stiamo parlando di un luogo specifico. ;)
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zipp404
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di zipp404 »

DON FERRANTE ha scritto: ven, 25 set 2020 15:11 Più che altro, non mi suona bene quel "...nella fascia". "Passare da... a..." mi sembra più calzante. Il senso è quello del trapasso da una zona ad un'altra diversa. "Nella" può far presupporre anche un moto per/attraverso luogo.
Forse per «nella fascia di nebbie opache …» perché la scrittrice intende un passaggio dalla realtà nella zona irreale dell’immaginazione. Si tratta di un racconto surrealista di Dacia Maraini intitolato L’altra famiglia in cui una madre viaggia in aereo da Roma a Milano. Mentre viaggia si addormenta e pare che sogni che ha lasciato la famiglia disfunzionale a Roma e ne trova una nuova, normale, a Milano.
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DON FERRANTE
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di DON FERRANTE »

Sì, capisco, in parte. Il salto immaginifico e onirico si può prestare a tale scelta. Ma "apro gli occhi" sembra far presagire il passaggio dal sogno alla realtà, invero. Quindi, la fascia dei 4000 e pure quella delle nebbie sarebbero cose reali. O non ho contestualizzato a dovere io. :oops:
Ultima modifica di DON FERRANTE in data ven, 25 set 2020 16:12, modificato 1 volta in totale.
zipp404
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di zipp404 »

Millermann ha scritto: ven, 25 set 2020 15:16 Perché significa, parafrasando, «della zona del cielo situata alla quota di quattromila metri».
Come dicevo sopra, l'azzurro è una caratteristica dei (o meglio, di quei) quattromila metri, e non di quattromila metri, che rappresenta semplicemente una distanza, mentre qui stiamo parlando di un luogo specifico. ;)
Ci è voluto un po' di tempo, ma finalmente ho capito.

G R A Z I E !
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Marco1971
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di Marco1971 »

zipp404 ha scritto: ven, 25 set 2020 16:03 Forse per «nella fascia di nebbie opache …» perché la scritricce intende un passaggio dalla realtà nella zona irreale dell’immaginazione.
Come le è stato spiegato sopra, si tratta del passaggio fisico dell’aereo da una zona del cielo a un’altra: infatti l’autrice scrive «nella fascia di nebbie [...] che copre la Lombardia».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
zipp404
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di zipp404 »

DON FERRANTE ha scritto: ven, 25 set 2020 16:06 Sì, capisco, in parte. Il salto immaginifico e onirico si può prestare a tale scelta. Ma "apro gli occhi" sembra far presagire il passaggio dal sogno alla realtà, invero. Quindi, la fascia dei 4000 e pure quella delle nebbie sarebbero cose reali. O non ho contestualizzato a dovere io. :oops:
A Roma la madre ha due bambini che sono "des enfants terribles", non le danno retta, provocano incendi, distruggono tutto a casa e così via. Forse la madre sogna che entra in una nuova realtà diversa, ideale, in cui i suoi bambini sono bravi e le obbediscono, forse sogna che lei "apre gli occhi" e "vede" questa nuova realtà che lei desidera fosse la sua, ma che non esiste per niente. Forse il volo da Roma a Milano stesso non è una realtà, ma un desiderio, un volo, una fuga dalla realtà all'irrealtà. Questa è la mia interpretazione perché i nomi dei bambini bravi, ideali, a Milano, mi sembrano inverosimili:
Gaspare e Melchiorre.


Ringrazio tutti per l'aiuto.
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di Millermann »

Gaspare e Melchiorre sono, effettivamente, nomi particolari, perché sono i nomi italiani di due dei tre Re Magi (‹The Three Kings› in inglese); il terzo è Baldassarre. :)
A parte ciò, il nome Gaspare, in sé, è abbastanza comune.
Fuori tema
Dato che lei apprezza le correzioni, le ricordo che in italiano, a differenza dello spagnolo, i verbi transitivi non reggono mai la preposizione «a», neppure se riferiti alle persone. Per curiosità, le dirò che, invece, nei dialetti meridionali (influenzati nei secoli passati dalla lingua spagnola) si usa ancora oggi un accusativo preposizionale analogo a quello spagnolo.
Perciò, se lei dice che «ringrazia a qualcuno», la sua frase suonerà, a un orecchio italiano, dialettale (meridionale). ;)
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Re: [FT] Accusativo preposizionale nei dialetti meridionali

Intervento di Infarinato »

Fuori tema
Millermann ha scritto: ven, 25 set 2020 19:00 …influenzati nei secoli passati dalla lingua spagnola…
Ma questo è irrilevante. ;)
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di zipp404 »

Millermann ha scritto: ven, 25 set 2020 19:00
Fuori tema
Dato che lei apprezza le correzioni, le ricordo che in italiano, a differenza dello spagnolo, i verbi transitivi non reggono mai la preposizione «a», neppure se riferiti alle persone. Per curiosità, le dirò che, invece, nei dialetti meridionali (influenzati nei secoli passati dalla lingua spagnola) si usa ancora oggi un accusativo preposizionale analogo a quello spagnolo.
Perciò, se lei dice che «ringrazia a qualcuno», la sua frase suonerà, a un orecchio italiano, dialettale (meridionale). ;)
Fuori tema
Chiedo scusa. Ho corretto l'errore. La ringrazio per avermene messo a conoscenza. So benissimo che in italiano i verbi transitivi non reggono mai la preposizione «a», eppure a volte faccio questo errore quando ringrazio qualcuno perché dimentico che dire "Grazie a tutti" è diverso da dire "Ringarzio tutti" e inoltre perché in inglese si dice "Thanks to everyone" and in spagnolo "Gracias a todos".
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Re: «L’azzurro pulito e luminoso dei quattromila metri»

Intervento di zipp404 »

Marco1971 ha scritto: ven, 25 set 2020 16:09
zipp404 ha scritto: ven, 25 set 2020 16:03 Forse per «nella fascia di nebbie opache …» perché la scritricce intende un passaggio dalla realtà nella zona irreale dell’immaginazione.
Come le è stato spiegato sopra, si tratta del passaggio fisico dell’aereo da una zona del cielo a un’altra: infatti l’autrice scrive «nella fascia di nebbie [...] che copre la Lombardia».
Ci è voluto un po' di tempo ma ho finalmente capito.

La mia interpretazione del raconto era sicuramente sbagliata. È un racconto surrealista difficile da capire, che si presta a varie interpretazioni. Forse a Roma la madre ha un marito poco collaborativo e due figli insolenti, e a MIlano un'altro marito che si mostra deferente e due altri figli che si comportano rispettosemente nei confronti di lei.

Per chiunque sia interessato a leggerlo, è un racconto breve nella raccolta Mio marito di Dacia Maraini. Il racconto si intitola L'altra famiglia.

G R A Z I E !
Ultima modifica di zipp404 in data sab, 26 set 2020 2:02, modificato 3 volte in totale.
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