Dubbio riguardante l'espressione "se del caso"
Moderatore: Cruscanti
Dubbio riguardante l'espressione "se del caso"
Salve,
volevo sapere se l'espressione "se del caso" (nel senso di "se fosse necessario") è corretta da un punto di vista grammaticale e stilistico. La trovo comunemente in testi burocratici e proprio per questo nutro qualche dubbio al riguardo.
Saluti
Marco
volevo sapere se l'espressione "se del caso" (nel senso di "se fosse necessario") è corretta da un punto di vista grammaticale e stilistico. La trovo comunemente in testi burocratici e proprio per questo nutro qualche dubbio al riguardo.
Saluti
Marco
Precisazione
Forse non mi sono espresso bene.
Il mio dubbio riguarda l'uso che si fa dell'espressione in modo assoluto, come in questo esempio:
Si prega di inoltrare ... e ... e, se del caso, ... .
O anche:
Se del caso, disporre i cuscini sul letto. [s'intende: se in questa stanza sono presenti cuscini, disporli].
Io direi: "Se presenti, disporre i cuscini sul letto" o "Disporre gli eventuali cuscini sul letto". "Se del caso", mi sembra - come dicevo - una locuzione da pratica burocratica. Sbaglio?
Saluti
Marco
Il mio dubbio riguarda l'uso che si fa dell'espressione in modo assoluto, come in questo esempio:
Si prega di inoltrare ... e ... e, se del caso, ... .
O anche:
Se del caso, disporre i cuscini sul letto. [s'intende: se in questa stanza sono presenti cuscini, disporli].
Io direi: "Se presenti, disporre i cuscini sul letto" o "Disporre gli eventuali cuscini sul letto". "Se del caso", mi sembra - come dicevo - una locuzione da pratica burocratica. Sbaglio?
Saluti
Marco
Re: Precisazione
La locuzione deriva da essere del caso, con ellissi del verbo essere:vorce ha scritto:"Se del caso", mi sembra - come dicevo - una locuzione da pratica burocratica. Sbaglio?
Essere del caso: di provvedimenti, rimedi, decisioni, ecc., che rispondono a una necessità. (Battaglia)
Il Battaglia riporta solo due citazioni, del noto purista Arlía, e del Rigutini-Cappuccini. Entrambi la criticano. Il secondo scrive: è uno sgarbatissimo neologismo, purtroppo ripetuto quotidianamente nella lingua dei pubblici ufficiali.
Dal punto di vista grammaticale, ha le carte in regola; da quello stilistico, non fa certo fine in uno scritto elegante, e va quindi lasciato all’ossuario della prosa burocratica.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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