Dr. e dott.

Spazio di discussione su questioni di retorica e stile

Moderatore: Cruscanti

methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Grazie, ma questo mi era chiaro.
Quello che non capisco è quanto suesposto da Marco nei casi in cui il punto compare all'interno della parola.

Nel caso di gent.mo e spett.le il punto serve a indicare la fine d’una sillaba;
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Mi sono espresso male parlando di sillabe; avrei dovuto dire, come Bice Mortara Garavelli (grassetto mio):
All’interno dell’abbreviatura il punto segnala una contrazione della parola, di cui si conservano le lettere iniziali e finali... (Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 43)
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

methao_donor ha scritto:
Nel caso di gent.mo e spett.le il punto serve a indicare la fine d’una sillaba;
In gent.mo e spett.le (e in altri casi di abbreviazione) il punto indica... appunto la caduta delle sillabe interne:
gent(ilissi)mo diviene gent.mo; spettabile diviene spett.le; avvocati diviene avv.ti; dottori diviene dott.ri

Spero di essere riuscito nell'intento.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Per maggiore chiarezza circa le abbreviazioni, mi sembra interessante quanto riporta un sito di lingua italiana:


Quando l'abbreviazione termina con una sola consonante, il plurale si forma raddoppiando la consonante.
Es. cap. (=capitolo) > capp. (=capitoli); pag. (=pagina) > pagg. (=pagine); prof. (=professore) > proff. (=professori)

Quando l'abbreviazione termina per consonante doppia, per formare il plurale bisogna aggiungere la parte finale della parola.
Es. avv. (=avvocato) > avv.ti (=avvocati); dott. (=dottore) > dott.ri (=dottori), ecc.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Proviamo a fare un po’ di chiarezza sull’opportunità d’usare il punto finale nelle abbreviazioni.

Nei casi proposti (dottor[e], senior, confer/confronta) il punto è facoltativo e, in genere, si usa.

Il Prontuario di punteggiatura della Garavelli non è chiarissimo a questo proposito (pag. 44).
Si fa a meno del punto in dr e cfr se si considerano tali abbreviature come riduzioni-contrazioni rispettivamente della parola tronca dottor e del latino confer «confronta». Se si scrive, come è pure d’abitudine, dr. e cfr. con il punto abbreviativo finale, vuol dire che si contraggono in un gruppo consonantico […] i termini dottore e confronta.
E alla pagina precedente scrive:
Anche in fine di abbreviazione il punto può indicare una contrazione (ca. «circa»).

Più condivisibili (e chiare) sono le indicazioni (e osservazioni) fornite da Serianni nell’inserto Sigle del glossario finale dell’edizione Garzantina della sua Grammatica.
Dal momento che dr. è la sigla di d[otto]r il punto di chiusura non avrebbe ragion d’essere. E lo stesso dovrebbe valere per gli anglolatinismi sr. e jr. (= senior e junior) e per il cfr. che si usa nelle citazioni bibliografiche (= confer, cioè ‘vedi, confronta’). La ragione per la quale non si scrive quasi mai dr, sr, jr, cfr è presto detta: ha agito la forza dell’analogia con la grande maggioranza delle sigle in cui il punto è giustificato dal troncamento (dott., avv., ten., col., ecc.). Tutte queste sigle hanno, in effetti, una caratteristica comune: non sono pronunciabili (se non con occasionale intento scherzoso: «È in casa il dott?»). Le sigle che si scrivono o si possono scrivere senza punto sono invece trattate come una sola parola («un vino DOC») oppure sono pronunciate lettera per lettera (CNR = ci-enne-erre). In sostanza, il punto fermo dopo dr., dott. o cfr. è un segnale che va interpretato: la sigla non può essere letta come una sola parola («il dr. Bianchi» [dr]), né lettera per lettera («il di-erre Bianchi»), ma sostituita dalla parola intera («il dottor Bianchi»).
A me sembra che, se una regola vogliamo consigliare, sia quella di mettere sempre il punto (facoltativo però nei due casi esemplificati da DOC e CNR).
Ultima modifica di bubu7 in data gio, 05 ott 2006 10:59, modificato 1 volta in totale.
Gino Zernani
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Intervento di Gino Zernani »

