«I prestiti inglesi nella stampa italiana»

Spazio di discussione su questioni che non rientrano nelle altre categorie, o che ne coinvolgono piú d’una

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

«I prestiti inglesi nella stampa italiana»

Intervento di Andrea Russo »

Pochi giorni fa ho trovato, stampato e letto quest'articolo che pensavo avrebbe offerto qualche riflessione contro l'abuso degli anglicismi... E invece ne spiega semplicemente i motivi (o i presunti tali) relativamente all'àmbito della stampa.

Ci sarebbero molti aspetti da commentare, ma mi limito semplicemente a segnalare questo piccolo e assurdo passo (sottolineature mie):

«Il sostantivo inglese [count down] permette alla lingua italiana di evitare un giro di parole più complesso ottenendo un effetto stilistico molto più marcato. L'utilizzo di count down, che rimanda a un mondo americano altamente tecnologico con una grande esperienza militare, suona alle orecchie dei lettori sicuramente molto più serio e impegnativo di quello che potrebbe sembrare l'equivalente italiano conto alla rovescia».

Sempre nell'àmbito della stampa, ho trovato anche quest'altro articolo, che non ho ancora letto ma che sembra piú promettente:
Anglicismi nella stampa italiana.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

La ringrazio degli articoli. :)
L'utilizzo di count down, che rimanda a un mondo americano altamente tecnologico con una grande esperienza militare, suona alle orecchie dei lettori sicuramente molto più serio e impegnativo di quello che potrebbe sembrare l'equivalente italiano conto alla rovescia
A me count down non suona affatto piú serio, anzi: la pronuncia italiana /kaunˈdaun/ me lo rende perfino ridicolo. Ma forse sono strambo io. :roll:
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Non ho (ancora) letto il primo articolo; ho letto invece il secondo. La prima cosa che preoccupa è l’elevato numero d’accenti mancanti e, qua e là, gli errori di sintassi. La seconda sono le contraddizioni e la grande ingenuità di fondo che permea lo scritto:

Attraverso questo lavoro si è potuto constatare che vi e un'introduzione cosciente e voluta di prestiti inglesi mirata a creare nuovi messaggi che rispondano alle esigenze di una società italiana più libera. La lingua inglese nel contesto semantico e testuale italiano ha delle proprietà molto più marcate rispetto a quelle italiane originarie, in parte per i significati denotativi e associativi di cui e carica e, in parte, per la flessibilità sintattica di cui essa è dotata. Al prestito inglese non si ricorre solo per "tappare un buco" lessicale e semantico ma proprio per creare un nuovo tipo di testo, che e poco impegnativo a livello superficiale ma che a livello comunicativo e denso di significato.

Nuovi messaggi? Una società italiana piú libera? C’è qui una distorta visione della realtà: la libertà – in qualunque sua forma – non dipende mai dal tipo di lingua adoperato. Né la novità dei messaggi risiede nel ridirli con parole forestiere: tutto è già stato detto – e meglio di quanto non facciano i giornali.

Poi nella conclusione si legge questo:

E’ pertanto un obbligo nei confronti della gloriosa storia della lingua italiana, della nostra cultura e del nostro paese preservare l'unicità del bell'idioma romanzo che affascina l'intero pianeta e sforzarsi, ogni qualvolta la nostra memoria, invasa di anglismi, francesismi e americanismi, ci suggerisce il termine straniero, porsi un interrogativo sull'utilità di un suo utilizzo ai fini della comunicazione. In molti casi l'effetto che si ottiene non è quello sperato e si rischia di suscitare ilarità per una maccheronica pronuncia o per un'eccessiva estensione di significato. Nella remota eventualità che l'ascoltatore conosca veramente la lingua straniera storpiata dai parlante, è meglio non rischiare e limitarsi a sfoggiare una lingua assolutamente viva che, se usata correttamente, è sicuramente bella da ascoltare.

Chi ha letto tutto l’articolo o semplicemente la citazione riportata da Ferdinand qui sopra su countdown (si scrive univerbato) potrà misurare tutta la sconclusionatezza di tale scritto.

Mi piace concludere con le sagge parole (citate nell’articolo) di Maurizio Dàrdano:

Non credo che sia necessario rifarsi sempre al modello inglese per rendere più moderna e più semplice la lingua italiana. L’italiano ha in sé le possibilità e i mezzi per venire incontro alle esigenze della vita moderna. Chi invoca comunque l’intervento dell’inglese nella nostra sintassi e nel nostro lessico ha in genere una conoscenza mediocre della nostra lingua. Per la mia esperienza d’insegnante posso dire che gli italiani che non sanno scrivere in modo decente credono di risolvere tutto o quasi tutto con l’inglese. Si sbagliano.

Infine: il discorso su denotazione e connotazione riferito all’impiego di anglicismi nei testi giornalistici è, per dirla col Castellani, d’un’estrema miopia linguistica: primo perché l’intento presunto sfugge del tutto alla maggioranza dei lettori (che capiscono a dir molto il 60%); e secondo perché le connotazioni attribuite a termini stranieri sono superficiali e transeunti in grazia della loro totale arbitrarietà.

