[xTSC] «Storis(se)»

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

Moderatore: Dialettanti

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Avatara utente
Carnby
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Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

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Intervento di Carnby »

Avete qualche idea da dove possa venire questa parola d'area toscana, segnalata nel Pistoiese e nell'Empolese? Gli etimi più logici sono il francese store "tenda" (spec. metallica o a strisce) e il latino storea/storia "stuoia". In toscano indica un tipo di tenda lunga da finestra, perlopiù ricamata. Avevo pensato a una formula latina ecclesiastica (dativo/ablativo plurale di storia) per spiegare l'inusuale terminazione in -is. Da notare che il vocabolo è di genere maschile (lo storis) come nella voce francese.
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u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

Secondo il TLF e il Dictionnaire étymologique Larousse, il francese store deriva da una forma dell'Italia settentrionale stora, a sua volta proveniente dal latino storea. Il termine toscano potrebbe, quindi, teoricamente essere un prestito da qualche dialetto italiano (non necessariamente settentrionale; stora è anche nel romanesco e in dialetti meridionali). Resta da spiegare la strana la terminazione in -is(se). Con molta prudenza, si potrebbe pensare alla forma plurale del francese, stores, resa poi come singolare nel toscano. Dovrebbe trattarsi di un prestito antico, giunto quando la - s finale nel francese era ancora pronunciata. Secondo il TLF, la prima attestazione risale al 1267-75:
"...1267-75 stoire « natte de jonc ou de sparterie » (MARTIN DA CANAL, Les Estoires de Venise, éd. A. Limentani, p. 318: Veneciens estoient logiés en feuillés et desos stoires et en loges de fust), attest. isolée...", cioè in un periodo in cui la -s finale, molto probabilmente, non era ancora caduta (l'indebolimento inizia proprio a decorrere dal XIII sec.).
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Scilens
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Iscritto in data: dom, 28 ott 2012 15:31

Intervento di Scilens »

Lo conosco come la stòrissa, le stòrisse al plurale (più comune), è un drappeggio da muro che serviva a mantenere il calore della stanza, come un arazzo, ma in più, essendo ondulato, parava gli spifferi che corrono lungo i muri. Si chiama così anche una tenda grande e pesante, che però ha la funzione di separare due ambienti. Credo che il primo esempio corrisponda all'uso più antico.
Non so se sia un prestito, era tanto che non lo sentivo, ma il fatto che venga detto senza vergogna del finale (che non si dice quasi sottovoce come nelle parole latine o straniere che finiscono per s, alle quali viene attaccato un suffisso eufonico) mi fa pensare che non lo sia e che sia un rimasuglio medievale. Poi forse Caterina de'Medici lo portò in Francia, come tanti altri termini, utensili, ricette e e mille altre cose. Può darsi che sia diventato maschile in francese e quella di Carnaby sia una versione di ritorno. Però in realtà non lo so proprio.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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