«Ahimè»

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

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Re: «Pèsca» e «pésca»

Intervento di Infarinato »

Ligure ha scritto: sab, 09 mag 2020 11:22 P.S.: che le pronunce italiane "locali" - del tutto indipendentemente dalla latitudine - non siano neutre è fatto scontato e risaputo. Da sempre. Anche perché la scuola insegna - quando l'insegna - a scrivere, ma non a pronunciare adeguatamente.

[…]

Perché in Italia la dialettologia ottocentesca - e le sue continuazioni - hanno completamente sviscerato la pronuncia del napoletano, del milanese et c. a partire dal valore dei fonemi vocalici - e consonantici - del latino, ad es..

Ma nel caso delle pronunce locali dell'italiano - che, pur influenzate dal dialetto, sono altra cosa - gli studi seri permangono rari e scarsa ne risulta l’attendibilità.

[…]

Chi s'è occupato di ciò è il Canepari. Nei suoi manuali e nei suoi libri.

[…]

Si può leggere quanto l'autore ha scritto in merito alla Campania e a Napoli e scrivergli se si riscontrassero incongruenze - "Manuale di Pronuncia Italiana" (con due audiocassette) -.
Grazie, caro Ligure. Stavo per intervenire per dire piú o meno le stesse cose. Diamo allora il riferimento completo al MªPI: Luciano Canepàri, Il MªPI. Manuale di Pronuncia Italiana, Bologna (1999²), «Zanichelli», seconda edizione (ristampa riveduta e corretta del 2004).

Per chi, in questo momento difficile, non abbia la disponibilità di andare in biblioteca, è consultabile in linea un ampio brano del suo Italian Pronunciation & Accents del 2018 (in inglese).

Quanto al quesito iniziale, Ferdinand ha già risposto piú che adeguatamente nel secondo intervento di questo filone. All’elenco delle persone che dovrebbero —in àmbito professionale— attenersi alla pronuncia neutra dell’italiano (doppiatori, annunciatori e giornalisti radiotelevisivi), aggiungerei anche gli attori in senso lato quando non vi siano ragioni filologiche per adottare pronunce marcatamente regionali, e sicuramente nel caso di traduzioni di opere scritte in altre lingue, o quando recitino testi scritti in italiano [sovraregionale].

Per l’italiano antico, si può andare anche oltre la pronuncia neutra [rigorosamente tradizionale, per usare la terminologia canepariana], e adottare una pronuncia filologicamente piú corretta. Per esempio, nel leggere la Divina Commedia, si può scegliere di pronunciare tutti i g intervocalici scempi [ʒ] (come in toscano moderno), i c intervocalici scempi ora [ʧ] ora [ʃ] a seconda dell’etimo (diversamente che in italiano neutro {sempre [ʧ]} e diversamente che in toscano moderno {sempre [ʃ]}), di far sentire la differenza tra secchi [-k̝ːk̝i] (plurale di secco) e secchi [-kçːkçi] (plurale di secchio), di pronunciare le congiunzioni e, o e [semi-]aperte (conformemente all’etimo), (= «[tu] sei») /ˈsɛ*/ (con regolare raddoppiamento fonosintattico < *SES, ma diversamente dal se’ /ˈsɛ/ [apocope di sei] del toscano moderno) etc.

Ma in questo filone s’è divagato anche troppo, come accade un po’ troppo spesso negli ultimi tempi in questo fòro. :evil: Chiudo pertanto la discussione (…in realtà, l’ha già fatto Ferdinand [grazie!] :)).
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