Se meglio si conoscesse l’italiano, e le vaste gamme di sfumature semantiche di ogni singola parola; se ci si rendesse conto dell’immenso serbatoio lessicale che possediamo; se si leggesse di piú i classici: si scoprirebbe che le connotazioni che l’inglese sembra offrire sono parvenze rispetto a quelle nostre reali. Un’autentica e precisa comunicazione non può avvenire se non sulle fondamenta e per il tramite dell’edificio immenso e versicolore attraverso il quale si compie la conoscenza della realtà da parte del singolo: la lingua materna, strumento di pensiero, di sentimento e di vita.
Ultima modifica di Marco1971 in data sab, 15 set 2012 1:03, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5279
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Intervento di Carnby »

Grazie, caro Marco, per il suo intervento: è davvero un pezzo da incorniciare. :)
Se mi è permesso un piccolo appunto, count down/countdown si può scrivere sia staccato sia attaccato (almeno così dice il mio dizionario monolingue inglese della Oxford University Press).
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Grazie, caro Carnby! :oops:

Sulla grafia del nome countdown, può controllare nelle versioni elettroniche dei maggiori dizionari monolingui inglesi: Uno, Due, Tre.

Lo Shorter Oxford dà un esempio col trattino, ma a lemma mette countdown. Nessun esempio di grafia staccata.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5279
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Intervento di Carnby »

Marco1971 ha scritto:Sulla grafia del nome countdown, può controllare nelle versioni elettroniche dei maggiori dizionari monolingui inglesi: Uno, Due, Tre.

Lo Shorter Oxford dà un esempio col trattino, ma a lemma mette countdown. Nessun esempio di grafia staccata.
Chiedo venia: la grafia staccata esiste, ma solo per il verbo: quindi si dice to count down ma the countdown (avevo consultato frettolosamente il dizionario). :oops:
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Ogni perdono è garantito a un amante di nostra favella. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Continuo un po’ cosí, a ruota libera. A tutti sembra intraducibile coach (per fare un esempio di cui s’è parlato di recente) e nessuno rimane soddisfatto quando si propone qualcosa per sostituirlo. Perché? Perché la «misteriosa» parola straniera è meretrice: va con tutti, s’insemina d’ogni seme, e diventa una bambola che ognuno veste o sveste come vuole. Di piú: essa (bambola) si permette di saltare i registri, e cosí viene considerata nobile anche se, nella lingua d’origine, fa un po’ la portinaia e appartiene al registro medio-basso.

Quello che sfugge è questo: il forestierismo non è nobile, e non è neanche preciso (se non designa una realtà culturale ristretta a una comunità). È un modo molto epidermico per dire: «Guarda, io non ho voglia di riflettere, ho poco tempo e ho questo termine, perché complicarmi la vita?».

Ognuno è immerso nelle proprie attività lavorative e vitali. Ognuno pensa a sé. Il bene comune viene dopo, se viene. E in fondo, tutto questo è tremendamente normale. Siamo tutti un po’ cosí. Manca solo chi dovrebbe essere pagato per occuparsi di queste cose in modo professionale. Lacuna incolmabile di cui si conoscono cause e conseguenze.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Marco1971 ha scritto:La prima cosa che preoccupa è l’elevato numero d’accenti mancanti e, qua e là, gli errori di sintassi. La seconda sono le contraddizioni e la grande ingenuità di fondo che permea lo scritto:

Attraverso questo lavoro si è potuto constatare che vi e un'introduzione cosciente e voluta di prestiti inglesi mirata a creare nuovi messaggi che rispondano alle esigenze di una società italiana più libera. La lingua inglese nel contesto semantico e testuale italiano ha delle proprietà molto più marcate rispetto a quelle italiane originarie, in parte per i significati denotativi e associativi di cui e carica e, in parte, per la flessibilità sintattica di cui essa è dotata. Al prestito inglese non si ricorre solo per "tappare un buco" lessicale e semantico ma proprio per creare un nuovo tipo di testo, che e poco impegnativo a livello superficiale ma che a livello comunicativo e denso di significato.

Nuovi messaggi? Una società italiana piú libera? C’è qui una distorta visione della realtà: la libertà – in qualunque sua forma – non dipende mai dal tipo di lingua adoperato. Né la novità dei messaggi risiede nel ridirli con parole forestiere: tutto è già stato detto – e meglio di quanto non facciano i giornali.
Purtroppo il primo articolo (se non l'avesse letto nel frattempo) dice piú o meno le stesse cose.
Per il resto, non posso che condividere le sue riflessioni.


Per gli accenti potrebbe trattarsi d'un problema di formattazione, ma non si spiega perché a volte siano presenti e altre no. Sugli errori di sintassi non credo ci siano giustificazioni... :(
Riguardo a countdown l'ho riportato come viene citato nell'articolo (a sua volta la citazione è ripresa in questo modo – e senza neanche il corsivo, per carità! – da un quotidiano).
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Ho letto soltanto ora il secondo articolo, e non posso che sottoscrivere tutto ciò che ha detto Marco al riguardo.

Per l'aspetto formale, oltre agli accenti mancanti (addirittura si trova un accento s'una parola che non lo richiede!) e alla sintassi, direi che manca proprio una qualsiasi organizzazione di tipo testuale: il documento non sembra seguire una qualche logica o ordine...

Quanto alle contraddizioni, sono veramente incredibili; sembra che la parte finale sia stata scritta da qualcun altro.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 26 ospiti