La lingua fattore di pace. L’italiano in Italia.
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La lingua fattore di pace. L’italiano in Italia.
Una lezione del professor Sabatini messa a disposizione dal mio caro amico Massimo Binelli.
Non vi lasciate scoraggiare dall’inizio un po’ lento a decollare: vale la pena ascoltarla tutta; finisce su cose attualissime della massima importanza.
Non vi lasciate scoraggiare dall’inizio un po’ lento a decollare: vale la pena ascoltarla tutta; finisce su cose attualissime della massima importanza.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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Siamo conosciuti come quelli che disprezzano l’italiano in casa: ci considereranno servi come spesso siamo stati considerati nei secoli passati. La lingua deve servire ad avere un dignitoso amor proprio, non superbia, non orgoglio. […] Senza una capacità di usare bene l’italiano e una considerazione di questo fatto, noi ci esponiamo a dei crolli veri e propri, in una fase in cui il confronto con le altre culture è quotidiano ed è anche uno scontro.
Queste sono parole di grande saggezza ed equilibrio. Molto lucida anche la condanna dei corsi di laurea solo in inglese: come dice il professore, far lezione in inglese non significa tenere un discorso e poi andarsene, ma parlare con gli studenti e ragionare in ogni momento su ciò che si dice, il che abbisogna di una conoscenza approfondita di tutte le sfumature della lingua. Non sapevo che chi frequenta i corsi solo in inglese del Politecnico non paga le tasse: questa è discriminazione bella e buona.
Queste sono parole di grande saggezza ed equilibrio. Molto lucida anche la condanna dei corsi di laurea solo in inglese: come dice il professore, far lezione in inglese non significa tenere un discorso e poi andarsene, ma parlare con gli studenti e ragionare in ogni momento su ciò che si dice, il che abbisogna di una conoscenza approfondita di tutte le sfumature della lingua. Non sapevo che chi frequenta i corsi solo in inglese del Politecnico non paga le tasse: questa è discriminazione bella e buona.
- caixine
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Personalmente non sono d'accordo:
1) noi veneti nei secoli passati non eravamo servi, anzi, lo siamo diventati solo dopo, dopo il corso-francese e i Savoia;
2) lo sprezzo di cui parlate è il compenso che si riceve quando si disprezza il prossimo e in questo caso il disprezzo delle altre lingue dell'area italica dette dialetti; l'amor proprio incomincia da queste lingue e non dal volgare italiano;
3) ben vengano anche i corsi universitari in lingua inglese per preparare specialisti in grado di muoversi nel mondo;
4) ben vengano i corsi universitari anche nelle altre lingue italiche per rivalutarle e rinforzarle;
5) certe forme di esasperazione del nazionalismo esclusivo fanno solo che danno;
6) vero è il detto che "chi troppo vuole alla fine nulla stringe";
7) un po' di umiltà fa un gran bene;
8) non dimentichiamoci che siamo anche cittadini europei e conoscere bene altre lingue europee non è per nulla un male.
1) noi veneti nei secoli passati non eravamo servi, anzi, lo siamo diventati solo dopo, dopo il corso-francese e i Savoia;
2) lo sprezzo di cui parlate è il compenso che si riceve quando si disprezza il prossimo e in questo caso il disprezzo delle altre lingue dell'area italica dette dialetti; l'amor proprio incomincia da queste lingue e non dal volgare italiano;
3) ben vengano anche i corsi universitari in lingua inglese per preparare specialisti in grado di muoversi nel mondo;
4) ben vengano i corsi universitari anche nelle altre lingue italiche per rivalutarle e rinforzarle;
5) certe forme di esasperazione del nazionalismo esclusivo fanno solo che danno;
6) vero è il detto che "chi troppo vuole alla fine nulla stringe";
7) un po' di umiltà fa un gran bene;
8) non dimentichiamoci che siamo anche cittadini europei e conoscere bene altre lingue europee non è per nulla un male.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
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Mi sa che Lei si dimentica che siamo «anche» cittadini italiani (cioè scusi, Lei no, Lei è solo veneto a quanto pare...), e che conoscere bene la lingua italiana – prima di tutto – non è per nulla un male.caixine ha scritto:8) non dimentichiamoci che siamo anche cittadini europei e conoscere bene altre lingue europee non è per nulla un male.
