Colgo al volo questa segnalazione di GFR per riportarvi alcuni passi dell’articolo di Adolfo Scotto di Luzio, uscito oggi 27 gennaio 2016 a pagina 31 del Corriere della Sera (titolo: «Lo sforzo autolesionista di demolire la nostra lingua»). (La riproduzione è riservata, e dell’articolo non c’è traccia sul sito del quotidiano, perciò non posso trascriverlo per intero.)GFR ha scritto:Approfitto dell’occasione per segnalare l’intervento di Adolfo Scotto di Luzio sul Corrierone di oggi (pag 31, se non ricordo male) a proposito degli anglismi.
Di Luzio prende spunto dall’assurdo uso dell’inglese («Join the Navy»!) sui manifesti della campagna di reclutamento della marina militare italiana, e se la prende, com’è giusto, con i pubblicitari che usano l’inglese come rimedio sempre buono per l’assenza d’idee:
- Non c’è dimensione pubblica del nostro Paese, ormai, che non sia affidata a pubblicitari e creativi di ogni risma per i quali l’uso dell’inglese è diventato una specie di tic nervoso.
- È un succedersi di Acceleration Camp, percorsi di accelerazione per stimolare lo spirito di intrapresa nei giovani. Ci sono i Contamination Lab, luoghi di contaminazione interdisciplinare. Le studentesse patiscono i confidence gap, il pregiudizio di genere in ambito scientifico e tecnologico. Il ministero risponde con «Girls in Tech & Science». Su questo linguaggio c’è poco da dire, se non che è refrattario a qualsiasi elaborazione intellettuale.