Ancora sul raddoppiamento fonosintattico

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

fiorentino90 ha scritto:Lei è stato un giudice spietato :cry: :D ! Mi riferivo alla sua alunna, cioè «professoressa», che ha trovato mille scuse per difendersi dalle accuse!
Ahahah. Mi scusi, non avevo capito. :lol:
Ligure
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Re: raddoppiamento

Intervento di Ligure »

Bue ha scritto: ven, 07 set 2007 18:22
Marco1971 ha scritto: Aggiungo che la distinzione tra vocali lunghe e brevi s’era persa già in latino (il che spiega la fortuna di bucca[m] al posto di ōs, ōris [lunga], che si confondeva con ŏs, ŏssis [breve]).
Beh io sapevo che si era mutata gia` nel latino parlato all'epoca di Cicerone in distinzione tra vocali aperte e chiuse (basse e medioalte), che e` rimasta fonemica in italiano, anche se non so quante (credo nessuna) coppia minima in italiano ad esempio tra "i" ed "e" chiusa, o tra "e" chiusa e aperta venga direttamente dalla corrispondente coppia minima in latino tra I lunga e breve o tra E lunga e breve.... L'unica coppia latina che mi viene in mente e` (appunto) vĕnit (presente, vocale breve) vs. vēnit (perfetto, vocale lunga) che ha avuto come esito viene/venne (in cui la lunghezza relativa delle vocali si e` invertita...)
Mi rendo conto che l'argomento cui accenna l'utente non risulta centrale nell'ambito della discussione, ma ritengo, dato che la confusione che egli dimostra si riscontra non infrequentemente anche in persone colte, che vada ben chiarito il fatto che il tratto - allofonico - relativo alla "quantità" dei fonemi vocalici della lingua italiana non ha nulla a che vedere con quella che era la "quantità" delle corrispondenti vocali latine etimologiche.

Qui viene confusa l'intrinseca "quantità" delle vocali latine con un fenomenico allofonico percepibile nella lingua italiana dovuto alle caratteristiche di apertura o chiusura della sillaba.

Le vocali latine potevano essere "lunghe" anche in sillaba chiusa come mostra l'esempio di mīlle = "mille".

Non si può parlare affatto, come fa l'utente, d'inversione. Non c'è stata alcuna inversione. L'esito del pass. rem. italiano "venne" - in cui la pronuncia della vocale accentata dipende, infatti, dalla quantità della vocale etimologica corrispondente (unica eredità della vocale latina) - manifesta una "sillaba chiusa" - che nessuna influenza ebbe sul timbro vocalico - dovuta esclusivamente a caratteristiche evolutive descritte nel messaggio seguente - all'interno del filone "Storia della lingua" -:

Analogia ed etimologia nel passato remoto
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