P.S. Le consiglio, come Le è già stato fatto notare, di controllare ciò che scrive prima d'inviarlo.
- Ferdinand Bardamu
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Il mondo non gira attorno al Veneto e ai veneti. Pur essendo nato in questa regione, mi sento di dirle un sonoro «chi se ne importa».caixine ha scritto:1) noi veneti nei secoli passati non eravamo servi, anzi, lo siamo diventati solo dopo, dopo il corso-francese e i Savoia;
Questa è una sciocchezza razzista, un’affermazione cretina fatta solo per provocare. Marco l’ha già avvertita a questo riguardo. Qui non si fa politica.caixine ha scritto:2) lo sprezzo di cui parlate è il compenso che si riceve quando si disprezza il prossimo e in questo caso il disprezzo delle altre lingue dell'area italica dette dialetti; l'amor proprio incomincia da queste lingue e non dal volgare italiano;
Se lei si fosse preso la briga di ascoltare il discorso di Sabatini, avrebbe scoperto che non osteggia i corsi in lingua inglese in sé, ma il fatto che non ci sia alternativa a essi: o in inglese o niente. Per di piú, sembrerebbe (non ho verificato) che chi li segue ottenga l’esonero dal pagamento della retta: ebbene, questo è incostituzionale, perché non tutti hanno i mezzi necessari per imparare bene l’inglese; pertanto si crea un’ingiusta discriminazione. Poi c’è la questione della preparazione dei docenti; ma per questo la rimando all’ascolto del discorso summentovato.caixine ha scritto:3) ben vengano anche i corsi universitari in lingua inglese per preparare specialisti in grado di muoversi nel mondo;
Affinché una lingua possa essere strumento d’insegnamento, deve crearsi una norma scritta. In quale veneto vorrebbe lei insegnare? In quello di Verona? di Vicenza? di Padova? in veneziano? Lo stesso vale per tutti gli altri dialetti d’Italia. Tralascio che ciò significherebbe non solo la fine dell’unità nazionale, ma anche il ripiegamento delle singole regioni nel loro misero orticello.caixine ha scritto:4) ben vengano i corsi universitari anche nelle altre lingue italiche per rivalutarle e rinforzarle;
Di quale nazionalismo parla? del suo (personale) becero nazionalismo veneto?caixine ha scritto:5) certe forme di esasperazione del nazionalismo esclusivo fanno solo che danno;
Sarei curioso di sapere quale sia il suo livello di conoscenza dell’inglese. Anche qui, taccio il fatto che lei ha del tutto frainteso il discorso per perseguire i suoi soliti, triti scopi propagandistici.caixine ha scritto:8) non dimentichiamoci che siamo anche cittadini europei e conoscere bene altre lingue europee non è per nulla un male.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data ven, 02 nov 2012 9:50, modificato 1 volta in totale.
- caixine
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Non mi dimentico affatto:Andrea Russo ha scritto: ... Mi sa che Lei si dimentica che siamo «anche» cittadini italiani (cioè scusi, Lei no, Lei è solo veneto a quanto pare...), e che conoscere bene la lingua italiana – prima di tutto – non è per nulla un male. ...
1) la lingua italiana, per me, è come per uno svizzero ticinese; per me non ha alcun valore "nazionalistico italiano" e sentimentalmente viene dopo quella veneta a pari merito con quella tedesca;
2) personalmente non confondo la cittadinanza con la nazionalità: io sono cittadino italiano di nazionalità veneta.
Per quanto riguarda le facoltà universitarie in lingua veneta e nelle altre lingue dell'area italica basterebbe incominciare con una facoltà di lingua (e non di dialettologia) per ogni area linguistica omogenea come per esempio quella veneta.
