Dal 2014 lauree magistrali in inglese a Milano

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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

L'inglese sarà il latino del futuro. Ci vorrà del tempo, ma prima o poi avremo un'Europa completamente anglofona. Queste sono le prime avvisaglie.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

u merlu rucà ha scritto:L'inglese sarà il latino del futuro. Ci vorrà del tempo, ma prima o poi avremo un'Europa completamente anglofona. Queste sono le prime avvisaglie.
Che brutte previsioni... :lol: Ma in effetti, da sempre le lingue sono cambiate −chi piú chi meno. Fra mill’anni anni −per strologare un po’− chissà l’italiano come sarà...
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Più che di cambiamento linguistico, in futuro si parlerà di sostituzione linguistica. La storia lo insegna, è già successo nel passato, chi ha la forza militare (Roma) o il prestigio culturale (Grecia) o magari entrambe le cose, inevitabilmente impone la propria lingua. Fra mille anni dell'italiano resterà, al massimo, qualche relitto di sostrato.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Ho l'impressione che più che sull'inglese, la lingua futura sarà basata sul cinese: i dirigenti statunitensi già lo studiano e i cinesi sono oramai un quinto (se non un quarto) dell'intera popolazione del pianeta.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Io invece penso che la lingua del futuro sarà una sorta di miscuglio a base inglese, infarcito di parole cinesi e romanze, con una grammatica minima e un lessico enorme: questa mi pare la tendenza. A noi spetta comunque la conservazione dell'italiano indipendentemente dalle lingue franche internazionali, che peraltro sono sempre esistite.
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Terminologia etc
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l'inglese ultima lingua franca?

Intervento di Terminologia etc »

A proposito del futuro delle lingue e in particolare dell’inglese, forse a qualcuno potrebbe interessare la teoria del linguista britannico Nicholas Ostler, che nel libro The Last Lingua Franca (2010) sostiene che la lingua inglese è destinata a fare la fine di persiano, sanscrito e latino e diventare una lingua morta.

Secondo Ostler, l’enorme diffusione dell’inglese a livello globale è incontrovertibile (basti pensare a settori come l’economia, la scienza, l’informatica, l’intrattenimento) ma spesso si tratta del cosiddetto globish, l’inglese semplificato usato internazionalmente tra parlanti non di madrelingua.

Il globish è essenzialmente una lingua franca, che si impara consapevolmente, per necessità, quindi il contrario di una lingua nativa (madrelingua), che si apprende naturalmente, si usa per comunicare con i bambini e fa parte della propria cultura.

Solo le lingue native sono destinate a durare a lungo termine, proprio perché radicate, mentre una delle principali limitazioni delle lingue franche è che durano solamente finché hanno un’utilità pratica. Sono inoltre condizionate da altri fattori, ad es. politici ed economici ma anche tecnologici.

Negli ultimi quattro secoli, l’inglese si è contraddistinto come lingua delle potenze dominanti ma ora Brasile, Russia e Cina, paesi in cui la lingua inglese non è rilevante, stanno avendo un ruolo sempre maggiore sulla scena mondiale. E la tecnologia sta cambiando le nostre modalità di fruizione e interazione con le altre lingue, basti pensare ai continui miglioramenti della traduzione automatica e alla sua disponibilità anche per coppie di lingue considerate insolite, per cui la necessità di una lingua di comunicazione globale sarà sempre meno pressante.

In conclusione, il messaggio di Ostler è che l’inglese ora è al suo acme ma in futuro potrebbe iniziare il suo declino, come è stato per le altre lingue che, in passato, avevano dominato il mondo.


NB Ho riportato una teoria, peraltro abbastanza controversa, ma non è il mio punto di vista!
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Mi sembra che il linguista britannico dimentichi qualche dettaglio. Le lingue cambiano nel corso del tempo e il latino, tanto per fare un esempio, non è diventato una lingua morta, è semplicemente evoluto e ha dato origine a tanti latini modificati, cioè le varie lingue nazionali e dialetti romanzi (denominati, non a caso, anche neo-latini/e). Morto, caso mai, è uno stadio particolare del latino, il latino classico.
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GianDeiBrughi
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Intervento di GianDeiBrughi »

In effetti l'inglese internazionale, almeno in contesti scientifici, sembra più una sorta di creolo tecnico di matrice anglo-greco-latina con una grammatica quasi inesistente, che non una lingua adatta ad esprimere emozioni e sentimenti.