Marco1971 ha scritto:Mr si scrive senza punto (il punto lo mettono gli americani), perché è come dr: M[iste]r.
e, aggiungo io, come s[enio]r. Questo potrebbe confermare la mia teoria, che ora vi espongo.
Sr non "vuole" il punto (tra la s e la r)perché... è una grafia abbreviativa anglofona!
Lungi da me il fare un trattato delle abbreviazioni, non sono punto preparato, ma traevo alcune conclusioni da qualche atto che mi è capitato di leggere ultimamente. Si tratta di atti "commerciali" o "burocratici", che dir si voglia, quietanze di pagamento, capitolati d'appalti e altre amenità, redatti in volgare tra il 1500 e il 1700 (fonti Arch. Stato, Arch. Arcivesc. Arch. Storico Com. e Bibl. Classense, Ravenna - la terra dei crEKer). Parte in causa è l'antico Monastero di Classe.
Vi si legge un'infinità di abbreviazioni, tali e tante da rendere, talvolta, di difficile interpretazione l'intero testo. Di seguito alcuni esempi:
15/11/1580 A m.° (è una o in apice) xxx fiorentino, a buon cunto della manufattura della porta che ha promesso di farla... [il fiorentino è un artigiano, direi che è l'a. di m(astr)o]
Di pari tenore (25/4/1593) A spesa di fabrica L. centoquarantaquattro, ... contò il P. Abbate a m.o xxx murat.re a conto della fab.ca ...
31/05/1662 Il R.mo P.D. xxx pro temp.e Abb.e di q.o mon.rio di Classi, essendo desideroso d'obviar con ogni opportuno rimedio al pericolo de Mon.ci, e dano del Mon. rio. (alcune abbreviazioni in apice per le lettere finali: alcune a. sono segnate con ":" anziché con ".")

Tra le tante, ho individuate alcune abbreviazioni di sicuro interesse:
d.o/a=d(ett)o/a
q.o/a= q(uest)o/a
m.o= m(astr)o, oggi usato per Mestro (licenza magistrale)
n.o=n(umer)o
M.r= alternativamente m(esse)r o m(onsigno)r
s.r= s(igno)r (s.r Govern.re= signor Governatore, non mi viene in mente nessuna altra possibilità).
Ora, atteso che gli esempi per le unità di misura, non mi paiono acconci nel caso specifico, e, considerato che
Marco1971 ha scritto: ... avrei dovuto dire, come Bice Mortara Garavelli (grassetto mio):Citazione:
All’interno dell’abbreviatura il punto segnala una contrazione della parola, di cui si conservano le lettere iniziali e finali... (Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 43)
siamo certi che la grafia "italiana" sia "sr", e non, invece, "s.r"?
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Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:Il Prontuario di punteggiatura della Garavelli non è chiarissimo a questo proposito (pag. 44)…
Nemmeno l’Oxford English Dictionary per l’inglese: Mr (abbreviazione originariamente di Master, ora della variante debole Mister) è senza punto (ma [fin dal Cinquecento] è possibile anche la variante col punto), mentre Dr. o dr. (Doctor/doctor) hanno solo il punto… :roll:

P.S. Per junior dà solo Jr. o jr. (entrambi col punto), per senior Sr. (anche questa solo col punto), ma è abbreviazione prevalentemente americana (quella ufficiale britannica sarebbe Sen.). La regola per le abbreviazioni (ufficiali) britanniche sembrerebbe quindi essere sempre il punto tranne in alcuni «casi noti» (segnatamente, Mr, Mrs, Ms e Miss).
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Intervento di Incarcato »

Gino Zernani dixit:
siamo certi che la grafia "italiana" sia "sr", e non, invece, "s.r"?
Dopo il suo interessante intervento, non piú, almeno per quanto mi riguarda.
Forse, però, sarebbero necessari spogli piú ampi.

Se riesco a rintracciarlo, chiederò a un mio amico epigrafista.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

A proposito di Dr con o senza punto finale (senza punto finale è "piú corretto") si legga qui
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

A ogni modo, in italiano, meglio attenersi a dott.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di PersOnLine »

Marco1971 ha scritto:Quanto al punto nelle abbreviazioni, sarebbe buona norma, come lei giustamente scrive, non segnarlo quando l’ultima lettera dell’abbreviazione corrisponde all’ultima lettera della parola.
Dunque l'abbreviazione di circa va scritta con ca. o senza punto ca?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

L’abbreviazione ca[.] (con o senza punto, secondo i dizionari britannici) è dell’uso anglofono. In italiano dovrebbe abbreviarsi in c., come ci dice il Treccani:

circa si abbrevia col simbolo ~; per es.: ~ 50 (= circa 50); in altri casi, si abbrevia c. (nato c. 1320).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Potremmo, dunque, dire che di abbreviazioni schiettamente italiane formate solo dalla prima e dall'ultima lettera non ce ne sono, almeno nell'italiano moderno: sono tutti prestiti dall'inglese che a sua volta ha "depredato" il latino.

PS: peccato solo che il Treccani non sia coerente con sé stesso, e adoperi l'anglofono ca. invece del nostrano c.
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Federico
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Intervento di Federico »

PersOnLine ha scritto:PS: peccato solo che il Treccani non sia coerente con sé stesso, e adoperi l'anglofono ca. invece del nostrano c.
Già è difficile mantenere la coerenza in un dizionario; figurarsi in un intero portale, necessariamente meno strutturato.
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