Quel che resterà negli anni avvenire

Spazio di discussione su questioni che non rientrano nelle altre categorie, o che ne coinvolgono piú d’una

Moderatore: Cruscanti

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Marco1971
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Quel che resterà negli anni avvenire

Intervento di Marco1971 »

1) Le preposizioni
2) Gli articoli
3) I pronomi personali
4) Alcuni avverbi (come qui/qua)
5) La morfologia verbale

Del lessico, solo quello delle canzoni (amore, mare, vento, brivido, notte, luna, onda, cuore, capelli, attimo, fantasia, sogno, mano, anima, uomo, donna, angelo, giorno, rumore, mistero, estate, parole, fuoco, vita, musica, poesia, ricordo, cieli, libertà, festa, inverno, desiderio, nostalgia, tempo, memoria, profumo, voce, tormento, addio, sogno, sole, voli, città, orizzonte, mondo...) Oddio, dicono i linguisti che il lessico è l’ultima ruota del carro. Bene.

E con queste parole come possiamo parlare di arte e di scienza?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Si formerà un creolo italo-inglese e finiremo per parlare una lingua neoanglica. Ognuno sceglierà dell’inglese le parole che piú gli attalentano, come si scelgono i piatti d’un listino al ristorante. Le neoformazioni saranno composte solo di elementi inglesi: il linguaggio della scienza sarà un osceno mischione di lessico inglese adagiato su di un sottile letto d’italiano (temo che già lo sia).

Questa creolizzazione sta ormai prendendo piede. Ieri un amico mi diceva che dobbiamo essere compliant con certi standard e dobbiamo gestire meglio le news. Purtroppo solo io ho avvertito il ridicolo di questo modo d’esprimersi.
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Animo Grato
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Re: Quel che resterà negli anni avvenire

Intervento di Animo Grato »

Marco1971 ha scritto:1) Le preposizioni
2) Gli articoli
3) I pronomi personali
4) Alcuni avverbi (come qui/qua)
5) La morfologia verbale
Mi sembra una previsione fin troppo ottimistica.
Già adesso mi pare che le cinque categorie qui indicate siano conservate integralmente solo nell'italiano scritto, mentre la lingua parlata ha di fatto operato un'ulteriore scrematura. Chi di voi, in una normale conversazione, ha recentemente sentito usare egli, ella, essi? O vogliamo parlare del pronome le, messo alle corde dal prepotente gli? Per quel che riguarda i verbi, eviterò di intonare il consueto treno per la scomparsa del congiuntivo... :roll:
PersOnLine
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Re: Quel che resterà negli anni avvenire

Intervento di PersOnLine »

Marco1971 ha scritto:Oddio, dicono i linguisti che il lessico è l’ultima ruota del carro.
Infatti, m'era parso d'aver letto qualcosa di simile sulle pagine della Crusca: per loro basta che si conservino intatti la maggior parte dei fonemi, qualche brandello di morfologia e di sintassi, che è ancora la stessa lingua. Mi chiedo come si possa avere, da linguista, un'idea così aberrante di lingua, senza tener conto dell'aspetto culturale, che è tutto nel lessico [e nella sua continuità].

Marco1971 ha scritto:Del lessico, solo quello delle canzoni (amore, mare, vento, brivido, notte, luna, onda, cuore, capelli, attimo, fantasia, sogno, mano, anima, uomo, donna, angelo, giorno, rumore, mistero, estate, parole, fuoco, vita, musica, poesia, ricordo, cieli, libertà, festa, inverno, desiderio, nostalgia, tempo, memoria, profumo, voce, tormento, addio, sogno, sole, voli, città, orizzonte, mondo...)
Purtroppo, già questo mi sembra fin troppo ottimistico: nell'anglorrea imperante, amore è già love; notte è night; luna, moon; sogno, dream; angelo, angel; giorno, day; estate, summer; vita, life; cielo, sky; festa, party; tempo, time; voce, voice; città, city; e presto qualche intelligentone sosterrà che due termini così diversi per uomo e donna è discriminatorio, quindi il politicamente corretto imporrà man e woman. (Chiudiamo con una faccina :), tanto per sdrammatizzare).
Ultima modifica di PersOnLine in data dom, 03 mar 2013 11:28, modificato 1 volta in totale.
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Ferdinand Bardamu
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Re: Quel che resterà negli anni avvenire

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Animo Grato ha scritto:Già adesso mi pare che le cinque categorie qui indicate siano conservate integralmente solo nell'italiano scritto, mentre la lingua parlata ha di fatto operato un'ulteriore scrematura. Chi di voi, in una normale conversazione, ha recentemente sentito usare egli, ella, essi? O vogliamo parlare del pronome le, messo alle corde dal prepotente gli? Per quel che riguarda i verbi, eviterò di intonare il consueto treno per la scomparsa del congiuntivo...
Be’, lei parla della semplificazione dell’italiano, fenomeno per il quale non c’è da gridare allo scandalo. Anzi, significa che l’italiano è finalmente diventato una lingua viva, parlata, non piú libresca.

I pronomi egli, ella, essi, esse non sono piú usati nella lingua comune da un bel po’: come si sa, lui, lei e loro furono adottati da Manzoni dopo la «sciacquatura dei panni in Arno».

La confluenza del clitico le in gli è pure un fenomeno comune nel parlato; naturale, oserei dire, specialmente nel parlato meno sorvegliato.

Il congiuntivo scompare solo quando scendiamo nella cantina della lingua, cioè nei registri linguistici piú bassi. Peraltro, posso dirle che, nella mia esperienza di parlante, questo modo scompare solo in italiano, ché in dialetto non direi mai *«credo ch’el ga finío» (=credo che lui abbia finito), ma solo «credo ch’el gàvia finío».

Certo, è indubbio che ci sia anche un grave problema di conoscenza della lingua e delle sue infinite sfumature e possibilità. Ma questo problema apre la strada a un uso distorto dell’inglese, che rischia di rendere sempre meno chiara la comunicazione.
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GianDeiBrughi
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Intervento di GianDeiBrughi »

Io "esse/essi" li sento usare e li uso relativamente spesso in contesti tecnici quando serve un pronome per evitare ambiguità e non si può usare un dimostrativo.
amoralizzatore
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Intervento di amoralizzatore »

Scusate, ho un dubbio sul titolo della discussione: "quel che resterà negli anni avvenire".

La forma "quel che resterà negli anni a venire" non è corretta?
Io solitamente utilizzavo quest'ultima.
Grazie.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Il DOP dice:

rara, e solo per l’agg., la var. a venire: i secoli avvenire (raro a venire); non rara però dove possa dare evidenza a una contrapposiz.: gli anni ormai trascorsi e quelli a venire
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Curioso che sia raro, avrei usato anch'io a venire...
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GianDeiBrughi
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Intervento di GianDeiBrughi »

Anch'io ho sempre detto "a venire" e l'ho sempre sentito usare, ed abusare, da un cospicuo numero di docenti tra liceo e università.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

A venire e avvenire si pronunciano nello stesso identico modo. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Marco1971 ha scritto:A venire e avvenire si pronunciano nello stesso identico modo. ;)
Per voi toscani. :wink:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

E in pronuncia normativa. :P
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Ma noi risparmiamo fiato. 8)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

u merlu rucà ha scritto:Ma noi risparmiamo fiato. 8)
Pigroni! :P

In realtà non ne sprechiamo piú di voi, sono semplici abitudini fonatorie. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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