Barbara Patella, vegafobia, vegefobia ha scritto:Entrambi i prestiti, adattati al sistema fonomorfologico italiano, possono essere interpretati – in prospettiva sincronica – come composti neoclassici formati dal confisso -fobia (o con grafia anglicizzante ‑phobia [?]), che sta per 'ripugnanza, avversione', e dai confissi moderni vege-/vega-, rispettivamente forme abbreviate di végétarien/vegetarian/vegetariano e végane/vegan/vegano, quindi letteralmente 'avversione per i vegetariani' e 'avversione per i vegani'.
Note aggiuntive: in buon italiano si deve dire vegetarianofobia e veganofobia (oppure, abbreviando, vegetariofobia/vegiofobia e vegofobia). O sbaglio?In base al significato etimologico, vegafobia e vegefobia dovrebbero denotare referenti diversi, in quanto vega- dovrebbe riferirsi solo ai 'vegani', mentre vege- soltanto ai 'vegetariani', ma nell'uso questa distinzione è tutt'altro che rispettata. A differenza di veganofobia e veganfobia [sic], che indicano esclusivamente 'ostilità verso i vegani e il veganismo', la variante vegafobia prevede, infatti, un uso più esteso (sia in inglese sia in italiano): è usata ora come 'disprezzo per i vegani' (accezione più comune), ora come 'disprezzo per i vegetariani', ora come 'disprezzo per vegetariani e vegani'. Anche vegefobia viene impiegata col medesimo grado di promiscuità (quindi non col solo significato di 'ostilità verso i vegetariani'), e ciò è in parte attribuibile alla duplice accezione di vegetariano, che può essere usato sia in senso più ampio per indicare 'chi non mangia carne' – quindi come iperonimo di vegano – sia in senso più ristretto per designare 'chi esclude la carne, ma ammette prodotti di derivazione animale (latte, latticini, uova, miele)'. Se si considera, per giunta, che vegefobia e vegafobia sono molto simili anche sul piano del significante, si comprenderà perché non è insolito trovare casi in cui le due forme vengano trattate come varianti equipollenti perfettamente intercambiabili.