Ultima modifica di caixine in data lun, 22 ott 2012 22:25, modificato 1 volta in totale.
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Alberto Pento
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- Ferdinand Bardamu
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Area linguistica omogenea? In che senso? Il mio dialetto è diverso dal suo; il suo è diverso da quello di Venezia. Le differenze si notano persino tra paese e paese. (Lei ch’è cosí appassionato del dialetto veneto si ricorderà certamente la battuta di Luigi Meneghello secondo cui le persone sedute a una stessa tavola, in famiglia, parlano ciascuna una lingua leggermente diversa da quella delle altre. E non si riferiva all’idioletto.)caixine ha scritto:Per quanto riguarda le facoltà universitarie in lingua veneta e nelle altre lingue dell'area italica basterebbe incominciare con una facoltà di lingua (e non di dialettologia) per ogni area linguistica omogenea come per esempio quella veneta.
Eppoi, quale lingua per l’insegnamento del veneto? Quella di Verona? di Vicenza? Padova? Rovigo? Belluno? Venezia? Treviso? Un miscuglio fra tutte queste? E chi si prende la briga di dire quali e quanti elementi prendere da una invece che da un’altra?
- caixine
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Bardamu lasci stare l'idioletto che mi fa sol che ridere e lasci stare la politica: le ricordo che io sono veneto per natura e nazionalità e che la cittadinanza statuale è soltanto politica.
Se dessero a me la fondazione e la direzione della facoltà di lingua veneta e non dovessi rispondere né a Roma né a Venezia stia tranquillo che saprei ben risolvere tutti i finti problemi da lei sollevati.
Se dessero a me la fondazione e la direzione della facoltà di lingua veneta e non dovessi rispondere né a Roma né a Venezia stia tranquillo che saprei ben risolvere tutti i finti problemi da lei sollevati.
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- Ferdinand Bardamu
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Perché dovrebbe far ridere il riferimento all’idioletto? Si spieghi, perché altrimenti la sua affermazione risulta offensiva (tanto per cambiare).caixine ha scritto:Bardamu lasci stare l'idioletto che mi fa sol che ridere e lasci stare la politica: le ricordo che io sono veneto per natura e nazionalità e che la cittadinanza statuale è soltanto politica.
Mi dica poi dove avrei parlato di politica. Le ricordo che della sua venetità poco me ne cale (e poco cale, immagino, anche agli altri frequentatori).
Lei è molto simpatico.caixine ha scritto:Se dessero a me la fondazione e la direzione della facoltà di lingua veneta e non dovessi rispondere né a Roma né a Venezia stia tranquillo che saprei ben risolvere tutti i finti problemi da lei sollevati.
Non è esattamente così.caixine ha scritto:Personalmente non sono d'accordo:
1) noi veneti nei secoli passati non eravamo servi, anzi, lo siamo diventati solo dopo, dopo il corso-francese e i Savoia…
Venezia non era serva, ma i veneti erano servi di Venezia. La Repubblica di Venezia era la repubblica della città di Venezia, non dei veneti. Venezia era una città-Stato, guidata da un'oligarchia, che governava su dei possedimenti di Terreferma che si è conquistata.
Dal mio punto di vista svizzero mi è difficile comprendere l'ossessione che i veneti hanno per il dialetto.
- Ferdinand Bardamu
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Be’, caro Giovabis, se considera solo gl’interventi di Caixine, non mi meraviglia la sua perplessità.
In Veneto, l’uso del dialetto, a mio parere, ha piú che fare con una certa insofferenza nei confronti dello Stato che con una romantica difesa delle tradizioni locali.
Concordo pienamente colla sua ricostruzione storica, ma, come può ben comprendere, il nazionalismo ha bisogno di distorcere i fatti a proprio favore.
In Veneto, l’uso del dialetto, a mio parere, ha piú che fare con una certa insofferenza nei confronti dello Stato che con una romantica difesa delle tradizioni locali.
