Dello scevà

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Marco1971
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Dello scevà

Intervento di Marco1971 »

La questione dello scevà (adattamento leopardiano), che si ode specialmente nella pronuncia delle parole anitaliane* che finiscono in consonante, era già rilevata dal solito Leopardi (pensiero del dicembre 1818-8 gennaio 1820, p. 30):
Nella quistione se [si] debba dire be ce de ec. o bi ec. e però abbiccì o abbeccè della quale v. il Manni Lez. di lingua toscana, io senza cercare l’uso di qual città debba far legge ma quale sia più ragionevole preferisco l’abbeccè ch’è anche nostro marchegiano, per ragioni cavate dalla natura la quale pare che quel riposo vocale per la cui necessità soltanto si dà il nome alle consonanti, lasciando le vocali sole come sono, (quantunque gli antichi greci ebrei ec. nominassero anche le vocali) l’abbia ristretto all’e onde provatevi a pronunziar sola una consonante p.e. l’f o l’n: (metto queste sulle quali non cade la quistione nè l’uso di pronunziare piuttosto in un modo che in un altro) vedrete che la pronunzia non potendo star sospesa e finita nella pura consonante, e dovendo cascare in vocale vi casca nell’e: così vediamo che i fanciulli nel leggere e chiunque strascina la pronunzia delle parole, a quelle lettere che non hanno vocale dopo aggiunge un mezzo e, come in aredenetemenete ine pace ec.
:D

Il riposo vocale, in chiusura, appoggiantesi allo scevà – o piú francamente, come in Toscana, alla pura ‘e’ – sembra una naturale tendenza nelle zone a mezzogiorno della linea La Spezia-Rimini.

*Con questo termine, d’ora in avanti, mi riferisco alle parole che non rientrano nel primo e nel secondo sistema fonologico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
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Re: Dello scevà

Intervento di Bue »

G. L. ha scritto:per ragioni cavate dalla natura [...] onde provatevi a pronunziar sola una consonante p.e. l’f o l’n [...] vedrete che la pronunzia non potendo star sospesa e finita nella pura consonante
(Ora mi becco del blasfemo... :roll: )
Marco ha scritto:Il riposo vocale, in chiusura [...] sembra una naturale tendenza ...
Ergo, i tedeschi, gli inglesi, gli stessi francesi, e tutti gli altri che riescono benissimo a pronunciare consonanti in fine di parola sono popoli le cui lingue vanno contro natura? :roll:

Duolmi dissentir da cotanta autorità, ma propendo per l'idea che le ragioni di cui sopra siano cavate dalla cultura, non dalla natura!
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Infarinato
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Re: Dello scevà

Intervento di Infarinato »

Bue ha scritto:Ergo, i tedeschi, gli inglesi, gli stessi francesi, e tutti gli altri che riescono benissimo a pronunciare consonanti in fine di parola sono popoli le cui lingue vanno contro natura? :roll:
Contro la «natura» dei dialetti italoromanzi centromeridionali. ;)

E poi guarda che non è cosí semplice: ad esempio, le parole delle lingue «[a noi] piú note» uscenti in occlusiva [scempia] non terminano praticamente mai con un contoide «puro», ma perlopiú in occlusiva «inesplosa», aspirata o seguita da un colpo di glottide o da uno scevà (a seconda della lingua e del contesto)…
Bue
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Re: Dello scevà

Intervento di Bue »

Contro la «natura» dei dialetti italoromanzi centromeridionali. ;)
E da cosa viene questa loro "natura"? Dalla latitudine? Dal clima? Dal genoma? Italoromanzo meridionale si nasce o si diventa? :wink:
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Re: Dello scevà

Intervento di Infarinato »

Bue ha scritto:E da cosa viene questa loro "natura"? Dalla latitudine? Dal clima? Dal genoma?
Dal clima, ovviamente: fa troppo caldo! :D
Bue ha scritto:Italoromanzo [centro]meridionale si nasce o si diventa? :wink:
Ovviamente, si diventa a seguito di una particolare evoluzione del latino volgare… ;)
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Re: Dello scevà

Intervento di bubu7 »

Infarinato ha scritto:Ovviamente, si diventa a seguito di una particolare evoluzione del latino volgare… ;)
...influenzato in modo diverso dai diversi sub/ad/superstrati locali. :wink:
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Re: Dello scevà

Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:
Infarinato ha scritto:Ovviamente, si diventa a seguito di una particolare evoluzione del latino volgare… ;)
...influenzato in modo diverso dai diversi sub/ad/superstrati locali. :wink:
…E anche semplicemente da mode [linguistiche] endogene che sono invalse in quelle regioni, e non in altre.
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Carnby
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Re: Dello scevà

Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:E poi guarda che non è cosí semplice: ad esempio, le parole delle lingue «[a noi] piú note» uscenti in occlusiva [scempia] non terminano praticamente mai con un contoide «puro», ma perlopiú in occlusiva «inesplosa», aspirata o seguita da un colpo di glottide o da uno scevà (a seconda della lingua e del contesto)…
Se è per questo una situazione simile accade anche in parecchi dialetti dell'Italia meridionale. Nello spagnolo solo le continue, sonanti e costrittive, possono stare in fine di parole e di enunciato. In veneziano, generalmente, solo le sonanti possono stare in fine d'enunciato. In giapponese solo l'/n/ sillabico. In molte lingue dell'Oceania possono esserci solo parole che finiscono per vocale e anche le sillabe interne devono essere acaudate ("aperte")! La posizione dell'italiano (e dei dialetti correlati) è peculiare perché non accetta nel lessico fondamentale consonanti finali d'enunciato, ma accetta sillabe caudate ("chiuse") e monosillabi terminanti in sonante; una situazione originale nel panorama linguistico indoeuropeo.
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