Dittonghi

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Zabob
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Intervento di Zabob »

Carnby ha scritto:la u non è accentata (gli articoli non hanno accento, come altre particelle)
Essendo forma troncata del pron. indefinito ùno, sentivo naturale mantenere l'accento. A leggere «I’ ˈvidi un ˈfatto» mi sembrerebbe di dire "ho assistito a un fatto", anziché "ho visto un tizio conformato come un liuto".
Come nell'altro verso, sempre dantesco: «E io a lui: "I' mi son un che, quando», tendo a leggere /so'nun/, e non /'sonun/ (accento sull'8ª e non sulla 7ª).

Avete notato che il De Bellis considera dittongo -iu- in Giuseppe? :?
Ultima modifica di Zabob in data lun, 06 mag 2013 0:58, modificato 1 volta in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Zabob ha scritto:Essendo forma troncata del pron. indefinito ùno, sentivo naturale mantenere l'accento.
In effetti Canepari sul DiPI specifica che uno come articolo è sempre senza accento mentre come pronome è sempre accentato, però non dà indicazioni specifiche per un pronome troncato.
Zabob ha scritto:Avete notato che il De Bellis considera dittongo -iu- in Giuseppe?
Una fòla simile la lessi anche in un libro di Beppe Severgnini L'inglese – Nuove lezioni semiserie, ma dalla sua il giornalista ha il fatto che non è un linguista.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ah, chiedo venia! :oops: Davo per scontato che fosse un articolo, perché altrimenti lo schema non tornava… Il problema è che, essendo effettivamente un pronome, diventa davvero difficile trovar uno schema accentuale che rispetti l’endecasillabo senza suonar innaturale. Ma temo si debba rinunciar a quest’ultima condizione, accentando quell’I’, sacrificando l’accento su ˈfatto e…

ˌI’ viˈdj un fatto a·gˈguisa ˌdi liˈuto.

Insomma, un endecasillabo di sesta & decima, per quanto —al mio orecchio— un po’ innaturale.
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Marco1971 ha scritto:Per me in questa canzone sento /'vja-/ ...
Anch'io non sento iato: c'è chiaramente una sola nota.

Riporto per confronto una pronuncia con iato:
http://www.youtube.com/watch?v=KP6m6_V7vsc
("che ne sai di un viaggio in Inghilterra?")

L'unica cosa che mi lascia qualche dubbio nella Mannoia è quella /j/, che mi pare più vocalica (quasi /i/), fermo restando il dittongo.

Il mio orecchio è un po' debole sulla distinzione tra /i/ e /j/, quindi potrei avere preso una cantonata, ma mi pare differente ad esempio da questa pronuncia:
http://www.youtube.com/watch?v=fABiEMP7qVk
("Prima di partire per un lungo viaggio").
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Quindi il primo dei due iati -iu- diviene un dittongo -ju-. In alcune edizioni della Commedia c'è anche la virgola: «I' vidi un, fatto a guisa di liuto».

Ho trovato un paio di esempi poetici in cui il pron. indefinito "un" è preceduto da "ecco", quindi l'iato -oú- diviene dittongo -óu- e il pronome perde l'accento:
– «Ecco un che verso un sasso i lumi intende»
– «Rispose Orlando: ecco un che di ladrone,
santo e predicatore è diventato.»
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

valerio_vanni ha scritto:Riporto per confronto una pronuncia con iato:
http://www.youtube.com/watch?v=KP6m6_V7vsc
("che ne sai di un viaggio in Inghilterra?")

L'unica cosa che mi lascia qualche dubbio nella Mannoia è quella /j/, che mi pare più vocalica (quasi /i/), fermo restando il dittongo.