Concordo pienamente colla sua ricostruzione storica, ma, come può ben comprendere, il nazionalismo ha bisogno di distorcere i fatti a proprio favore.
- caixine
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La lingua italiana da strumento di pace si è fatta strumento di discriminazione socio-etnolinguistica.
Le ricordo, nel caso fosse nato e fosse vissuto fuori o lontano dalla Svizzera (magari in Italia e a Roma ?) che lo stato svizzero è confederale a democrazia diretta, plurietnico e plurilingue: 4 sono le lingue ufficiali della Svizzera (romancio, francese, italiano, tedesco) a pari dignità e le altre lingue locali o dialetti sono parlate quotidianamente con amore e senza vergogna dalla maggior parte degli svizzeri.
In Svizzera nessuno si sogna di dire che le lingue locali sono lingue inferiori e che dovrebbero essere abbandonate in favore di quelle ufficiali.
Perché non va a dire ai grigonesi e agli engadinesi che la loro lingua romancia è un dialetto e non una lingua e che non dovrebbero avere l’ossessione di parlarla, di scriverla, di adoperarla, visto che vi sono già le altre tre lingue maggioritarie che potrebbero annullare il bisogno della loro minoritaria lingua romancia ?
Un buon svizzero come rispetta tutte le lingue della Svizzera dovrebbe rispettare tutte le lingue degli altri popoli europei e del mondo.
Tutti i veneti ricordano con nostalgia il periodo della Repubblica Veneta; anche molti non veneti.
Pochi anni prima che la mia città di Vicenza si desse o donasse a Venezia, ricevette dalla Confederazione Svizzera formale richiesta di entrarne a far parte ma Vicenza preferì darsi a Venezia (fonte: Storia di Posina; migrazioni dalla Baviera, dal Tirolo e dalla Svizzera Alemanna).
Senza dilungarmi oltre credo che, per seguire la sua ipotesi, l'essere stati "servi de Venezia" fosse una condizione mille volte preferibile alla degrandante sudditanza ai Savoia e alla partitocrazia della Repubblica Italiana che è soltanto una parvenza degenerata di una buona democrazia come quella svizzera a cui i veneti hanno tutto il diritto dopo la ottima Repubblica Aristocratica Veneta, come naturale evoluzione.
Ai veneti veneziani, agli aristocratici veneti veneziani di un tempo, possiamo rimproverare di non essersi aperti alla aristocrazia di terra e alla borghesia, come invece hanno fatto i lord in Inghilterra e così è giunta la ghigliottina francese che ha decapitato la testa veneziana ma a pagare sono stati tutti veneti con fame, miseria, milioni di migranti e la I guerra mondiale che ha distrutto la terra veneta.
Se l'oligarchia veneziana si fosse aperta, come suggerivano alcuni, Napoleone non si sarebbe nemmeno sognato di avvicinarsi ai confini della Repubblica Veneta e la storia politica della penisola italica sarebbe stata tutt' altro.
Le sovvengo che anche la Svizzera un tempo era una "repubblica oligarchica" e che l'evoluzione verso la democrazia diretta ha richiesto secoli.
Da come parla mi viene il dubbio che lei possa non essere svizzero o che non abbia avuto una buona educazione svizzera al rispetto della diversità entolinguistica e culturale ?Giovabis ha scritto:Dal mio punto di vista svizzero mi è difficile comprendere l'ossessione che i veneti hanno per il dialetto.
Le ricordo, nel caso fosse nato e fosse vissuto fuori o lontano dalla Svizzera (magari in Italia e a Roma ?) che lo stato svizzero è confederale a democrazia diretta, plurietnico e plurilingue: 4 sono le lingue ufficiali della Svizzera (romancio, francese, italiano, tedesco) a pari dignità e le altre lingue locali o dialetti sono parlate quotidianamente con amore e senza vergogna dalla maggior parte degli svizzeri.
