Sul Metro Libero

Spazio di discussione su questioni di retorica e stile

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

pocoyo ha scritto:vi piace il metro libero?
scrivete o avete scritto in metro libero?
Sí, a me piace molto, in particolare [il primo] Montale; e personalmente sí, ho scritto in versi liberi (è questo il termine esatto) – ma anche in versi tradizionali.

Bisogna però precisare che un poeta che scrive in versi liberi sa bene quel che fa e c’è un’architettura segreta (non è come nell’esempio di Bue qui sopra), meno apparente che nelle forme tradizionali.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
pocoyo
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Intervento di pocoyo »

Marco1971 ha scritto:Bisogna però precisare che un poeta che scrive in versi liberi sa bene quel che fa e c’è un’architettura segreta (non è come nell’esempio di Bue qui sopra), meno apparente che nelle forme tradizionali.
Pünktlich!

Forse quello che davvero mi infastidisce (e qui sto sul ciglio dello sfogo) è che spesso (in molte delle pubblicazioni in versi liberi che ho avuto sotto mano, ma che non voglio riportare) credo di notare l'assenza di questa "architettura", allo stesso modo in cui lei l'ha notata nell'esempio di Bue. Si tratta perloppiú (ma questa è evidentemente una mia opinione) di esaltazioni (e forse nemmeno quelle).

Nel senso di:

L'originalità dell'immaginazione, [...] quando si accorda coi concetti, si chiama genio; quando non si accorda, esaltazione.
(Kant, Antropologia dal Punto di Vista Pragmatico)


Ringrazio tutti per le vostre opinioni. Mi hanno fatto inquadrare meglio le mie. :wink:

P.s.: comunque, in sindrome petrarchesca, [del]la poesia in versi liberi piace anche a me, e - ahimè - la mia penna ci è pur inciampata qualche volta.
Bue
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Intervento di Bue »

Giusto per puntualizzare: io non penso affatto che un quadro di Picasso lo puo` fare anche un bambino, eh, sia chiaro.
Quello che volevo sostenere e` che l'avvento del verso libero nella poesia in lingua o tradotta, anche quella insegnata nelle scuole (io ho scoperto molto dopo i 30 anni che le poesie, ad esempio, di Rimbaud, studiate in italiano in versi liberi al liceo, erano invece strettamente in metrica e in rima in francese, ma sono certo che praticamente NESSUNO dei miei compagni di classe lo abbia scoperto, e che siano rimasti convinti che Rimbaud scrivesse in versi liberi) ha contribuito a generare nella mente dei piu` l'equazione "poesia moderna = verso libero = andare a capo qua e la`", un po' come la pittura astratta ha generato in tanti l'impressione che per fare un quadro moderno basti fare uno scarabocchio.

Per questo nel mio piccolo le poche volte (due) che mi e` capitato di dover tradurre versi ho cercato di farlo in metrica e in rima. Questione di scelta di priorita` (e di contesto, ovviamente - se avessi dovuto tradurre Shakespeare la cosa sarebbe stata diversa).

Sapevo che la mia esternazione (ringrazio Incarcato per avermi dipinto un po' come il bambino sempliciotto della favola, che gridando "il re e` nudo!" mette in imbarazzo i potenti) avrebbe potuto risvegliare l'infinita diatriba - a mio avviso senza soluzione - su cosa sia arte e cosa no.
Marco ha scritto:Tutte le arti si sono svincolate dalle norme classiche senza per questo trasformarsi in altro, poiché ciò che muta è la forma, non la sostanza.
Beh io sono invece del parere che l'arte sia qualcosa di molto vicino alla "pura forma", nel limite in cui si puo` considerare valida la distinzione plato-aristotelica nella visione del mondo odierna. Ma forse Marco si riferiva alla "sostanza della forma" artistica. :wink:
bubu7 ha scritto:Condivido completamente.
Oggi non è poesia quella di Bue come non lo era in passato quella dello "scolaretto" che rispettava formalmente tutt'i criteri metrici allora vigenti.
Non condivido:

Garibaldi fu ferito
fu ferito ad una gamba
Garibaldi che comanda
che comanda i suoi solda`

o

La vispa Teresa
avea tra l'erbetta
a volo sorpreso
gentil farfalletta

o

I quattro versi di uno scolaretto
chino sul banco a ricercar la rima
che, nella fretta di finire prima,
dimentica lo schema del sonetto



sono poesie: brutte, ma sono poesie tanto quanto l'Infinito di Leopardi. Allo stesso modo "Osteria numero nove" e` musica: brutta, ma e` musica tanto quanto il Messia di Haendel; e allo stesso modo una crosta di quelle che si vedono nelle pizzerie e` pittura: brutta ma pittura tanto quanto un ritratto di Rembrandt.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

pocoyo ha scritto:Si tratta perloppiú...
Noterella fuori tema: forse è un semplice refuso, ma lo segnalo lo stesso: si scrive perlopiú o per lo piú.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
pocoyo
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Intervento di pocoyo »

Ma essendo atono, “lo” non dovrebbe dare geminazione?

In dubio volutor... :roll:
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Intervento di Marco1971 »

No, i pronomi atoni non cogeminano mai, a meno di essere preceduti da parola che determini la cogeminazione (o se sono usati metalinguisticamente). ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
pocoyo
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Intervento di pocoyo »

In effetti non direi *loffaccio volentieri. :)
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Intervento di bubu7 »

Bue ha scritto:
bubu7 ha scritto:Condivido completamente.
Oggi non è poesia quella di Bue come non lo era in passato quella dello "scolaretto" che rispettava formalmente tutt'i criteri metrici allora vigenti.
Non condivido:

Garibaldi fu ferito
fu ferito ad una gamba
Garibaldi che comanda
che comanda i suoi solda`

o

La vispa Teresa
avea tra l'erbetta
a volo sorpreso
gentil farfalletta

o

I quattro versi di uno scolaretto
chino sul banco a ricercar la rima
che, nella fretta di finire prima,
dimentica lo schema del sonetto



sono poesie: brutte, ma sono poesie tanto quanto l'Infinito di Leopardi. Allo stesso modo "Osteria numero nove" e` musica: brutta, ma e` musica tanto quanto il Messia di Haendel; e allo stesso modo una crosta di quelle che si vedono nelle pizzerie e` pittura: brutta ma pittura tanto quanto un ritratto di Rembrandt.
Forse sono stato poco chiaro. Non ho detto che la tua non è una poesia ma che non è poesia (o, se preferisci, Poesia). :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

E invece secondo me la mia prima non è neppure una poesia, mentre la quartina dello scolaretto inventata qui sopra sì.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Bue ha scritto:E invece secondo me la mia prima non è neppure una poesia, mentre la quartina dello scolaretto inventata qui sopra sì.
Ma allora dillo che vuoi contraddirmi a tutt'i costi! :evil: :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

Pensavi che prendessi di mira solo Marco? :twisted:
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