La «falegnam(ess)a»

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G.B.
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La «falegnam(ess)a»

Intervento di G.B. »

Riassumo da qui.

Falegname è composto di un elemento verbale V (fa*) e di un nome N (legname), che va inteso nel suo senso antico di «oggetto lavorato in legno» (Tollemache 1945); e non, in senso moderno, come «legno utilizzato come materiale da lavoro e da costruzione». (Intendendo cosí, legname assumerebbe il ruolo di complemento di mezzo o materia e non piú di oggetto del verbo.)

L'opacizzazione morfosemantica del composto è aggravata dal plurale regolare in -i (falegnami); di qui il deturpamento finale: falegnama e falegnamessa. Come il D'Achille timidamente segnala, sarebbe bastato cambiare l'articolo (la falegname) o riprendere la tradizione toscana, che ha legnai[u]olo, e [ri]proporre legnai[u]ola.
G.B.
DON FERRANTE
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Re: La «falegnam(ess)a»

Intervento di DON FERRANTE »

D'accordo col D'Achille.
Se legname lo intendiamo come "oggetto lavorato in legno", ossia "opera finita" è quasi un "nomen rei actae". Comunque, credo si possa inglobare nel termine falegname sia "colui che realizza opere in legno" che "colui che fa lavori di qualsivoglia foggia su/con questo materiale".
Ultima modifica di DON FERRANTE in data mar, 29 set 2020 16:20, modificato 1 volta in totale.
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Millermann
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Re: La «falegnam(ess)a»

Intervento di Millermann »

Concordo: «la falegname» mi sembra il modo piú naturale (e non marcato) d'esprimere il femminile. Sia falegnama sia falegnamessa mi suonano forzati e marcati, da usare al massimo "tra virgolette". :?

Inoltre, se qui legname va inteso col significato "antico" di manufatto, non vedo perché il plurale non debba essere il "regolare" falegnami: non si tratta piú, in questo caso, di un nome di massa! ;)
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G.B.
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Re: La «falegnam(ess)a»

Intervento di G.B. »

Millermann ha scritto: mar, 29 set 2020 15:35 ...se qui legname va inteso col significato "antico" di manufatto, non vedo perché il plurale non debba essere il "regolare" falegnami: non si tratta piú, in questo caso, di un nome di massa! ;)
Perché è un composto «VN» (verbo + nome) e, di norma, dovrebbe rimanere invariato (il prestanome, i prestanome; la lavastoviglie, le lavastoviglie).
G.B.
DON FERRANTE
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Re: La «falegnam(ess)a»

Intervento di DON FERRANTE »

Di norma sì. C'è da dire che questo composto ha perso la spinta originaria della lessicalizzazione ed è ormai avvertito come un semplice. Pertanto, ecco "i falegnami".
Certo, un "portalatte" (se esistesse), rimarrebbe invariato per via del nome-massa e non stonerebbe né "uno zelante portalatte" né "una zelante portalatte".
Tornando al suffisso femminile, credo che nessuno si avventurerebbe in una "guardasigillessa", "portaletteressa" o "prestanomessa".
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Millermann
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Re: La «falegnam(ess)a»

Intervento di Millermann »

L'invariabilità è certamente vera per quei composti in cui il nome è già al plurale (i piú frequenti) o è un nome di massa a sua volta invariabile.
Tuttavia, in quei casi in cui è presente un nome maschile al singolare, di solito il plurale è regolare. Si pensi a tergicristallo, di cui s'impiega il plurale tergicristalli perfino quando questi lavorano in coppia su un unico cristallo! :)

In questa risposta della Crusca, nelle prime righe si dice, citando Serianni, che nei composti formati da un verbo e un nome singolare maschile «il composto forma un blocco unico e nel plurale muta la desinenza del sostantivo».

Quindi anche nel caso in oggetto, qualora il nome non sia considerato "di massa", si dovrebbe seguire questa regola (come, di fatto, avviene); piuttosto, in una tale circostanza, è da credere che l'artigiano produca piú d'un manufatto, e dunque sarebbe stato logico (e forse piú comprensibile) parlare di «fa-legnami» anche al singolare. ;)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
DON FERRANTE
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Re: La «falegnam(ess)a»

Intervento di DON FERRANTE »

È giusta e più precisa la differenza che lei sottolinea sui plurali dei composti V+Nsing e V+Nplur (scusate la formulazione).
Io intendevo solo rimarcare la scarsa percezione, a mio vedere, dell'originaria natura composizionale di "falegname", rispetto a composti più nitidi. Se, per un processo intellettualistico, "falegname" è ormai sentito come un nome semplice, alla stessa stregua di "principe", ecco che potrebbe insinuarsi la, per me orripilante, "falegnamessa".
Non so se Serianni con "blocco unico" intenda proprio questo: un nome talmente "fuso insieme" che un po' si perde l'originaria natura composizionale.
Anche l'idea di nome-massa perde valore in "falegname". Per "legname", come nome-massa, io intendo sostanzialmente il mucchio di legna che si raccoglie nei boschi e si accatasta. E il fa-legname non fa questo. Però, Millerman, un nome-massa non può essere pluralizzato, se non in casi in cui si voglia indicare una porzione o il prodotto ultimo differenziabile in varietà, insomma, inteso come entità discreta e numerabile.
valerio_vanni
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Re: La «falegnam(ess)a»

Intervento di valerio_vanni »

DON FERRANTE ha scritto: mer, 30 set 2020 0:28 Anche l'idea di nome-massa perde valore in "falegname". Per "legname", come nome-massa, io intendo sostanzialmente il mucchio di legna che si raccoglie nei boschi e si accatasta.
La definizione arriva al semilavorato, i tavoloni che escono dalla segheria.
E il fa-legname non fa questo.
Concordo, per il falegname si tratta di materie prime.
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