Allungamento vocalico in /-ˈVr/

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G. M.
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Allungamento vocalico in /-ˈVr/

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Sfogliando il MaPI di Canepari (Zanichelli, Bologna, ristampa emendata 2004 della seconda edizione 1999) sono incappato in questo (sottolineo la frase che mi lascia perplesso):
Le parole che, in tonía, terminano per /-ˈVl, -ˈVn/ hanno l'allungamento della /-C/ posvocalica: Anton, suon, Mel, festival [anˈtɔnː (ˈanːton), ˈswɔnː; ˈmɛlː, ˌfestiˈvalː (ˈfɛsːtival)]. Lo stesso avviene per altre consonanti, e gruppi di consonanti, finali, in sillaba accentata: pus, font, film, sport, [ˈpusː, ˈfɔnːt, ˈfilːm, sˈpɔrːt]. Se, invece, finiscono per /-ˈVr/ (assoluta), l'allungamento è sulla vocale: bar, cor, amor, voler [ˈbaːr, ˈkɔːr, aˈmoːr, voˈleːr].
Il brano conclude il paragrafo (5.5.2, Durata fonetica, p. 165) e non ci sono ulteriori spiegazioni (almeno non lì). Mi lascia sorpreso, perché non ho mai notato questa eccezione per la /r/. È vero anche, però, che non ho un orecchio molto buono; o forse dipenderà dall'italiano parlato nella mia zona. Che dicono i toscani? :)
Se invece è tutto giusto e ho capito bene, sapete dirmi da che cosa deriva questa eccezione per la /r/?
Ultima modifica di G. M. in data sab, 13 giu 2020 16:46, modificato 1 volta in totale.
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Re: Allungamento vocalico in /-ˈVr/

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G. M. ha scritto: sab, 13 giu 2020 11:24 Che dicono i toscani? :)
Che è tutto giusto. ;)
G. M. ha scritto: sab, 13 giu 2020 11:24 [S]apete dirmi da che cosa deriva questa eccezione per la /r/?
Veda la nota n. 4 alle pp. 5–6 di questo mio saggio.
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G. M.
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Re: Allungamento vocalico in /-ˈVr/

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Mi sorge un dubbio immediatamente conseguente: nel caso dell'adattamento di termini stranieri (o di forma non compiutamente italiana) terminanti in /-ˈVr/, resta lecito e "giusto" il raddoppiamento della consonante, come per le altre terminazioni? Penso al poetico Davidde [daˈvidːde] da Davìd [daˈvidː], ma Ettorre [etˈtɔrːɾe] da Ettòr (che dunque è:) [etˈtɔːr]: non dovrebbe dare (più) spontaneamente Ettòre [etˈtɔːɾe] (o forse Ettóre1)? La /r/, dal punto di vista dell'adattamento, qui sembrerebbe comportarsi come le altre consonanti; come anche in tabarro (dal francese tabard) e non *tabaro, eccetera...
Oppure (più probabilmente :P) sto facendo confusione e si tratta d'un fenomeno diverso, che non c'entra con questo?

[1Variante rara (dunque, però, esistente), data in Serianni (La lingua poetica italiana, Carocci, Roma, 1a ed. «Aulamagna» 2018, § 20.2, nota 209, p. 135), che cita un Ettóre in rima in Boccaccio].
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Re: Allungamento vocalico in /-ˈVr/

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G. M. ha scritto: sab, 13 giu 2020 15:15 Mi sorge un dubbio immediatamente conseguente: nel caso dell'adattamento di termini stranieri (o di forma non compiutamente italiana) terminanti in /-ˈVr/, resta lecito e "giusto" il raddoppiamento della consonante, come per le altre terminazioni?
Già affrontato anche codesto argomento. ;)
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Re: Allungamento vocalico in /-ˈVr/

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Grazie mille, Infarinato, gentilissimo come sempre. :)
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