Il mio orecchio è un po' debole sulla distinzione tra /i/ e /j/, quindi potrei avere preso una cantonata, ma mi pare differente ad esempio da questa pronuncia:
http://www.youtube.com/watch?v=fABiEMP7qVk
("Prima di partire per un lungo viaggio").
In uno dei due collegamenti ho sentito /'vja-/, quello della donna. Nell'altro non ho proprio sentito la parola viaggio.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

valerio_vanni ha scritto:L'unica cosa che mi lascia qualche dubbio nella Mannoia è quella /j/, che mi pare più vocalica (quasi /i/), fermo restando il dittongo.
Bravo, è esattamente ciò che intendevo dire io.
Marco1971 ha scritto:In uno dei due collegamenti ho sentito /'vja-/, quello della donna. Nell'altro non ho proprio sentito la parola viaggio.
Al minuto (o al secondo?) 2:13.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Zabob ha scritto:Ho trovato un paio di esempi poetici in cui il pron. indefinito "un" è preceduto da "ecco", quindi l'iato -oú- diviene dittongo -óu- e il pronome perde l'accento:
– «Ecco un che verso un sasso i lumi intende»
– «Rispose Orlando: ecco un che di ladrone,
santo e predicatore è diventato.»
E se fosse /ɛkˈkun/?

Ecˈc(o) un che·vˌverso un ˈsasso i ˈlumi inˈtende

Risˈpose Orˈlando: ecˈc(o) un che·dˌdi laˈdrone


Far cader l’accento sulla o di ecco non avrebbe alcun senso…
La mia ipotesi —l’unica possibile, in verità— sembra trovar conferma in questa singola occorrenza della grafía ecc’un.
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Intervento di valerio_vanni »

Marco1971 ha scritto:In uno dei due collegamenti ho sentito /'vja-/, quello della donna. Nell'altro non ho proprio sentito la parola viaggio.
Ho fatto male a non indicare il punto (ha rimediato Zabob), probabilmente si sente male perché le voci in in quella strofa si sovrappongono.

1 Conosci me - 2 Che ne sai di un viaggio in Inghilterra?
1 Quel che darei - 2 Che ne sai di un amore israelita?
ecc

La donna sarebbe Irene Grandi, giusto? Su quel /'vja-/ non ho alcun dubbio, è quello della Mannoia che mi pare un po' differente.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Ci avevo pensato, sa, Souchou-sama? Ma proprio il fatto che quegli "ecco" non fossero elisi non m'indicava altra possibilità che leggere "eccóun", per quanto cacofonico e improbabile (infatti non credo esista un simile dittongo in italiano).
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Intervento di Carnby »

Zabob ha scritto:infatti non credo esista un simile dittongo in italiano
Il dittongo /ou/ non esiste tra le parole italiane «normali» ma in sintassi ci può essere eccome; nel mio vernacolo (e in genere in Toscana) si tende all'elisione: ecc'Umberto, l'ho incontrat'un'altra volta ecc.
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Intervento di valerio_vanni »

Carnby ha scritto:Una fòla
Quant'è che non sentivo questa parola!
L'ultima volta è stato quasi vent'anni fa, da parte dei miei nonni.

P.S. In sintassi può esserci anche il dittongo con l'aperta:
"Un bambino non ce la fa. Però un adulto sì".
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Carnby ha scritto:Il dittongo /ou/ non esiste tra le parole italiane «normali» ma in sintassi ci può essere eccome; nel mio vernacolo (e in genere in Toscana) si tende all'elisione: ecc'Umberto, l'ho incontrat'un'altra volta ecc.
Questi sono dittonghi in sillaba àtona.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Carnby ha scritto:l'ho incontrat'un'altra volta
L’ho ’ncontra[ϑ]o ’n’artra vorta, vorrà dire! :wink:
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Zabob ha scritto:Questi sono dittonghi in sillaba àtona.
Nella frase «però un gambo di vite è robusto» si ha un /ɔu/ «tonico» (in sintassi).
Molto teoricamente, nella frase «in metró un tale mi salutò» si ha un /ou/ tonico (in sintassi).
Souchou-sama ha scritto:L’ho ’ncontra[ϑ]o ’n’artra vorta, vorrà dire!
Era italiano regionale, non vernacolo; da me si direbbe, nel registro più basso, l'ho 'ncontra[h]'un'attra vorta.
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