Va anche detto tuttavia, che di esempi di lingue che hanno resistito a tentativi anche cruenti di sopprimerle ce ne sono diversi. Sia in Europa, come il gallese e il basco, sia altrove, come il persiano o il quechua.
Tuttavia esse sono appunto eccezioni e sebbene alcune lingue si siano preservate, molte altre furono assai meno fortunate. :(
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Alcuni esponenti del campo scientifico provenienti da nazioni di lingua portoghese e spagnola si sono uniti e hanno pubblicato un manifesto "contro la dittatura dell'inglese nella produzione scientifica": http://ciberduvidas.pt/noticias.php?rid=2544
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bertrand822
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Importante - dare massima diffusione

Intervento di bertrand822 »

Iniziative in Rete contro la decisione del politecnico di Milano di adottare l'inglese al posto dell'italiano a partire dal 2014:

Agenzia Stampa Italia

FacciaLibro

Buona Causa
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Mi fa piacere che qualcuno reagisca. Ho provato a leggere qualche commento su Faccialibro ma per la rabbia ho dovuto chiudere! :evil:
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Carnby
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Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Intervento di Carnby »

Andrea Russo ha scritto:Ho provato a leggere qualche commento su Faccialibro ma per la rabbia ho dovuto chiudere!
È solo questione di soldi, non di grandi ideali e di lingua universale. Il Politecnico spera semplicemente di attrarre un po' più di studenti provenienti da fuori d'Italia. In ogni modo, mi sembra chiaro che la letteratura scientifica e tecnica oggi sia quasi tutta in inglese; resiste un po' il tedesco, mentre il francese ha già ceduto. L'importante secondo me è incentivare la conoscenza delle varie lingue di cultura, anche in ambito scientifico: per un fisico è necessario saper leggere Einstein in tedesco, così come un matematico potrebbe aver la curiosita (o la necessità) di trovare gli scritti originali di Gauss o Fermat e per un biologo consultare il Systema Naturae di Linneo in latino. Curioso poi il contrasto tra le lingue artificiali che fioriscono in continuazione in Rete e questo appiattimento sull'«inglese lingua universale», non riconosciuta da nessun ente.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Carnby ha scritto:È solo questione di soldi, non di grandi ideali e di lingua universale. Il Politecnico spera semplicemente di attrarre un po' più di studenti provenienti da fuori d'Italia.
Ho paura che il Politecnico mancherà comunque nell'impresa, perché gli studenti stranieri vengono solo se la scuola è al livello delle concorrenti straniere: il PoliMi lo è?
Avatara utente
SinoItaliano
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Iscritto in data: mer, 04 gen 2012 8:27
Località: Pechino

Intervento di SinoItaliano »

Dalle mie conoscenze, gli studenti stranieri vengono in Italia principalmente per studiare in quei campi in cui l'Italia eccelle (o presumibilmente eccelle), per esempio arte, musica, Bel Canto, cucina, abbigliamento e moda, design (disegno? progettazione?) ecc.
Proprio quest'ultima è una delle specializzazioni del Politecnico, e forse è l'unica dove l'uso dell'inglese si potrebbe giustificare per attirare studenti stranieri.
Per il resto, non mi sembra che molti studenti stranieri vengano in Italia per studiare matematica, chimica, fisica, biologia o altre materie tecniche.

Ma introdurre l'uso dell'inglese serve solo ad attirare gli studenti stranieri "pigri", e anche a loro si dovrebbe lasciar la scelta qualora vogliano iscriversi ai corsi in italiano.
Si dovrebbero invece introdurre corsi propedeutici d'italiano per stranieri.

Questo è ciò che succede nella mia università.
Qui i corsi sono sia in cinese sia in inglese, ma la stragrande maggioranza degli studenti stranieri sceglie i corsi in cinese, data la natura della nostra materia di studio (medicina tradizionale cinese) in cui è indispensabile sapere il cinese. Addirittura i corsi in inglese sono stati sospesi a causa della scarsità di studenti iscritti.
Anche per i corsi in cinese si tengono in classi separate per gli studenti stranieri, in cui i professori sono invitati a parlare piú lentamente e a usare un linguaggio piú semplice e facile da capire.
Invece gli studenti stranieri non sufficientemente preparati in lingua cinese, prima di iscriversi ai veri e proprio corsi universitari, partecipano a un corso di lingua e cultura cinese per stranieri, della durata di uno o due anni.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Giovabis
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Iscritto in data: mer, 12 gen 2011 17:24

Intervento di Giovabis »

Fare i corsi completamente in inglese è una pessima idea, ma se li facessero bilingui, con una predominanza dell'italiano, penso sarebbe invece positivo.

Avere alcuni corsi in inglese potrebbe attirare un po' più di studenti e professori stranieri, che in Italia sono davvero pochi.

Sarebbe un modo per diffondere anche l'italiano, poiché questi stranieri sarebbero poi obbligati a imparare l'italiano.
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