«Imparare a scrivere: come, che cosa, perché» (L. Serianni)
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37
«Imparare a scrivere: come, che cosa, perché» (L. Serianni)
Ho appena trovato questi video di Luca Serianni (tutti disponibili qui, all'interno del sito dell'Accademia dei Lincei), che fanno parte di un «Aggiornamento dei Docenti sulle pratiche di scrittura argomentativa».
Ancora non li ho visti tutti, ma da un primo assaggio promettono bene.
Penso che possa essere interessante un po' per tutti.
P.S.: purtroppo nello stesso sito, scendendo in basso, leggo un bell'obbrobrio linguistico: links.
Ancora non li ho visti tutti, ma da un primo assaggio promettono bene.
Penso che possa essere interessante un po' per tutti.
P.S.: purtroppo nello stesso sito, scendendo in basso, leggo un bell'obbrobrio linguistico: links.
Grazie davvero per l'interessante segnalazione, è un piacere vedere che qualcosa si muove all'interno del settore dell'istruzione (a mio parere la chiave per risolvere il problema).
P.S.: purtroppo non è neanche necessario scendere a fondo pagina; nel menù in alto e nella colonna di destra ci accolgono Home, News e Tag. E pensare che si tratta di un sito legato all'Accademia dei Lincei.
P.S.: purtroppo non è neanche necessario scendere a fondo pagina; nel menù in alto e nella colonna di destra ci accolgono Home, News e Tag. E pensare che si tratta di un sito legato all'Accademia dei Lincei.
Grazie, Andrea! Tra ieri e oggi ho ascoltato i primi tre video, che sono (almeno per me, come docente) davvero ricchi di spunti di strategie pedagogiche.
Nel terzo video, in particolare, ma ha fatto piacere sentire dalla bocca di Luca Serianni il discorso sul soverchio peso attribuito all’analisi logica a scuola e sulla sua scarsa utilità. Per chi volesse ascoltare solo questa parte, comincia verso il sedicesimo minuto.
Nel terzo video, in particolare, ma ha fatto piacere sentire dalla bocca di Luca Serianni il discorso sul soverchio peso attribuito all’analisi logica a scuola e sulla sua scarsa utilità. Per chi volesse ascoltare solo questa parte, comincia verso il sedicesimo minuto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37
Di nulla!
Sono contento che possano essere utili questi interventi di Serianni.
Appena lo studio mi concede una tregua ho intenzione di guardarmeli tutti anch'io (anche se sono prevalentemente per gl'insegnanti).
Per quanto riguarda i links: oramai non mi soprende piú vedere home, news, ecc. ma non riesco a credere che non si sappia nemmeno che le parole straniere in italiano sono invariabili. Si abbia almeno il buon senso di scrivere link. Poi se si mette collegamenti ancora meglio!
Sono contento che possano essere utili questi interventi di Serianni.
Appena lo studio mi concede una tregua ho intenzione di guardarmeli tutti anch'io (anche se sono prevalentemente per gl'insegnanti).
Per quanto riguarda i links: oramai non mi soprende piú vedere home, news, ecc. ma non riesco a credere che non si sappia nemmeno che le parole straniere in italiano sono invariabili. Si abbia almeno il buon senso di scrivere link. Poi se si mette collegamenti ancora meglio!
- Ferdinand Bardamu
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Ringrazio anch’io Andrea per questi filmati, davvero molto godibili. Serianni mescola sapientemente insegnamento e alleggerimento.
Mi chiedevo se «cielo livido» (prima metà del secondo video) – nell’interpretazione che ne dà il professore di cielo scuro e freddo – non sia una sinestesia piuttosto che una metonimia. Che ne dite?
Mi chiedevo se «cielo livido» (prima metà del secondo video) – nell’interpretazione che ne dà il professore di cielo scuro e freddo – non sia una sinestesia piuttosto che una metonimia. Che ne dite?
Io ho capito certe livide giornate... E se è cosí, non ci vedrei nessuna figura retorica particolare: livido designa in fondo principalmente un colore.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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