Intervista a Claudio Marazzini su Famiglia Cristiana

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Moderatore: Cruscanti

Apani
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Intervento di Apani »

Infarinato ha scritto:Ma comunicare come? Certo meno efficacemente, meno «perfettamente» che nella lingua materna del[l’inter]locutore.
Ma certa gente favorisce l'uso dell'inglese, lo sa bene. :(
Sono quindi sicuro che in molti preferirebbero di gran lunga studiarsi l'espressività completa dei termini inglesi, riporgerla in un cassetto della loro memoria e continuare a comunicare con i suddetti grugniti, piuttosto di impiegare un'italianizzazione "fascista" e "antiglobalista".
Cioè, gli esterofili reagirebbero dicendo qualcosa tipo: "lo so che self-service significa autoservizio ma nel marketing si parla in inglese!!"
Infarinato ha scritto:Questa, proprio non l’ho capita… e poi, zoologicamente parlando, bug in inglese vuol dire tutto, meno che «baco». :?
Mi sono confuso fra traduzione o adattamenti; diciamo piuttosto "Insetto", "Coleottero", o qualunque sia il significato di "Bug" in inglese.
Scilens ha scritto:È come se fosse andato, Apani, a difendere i cristiani in un fòro d'integralisti sfegatati musulmani :) ma non si preoccupi, non sarà crocifisso all'uscio e la sua casa data alle fiamme. Solo che mi fa l'effetto di uno che voglia scambiare per un misero hot-dog, un sontuoso vassoio d'anatra con le arance. :P
Sto semplicemente facendo l'avvocato del diavolo, esponendo ragioni altrui. Mi creda, quando gli istruttori del mio circolo di canoa/caiacco ci mandano a fare "footing" per riscaldarci e ad allenamento finito ci fanno "il briefing", mi viene da storcere parecchio il naso.
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Ferdinand Bardamu
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FT: traducente per «self-service»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Apani ha scritto:Cioè, gli esterofili reagirebbero dicendo qualcosa tipo: "lo so che self-service significa autoservizio ma nel marketing si parla in inglese!!"
Noterella fuori tema: self-service in realtà sarebbe meglio tradurlo con fai da te (o fai-da-te oppure faidatté), sia perché è una parola chiara e già usata in italiano, sia perché il confisso auto- in autoservizio è spesso interpretato come ‹relativo all’automobile›.
Apani
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Re: FT: traducente per «self-service»

Intervento di Apani »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Noterella fuori tema: self-service in realtà sarebbe meglio tradurlo con fai da te (o fai-da-te oppure faidatté), sia perché è una parola chiara e già usata in italiano, sia perché il confisso auto- in autoservizio è spesso interpretato come ‹relativo all’automobile›.
A cui potrebbero obiettare: "Ma se dici faidatté, penso ai mobili dell'IKEA che devo montarmi da solo. :lol: "
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Apani ha scritto: Sto semplicemente facendo l'avvocato del diavolo, esponendo ragioni altrui.
:)
e fa bene, così se qualcuno tentennasse avrebbe la propria posizione rinforzata da più argomenti.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Carnby
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[FT] «Bug» ~ «baco»

Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:Questa, proprio non l’ho capita… e poi, zoologicamente parlando, bug in inglese vuol dire tutto, meno che «baco».
Beh...
L'Hazon ha scritto:bug [bʌg], s. cimice; (amer.) piccolo insetto [...]
Lo Zingarelli ha scritto:Bàco (1) /'bako/ [estensione del sign. di baco 'essere pauroso' per indicare gernericamente un 'verme'] s. m. (pl. -chi) 1 (zool.) Insetto che passa per il triplice statdio di brico crisalide e farfalla [...]
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Infarinato
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Re: [FT] «Bug» ~ «baco»

Intervento di Infarinato »

Certo, caro Carnby: è pur vero che nella loro piú generica accezione i due vocaboli hanno un’«intersezione non vuota», ma… non prendiamoci in giro: nessuno normalmente tradurrebbe bug con «baco» (o viceversa) se non [informalmente] in campo informatico. ;)
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Intervento di domna charola »

Apani ha scritto:Poi, se uno sa l'inglese, legge "Bug" e pensa sia a "Baco" che a un errore di programmazione, non vedo come persuaderlo a usare l'italiano
Non ne sono convinta.

Conosco abbastanza l'inglese da "pensare" frasi direttamente in quella lingua, se resto immersa più di due giorni in un ambiente anglofono.
E in questo stesso foro ho difeso più di una volta - in passato, prima di essere ridotta al silenzio dagli integralisti islamici :wink: - l'uso dei termini tecnici in inglese all'interno delle comunicazioni scientifiche o comunque di un qualsivoglia gergo tecnico fra "addetti ai lavori".

Nonostante tutto ciò, "bug" mi evoca un qualcosa di ostrogoto che c'entra con l'informatica e che richiede per la comprensione di dettaglio l'intervento di un amico esperto - qui non c'entra la comprensione dell'inglese, bensì del gergo informatico o informatichese - oppure un "niente del tutto", schermo bianco: non c'è immagine mentale corrispondente, almeno sino a che non attivo la modalità "anglopensante".

