«Appausarsi»

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:
Freelancer ha scritto:Ma i suoi esempi o tentativi di conio non sono neologismi veri e propri bensì tentativi di sostituzione di forestierismi, quindi tra portalettere e *regolabattito c'è un oceano.
Quale distinzione fa tra un neologismo sostitutivo d’un forestierismo e un neologismo «vero e proprio»? Non mi pare che ci sia un oceano tra le due parole che porta a esempio. E li chiami come vuole, dopotutto: che importanza ha?
Ha importanza: come ho già detto, un neologismo vero e proprio trova una casella vuota quindi facilmente occupabile, un tentativo di sostituzione la trova già occupata quindi ha molta più difficoltà a inserirsi. Pertanto non possono essere messi sullo stesso piano e i criteri di accettabilità sono diversi; poi possiamo discettare in merito, ma se non siamo d'accordo sui presupposti non possiamo continuare la discussione.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Ha importanza: come già detto, un neologismo vero e proprio trova una casella vuota quindi facilmente occupabile, un tentativo di sostituzione la trova già occupata quindi ha molta più difficoltà a inserirsi. Pertanto non possono essere messi sullo stesso piano e i criteri di accettabilità sono diversi; poi possiamo discettare in merito, ma se non siamo d'accordo sui presupposti non possiamo continuare la discussione.
Sembra che la parola neologismo sia interpretata molto liberamente, ma ovviamente ognuno è libero d’attribuire il senso che vuole alle parole, né per questo verrà giudicato male, anzi: piú si distorce il significato delle parole, piú si bizantineggia, e meglio si viene considerati.

Caselle? Questo può valere per termini tecnici, ma non si può parlare di «caselle» per il ventaglio semantico delle parole dell’uso.

Un neologismo vero e proprio, caro Roberto, nel 2007, in Italia? Non esiste, e lei lo sa bene. Cerchi invece di spiegare perché i criteri d’accettabilità, tra le due categorie da lei arbitrariamente stabilite, sono (o dovrebbero essere) diversi.

La difficoltà d’inserzione del neologismo dipende unicamente dalla buona volontà di chi ha influenza, e non da quegl’iperborei e smidollati concetti di accettabilità sociolinguistica, che neanche lei, finora, è riuscito a rendere chiari.

Menomale che ho aperto un filone ad hoc e che qui, di appausarsi, di cui era questione, s’è detto poco! ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Se le dà fastidio una distinzione per lei bizantina, riformuli il mio ragionamento così: quando per un nuovo concetto non esiste ancora il termine, un neologismo è facilmente accettabile se soddisfa certi criteri (dei quali parleremo dopo); quando il termine esiste già ed è nell'uso, sia esso italiano o forestiero, un altro neologismo trova molta più difficoltà ad affermarsi perché non trova una casella vuota; ossia, deve anche superare la resistenza o l'inerzia dei parlanti. Questo è un primo ulteriore criterio di accettabilità, e non sono io il primo a dirlo; lo diceva già Bruno Migliorini.

Se le piace che questa discussione continui nel nuovo filone, trasferisca lì i messaggi pertinenti (o lo faccia fare da Infarinato, non so esattamente quali sono i suoi poteri in questa sede).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Se le dà fastidio una distinzione per lei bizantina, riformuli il mio ragionamento così: quando per un nuovo concetto non esiste ancora il termine, un neologismo è facilmente accettabile se soddisfa certi criteri (dei quali parleremo dopo); quando il termine esiste già ed è nell'uso, sia esso italiano o forestiero, un altro neologismo trova molta più difficoltà ad affermarsi perché non trova una casella vuota; ossia, deve anche superare la resistenza o l'inerzia dei parlanti. Questo è un primo ulteriore criterio di accettabilità, e non sono io il primo a dirlo; lo diceva già Bruno Migliorini.
Fastidio? No. Le caselle vuote non ci sono, sono automaticamente riempite con anglicismi, sicché non si pone il problema. Ma le vorrei chiedere questo: è mai successo che un termine diffuso martellantemente dalla televisione sia stato rifiutato dai parlanti? Su questo forse bisognerebbe riflettere... Il discorso delle caselle, francamente... la lingua è un gioco? E, come diceva lei o altri, Bruno Migliorini non è piú attuale, vero? Oppure serve soltanto quando porta acqua al proprio mulino? ;)
Freelancer ha scritto:Se le piace che questa discussione continui nel nuovo filone, trasferisca lì i messaggi pertinenti (o lo faccia fare da Infarinato, non so esattamente quali sono i suoi poteri in questa sede).
Potrei trasferirli lí, ma mi stupisce che lei non abbia risposto appunto in quello spazio, che attendeva d’accogliere proprio lei. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Fastidio? No. Le caselle vuote non ci sono, sono automaticamente riempite con anglicismi, sicché non si pone il problema.
Dia un'occhiata a Neologismi quotidiani - Un dizionario a cavallo del millennio, di Giovanni Adamo e Valeria della Valle, 2003 Olschki Editore, vedrà (accanto ai tanti prestiti e calchi) anche vari neologismi, magari effimeri (il tempo ci dirà se resisteranno), genuinamente italiani.

Appena ho tempo interverrò anche sull'altro filone, d'accordo?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Dia un'occhiata a Neologismi quotidiani - Un dizionario a cavallo del millennio, di Giovanni Adamo e Valeria della Valle, 2003 Olschki Editore, vedrà (accanto ai tanti prestiti e calchi) anche vari neologismi, magari effimeri (il tempo ci dirà se resisteranno), genuinamente italiani.

Appena ho tempo interverrò anche sull'altro filone, d'accordo?
Ma sí, faccia con calma: io ho una settimana di vacanza. :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Ciastierare

Intervento di PersOnLine »

Ho visto solo adesso questo filone, e vorrei dire qualcosa non sul tema del filone, ma su un altro neologismo che qui ho trovato: chiastierare.

Nel linguaggio giovanile sento sempre più spesso dire ciacolare per chiacchierare, forse per qualche influsso dialettale, ma se si usasse quest'ultima come base per la neoformazione, forse ciastierare avrebbe più possibilità di attecchire, suonando più snello alle orecchie dei ciovani :lol:.
Antujo
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Intervento di Antujo »

Tornando al filone, a me appausarsi piace, ma il suo significato non coincide con quello del verbo pausare?
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