In Svizzera nessuno si sogna di dire che le lingue locali sono lingue inferiori e che dovrebbero essere abbandonate in favore di quelle ufficiali.
Perché non va a dire ai grigonesi e agli engadinesi che la loro lingua romancia è un dialetto e non una lingua e che non dovrebbero avere l’ossessione di parlarla, di scriverla, di adoperarla, visto che vi sono già le altre tre lingue maggioritarie che potrebbero annullare il bisogno della loro minoritaria lingua romancia ?
Un buon svizzero come rispetta tutte le lingue della Svizzera dovrebbe rispettare tutte le lingue degli altri popoli europei e del mondo.
Le genti della terraferma veneta non erano serve di Venezia, le città con tutto il comprensorio comunale si sono date a Venezia in una forma che lasciava loro una certa autonomia.Giovabis ha scritto:Venezia non era serva, ma i veneti erano servi di Venezia. La Repubblica di Venezia era la repubblica della città di Venezia, non dei veneti. Venezia era una città-Stato, guidata da un'oligarchia, che governava su dei possedimenti di Terreferma che si è conquistata.
Tutti i veneti ricordano con nostalgia il periodo della Repubblica Veneta; anche molti non veneti.
Pochi anni prima che la mia città di Vicenza si desse o donasse a Venezia, ricevette dalla Confederazione Svizzera formale richiesta di entrarne a far parte ma Vicenza preferì darsi a Venezia (fonte: Storia di Posina; migrazioni dalla Baviera, dal Tirolo e dalla Svizzera Alemanna).
Senza dilungarmi oltre credo che, per seguire la sua ipotesi, l'essere stati "servi de Venezia" fosse una condizione mille volte preferibile alla degrandante sudditanza ai Savoia e alla partitocrazia della Repubblica Italiana che è soltanto una parvenza degenerata di una buona democrazia come quella svizzera a cui i veneti hanno tutto il diritto dopo la ottima Repubblica Aristocratica Veneta, come naturale evoluzione.
Ai veneti veneziani, agli aristocratici veneti veneziani di un tempo, possiamo rimproverare di non essersi aperti alla aristocrazia di terra e alla borghesia, come invece hanno fatto i lord in Inghilterra e così è giunta la ghigliottina francese che ha decapitato la testa veneziana ma a pagare sono stati tutti veneti con fame, miseria, milioni di migranti e la I guerra mondiale che ha distrutto la terra veneta.
Se l'oligarchia veneziana si fosse aperta, come suggerivano alcuni, Napoleone non si sarebbe nemmeno sognato di avvicinarsi ai confini della Repubblica Veneta e la storia politica della penisola italica sarebbe stata tutt' altro.
Le sovvengo che anche la Svizzera un tempo era una "repubblica oligarchica" e che l'evoluzione verso la democrazia diretta ha richiesto secoli.
Ultima modifica di caixine in data ven, 23 nov 2012 14:06, modificato 3 volte in totale.
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Alberto Pento
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La smetta, davvero, la prego, con queste affermazioni non dimostrate né dimostrabili. La maggior parte dei veneti ha ben altro per la testa che la storia del Veneto, perciò non vedo proprio chi possa ricordare con nostalgia un periodo che è finito da piú di duecento anni. Forse qualche zombi.caixine ha scritto:Tutti i veneti ricordano con nostalgia il periodo della Repubblica Veneta.
- caixine
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La smetta lei di dire sciocchezze.Ferdinand Bardamu ha scritto:... Forse qualche zombi.
Gli ebrei dopo essere stati cacciati dalla loro terra, dai romani, hanno sentito il bisogno e la nostalgia di tornarci dopo quasi duemila anni di patimenti e la difendono con i denti ogni giorno.
E lei crede che 200 anni di patimenti e di umiliazioni non siano sufficenti per avere nostalgia della nostra Repubblica Veneta?
Vada a dire le sue sciocchezze anche agli ebrei.
Ultima modifica di caixine in data ven, 23 nov 2012 14:12, modificato 1 volta in totale.
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