Che non mi viene naturale, come prima risposta, e soprattutto, si attiva solo in presenza di parlanti in inglese corrente, non di singoli sintagmi sparsi a caso in un discorso in italiano.
Potenzialmente, i vocaboli "inglesi" erranti potrebbero riagganciarsi a più di una lingua, e avere significato diverso in ciascuna di esse, con la conseguente difficoltà di comprensione.
Si risponderà che è il discorso stesso a eliminare l'ambiguità della parola, ma in realtà posso avere due casi effettivi:

- il discorso è relativo a argomento informatico, e quindi automaticamente il mio pensiero andrà a "quella cosa lì che non so cos'è", e torno a telefonare all'amico informatico (e il bruco, o scarafone che dir si voglia, non c'entra per niente)

- il discorso non tratta di informatica, e allora, prima di analizzare il contesto e disambiguare (è un calco vichipediano?...) il vocabolo, mi vien da usare una poco cortese esortazione di viaggio verso l'interlocutore... o, per tornare a un idioma più proprio, di invitarlo a parlare come mangia.

La comunicazione per essere efficace deve essere innanzitutto immediata. Se devo stare a pensare a come decifrare un termine alieno, già ci sono dei problemi.
Se quel termine ha un equivalente in italiano... beh, allo stato attuale della lingua posso solo notare la scortesia di che fa di tutto per apparire "diverso", mettendomi in difficoltà e impedendomi una comprensione immediata e istintiva.
Apani ha scritto:Ma certa gente favorisce l'uso dell'inglese, lo sa bene. :(
Sono quindi sicuro che in molti preferirebbero di gran lunga studiarsi l'espressività completa dei termini inglesi, riporgerla in un cassetto della loro memoria e continuare a comunicare con i suddetti grugniti, piuttosto di impiegare un'italianizzazione "fascista" e "antiglobalista".
Non favorisce "l'uso dell'inglese" bensì il prelievo forzoso di alcuni sintagmi, per rilanciarli nell'acqua fonda di una lingua ad essi estranea.

Ché una lingua non è solo un elenco di parole, bensì tutte le articolate strutture di pensiero entro cui quelle parole vanno a inserirsi, declinandosi/coniugandosi di volta in volta nella maniera che la convenzione alla base di quella forma di pensiero ha stabilito e codificato.

Non credo che "l'espressività completa" possa essere studiata, resta sempre un "fondo" evocativo che è strettamente legato all'esperienza personale e che nessun libro può comunicare.
E' lo stesso motivo per cui, scrivendo in inglese, un madre lingua mi corregge un aggettivo pur appropriato, usando un sinonimo che per lui "a orecchio" suona più preciso e significativo. A volte ero stata indecisa fra i due termini, e la mia scelta alla fine era stata determinata da echi e risonanze della mia esperienza personale, del mio vissuto di non madrelingua. A livello di sfumatura, il significato di quel vocabolo per me era diverso, non percepivo ciò che vi percepiva un madrelingua.
Credo che per arrivare a quel livello di comprensione, o si è "naturalmente vocati" per le lingue, oppure occorra immergersi a lungo nella parlata locale.

E smettiamola, per favore, con questo abuso dell'aggettivo "fascista" applicato a qualsiasi tentativo di difesa della lingua!
Ebbene sì, i fascisti difendevano l'italiano. Ma, noti bene, taluni guidavano anche l'auto, molti amavano mangiare dolci, e tutti, credo, espletavano i propri bisogni fisiologici... dunque, anche tutte queste azioni sono deprecabili in quanto "fasciste"?... :wink:
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Una noterella veloce. Una volta lessi la storia del Bug informatico, di un fatto che successe negli Stati Uniti. Un calcolatore (allora si chiamavano così) di quelli primordiali, di potenza inferiore ad un orologio d'oggi, ma allora il meglio della tecnologia, inspiegabilmente si guastò e tutti s'interrogarono e nessuno capiva perché. Fu dettagliatamente smontato e ci fu trovato dentro un povero maggiolino che aveva provocato un cortocircuito o impedito il raffreddamento, non ricordo bene.
Forse qualcuno ricorda “Bug, l'insetto di fuoco”, anche quello era un coleottero.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Avatara utente
Carnby
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Località: Empolese-Valdelsa

Intervento di Carnby »

Scilens ha scritto:Una noterella veloce. Una volta lessi la storia del Bug informatico, di un fatto che successe negli Stati Uniti. Un calcolatore (allora si chiamavano così) di quelli primordiali, di potenza inferiore ad un orologio d'oggi, ma allora il meglio della tecnologia, inspiegabilmente si guastò e tutti s'interrogarono e nessuno capiva perché. Fu dettagliatamente smontato e ci fu trovato dentro un povero maggiolino che aveva provocato un cortocircuito o impedito il raffreddamento, non ricordo bene.
Forse qualcuno ricorda “Bug, l'insetto di fuoco”, anche quello era un coleottero.
L'aneddoto è riportato anche qui. Aggiungo inoltre che pure tra gli informatici baco per bug è molto comune.
Apani
Interventi: 50
Iscritto in data: mer, 30 lug 2014 15:49

Intervento di Apani »

Fonte?
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5277
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Intervento di Carnby »

Baco per bug l'ho sentito dire in giro tra esperti d'informatica (anche in contesti un po' differenti come «RAM bacata»), non ho fonti sul suo effettivo uso.
valerio_vanni
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Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Intervento di valerio_vanni »

Anche a me è capitato di sentirlo.
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