Valutazione dizione

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

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Aquilae
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Valutazione dizione

Intervento di Aquilae »

Salve! Ho scoperto per puro caso, mentre "girovagavo" su internet, questo bel forum. Ho sempre avuto una passione per il teatro, la recitazione, ammirando chi possiede una bella voce e, ovviamente, la usa anche nel migliore dei modi. Vorrei, avendo registrato da poco alcuni brani, un giudizio da esperti. Badate, però, che io son solo una giovane amante del "saper parlare", che non conosce nulla, se non pochissime cose, di dizione. Ho desiderio che la mia dizione-madre ( la chiamo così perchè non ho mai preso lezioni di dizione ), sia valutata.
Ringrazio anticipatamente chi vorrà aiutarmi a capire la mia voce.

Ecco i due link di quel che ho registrato:


http://www.youtube.com/watch?v=k4f7nk9DA4E
Il piccolo principe -capitolo XI


http://www.youtube.com/watch?v=OKzdA4FlzWc
G.Carducci -pianto antico

Saluti,
Giuditta
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Lei ha una voce gradevole, ma di cui dovrebbe forse sfruttare maggiormente la dinamica intonativa (e il valore delle pause).

Se me lo permette, le farò notare alcune cose riguardo all’ortoepia. Si capisce che lei è settentrionale (mi spingo piú in là, rischiando di sbagliare, ma direi lombarda), in particolare per certe doppie non realizzate (per es. ‘ammira’ reso come ‘amira’), le ‘o’ aperte troppo chiuse, in special modo nei passati remoti (‘andò’) ma anche in corpo di parola (‘modo’): deve aprirle di piú.

Alcuni timbri di ‘e’ non sono conformi alla pronuncia normativa. ‘Sèi’ e non ‘séi’, ‘estrèmo’ e non ‘estrémo’, ‘vérde’ e non ‘vèrde’. Ho notato anche un ‘alzare’ con ‘z’ sonora, mentre è /al'tsare/.

Tutto questo, non per scoraggiarla, ma per dirle che lei ha un potenziale sul quale potere sviluppare il suo talento. Ma ci vuol tempo per acquisire la pronuncia modello. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aquilae
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Iscritto in data: sab, 11 set 2010 18:36

Intervento di Aquilae »

La ringrazio per aver ascoltato le mie registrazioni e per i suoi consigli. Tutto quello che mi ha scritto, sarà per me un tesoro su cui riflettere e lavorare. Solo una cosa che credo proprio di dover precisare: io sono campana, di Napoli per onorare la precisione. Lei mi diceva lombarda... Ohibò, la cosa è ben strana. :shock:
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ah, le chiedo scusa. E ora capisco forse donde origina la mia impressione iniziale: è probabile che lei abbia voluto ‘ingentilire’ la sua pronuncia prendendo a modello quella settentrionale e cosí è caduta nell’ipercorrettismo (ho notato anche l’assenza di cogeminazione [raddoppiamento fonosintattico], pur indigena alla Campania).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aquilae
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Intervento di Aquilae »

Le devo confessare che il termine cogeminazione non rientrava, fino a questo momento, nei miei vocaboli... :oops: E' probabile che ci sia stata una "mutazione" della mia dizione, quasi inconsapevole, a furia di ascoltare questo o quell'attore, nel corso del tempo.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, capisco. Molti doppiatori contraggono cattive abitudini (come i cantanti lirici). È necessaria molta disciplina e un allenamento quotidiano. Soprattutto – e su questo insisto –, il modello settentrionale non rappresenta la pronuncia normativa dell’italiano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aquilae
Interventi: 8
Iscritto in data: sab, 11 set 2010 18:36

Intervento di Aquilae »

Marco1971 ha scritto:Soprattutto – e su questo insisto –, il modello settentrionale non rappresenta la pronuncia normativa dell’italiano.
E' più una base, poi bisogna limarla e normalizzarla con lo studio della dizione, giusto?
È necessaria molta disciplina e un allenamento quotidiano
Ovviamente, come in tutte le cose. Senza disciplina, allenamento costante e buon metodo di studio, non si procede.
Però, secondo me, i settentrionali hanno un "leggero" vantaggio a livello di dizione: noi meridionali facciamo un po' più di fatica a nascondere l'accento. Lei, su questo, cosa ne pensa?
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Io direi invece che i settentrionali sono svantaggiati dal fatto che faticano spesso con le geminazioni (scritte o sintagmatiche). Secondo me è piú facile togliere che aggiungere, quindi lei, da napoletana, avrebbe – sempre secondo me – una base migliore (ovviamente studiando i timbri).

Vede, lei è riuscita a farmi credere che fosse lombarda: è buon segno, nel senso che ha la capacità di nascondere la sua provenienza.

La dizione dev’essere sempre nitida, tutto va pronunciato. Naturalmente con l’intonazione, il ritmo, la forza, ecc. consoni.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
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Iscritto in data: mar, 01 feb 2005 18:23

Intervento di CarloB »

Mi inserisco in questo filone come un guastatore. Deliberatamente e provocatoriamente.
Perché sarebbe una pecca manifestare un'inflessione regionale? Venticinque milioni di italiani abitano a nord dell'Appennino, e non seguiranno mai la pronuncia normativa. Quasi altrettanti milioni di meridionali e isolani neppure. E fanno la maggioranza degli italiani.
A me piace constatare che, quando noi italiani apriamo bocca, chi ci ascolta capisce grosso modo da dove veniamo. Benigni è toscano (com'era il mio babbo), Camilleri siciliano, Boldi lombardo. Proietti romano, Banfi pugliese, Grillo ligure.
Ovvìa, dovremmo parlare tutti come gli annunciatori RAI di una volta?
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

CarloB ha scritto:Ovvìa, dovremmo parlare tutti come gli annunciatori RAI di una volta?
No, no, caro Carlo! Io sono sempre stato per il mantenimento degli accenti regionali, che fanno il colore e la personalità d’ognuno. Qui parliamo di pronuncia normativa, che riguarda soltanto doppiaggi, attori, letture pubbliche, documentari, ecc. Nella vita quotidiana anche doppiatori e attori tornano alla pronuncia natia! :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
l'Anto
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Iscritto in data: ven, 02 lug 2010 9:52

Intervento di l'Anto »

Ah, ecco, grazie per la precisazione, mi stavo spaventando :)

Sono lombarda, scrivo "perché", ma pronuncio "perchè", scrivo di un'azione passata utilizzando il passato remoto, ma racconto oralmente di quando ero piccina coniugando i verbi al passato prossimo :) . Sapete che nel mio dialetto il passato remoto non esiste?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

l'Anto ha scritto:Sapete che nel mio dialetto il passato remoto non esiste?
Sí, e non solo nel suo, di dialetto: è cosí in tutto il Settentrione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
l'Anto
Interventi: 9
Iscritto in data: ven, 02 lug 2010 9:52

Intervento di l'Anto »

Vero, sì. Il motivo è conosciuto?
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Io non lo so, ma forse potrebbe aprire, nella sezione Sintassi, un nuovo filone su quest’argomento. Posso dire soltanto che in francese il passato remoto non si usa nel parlato; è relegato alla narrazione letteraria.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

La scomparsa del passato remoto nell'Italia settentrionale è abbastanza recente. Per quanto riguarda la Liguria possiamo datarla nel corso del XIX secolo. Vi erano degli anziani che usavano il passato remoto ancora intorno al 1940. Dev'essere stato un fenomeno piuttosto rapido, avvenuto al massimo nel giro di un paio di generazioni.
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