«Insegnare» e «imparare»

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Anche a Roma soprattutto tra i bambini si dice: «Me lo impari come si fa?»
Errore che a scuola viene corretto spesso dagli insegnanti.
Ma talvolta anche gli adulti lo dicono.

Mi ha sorpreso vedere apprendre usato nel senso di «insegnare» anche da francofoni colti. Per caso quest'uso è standard in francese?

Anche una mia amica belga (fiamminga) diceva in inglese: «You learn me how to do it».

È un errore abbastanza universale.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Un noto proverbio: nessuno nasce imparato.

Comunque anche in sardo imparare si usa sia per impararare che per insegnare, almeno in campidanese.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

SinoItaliano ha scritto:Mi ha sorpreso vedere apprendre usato nel senso di «insegnare» anche da francofoni colti. Per caso quest'uso è standard in francese?
Sì.
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Efilzeo
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Intervento di Efilzeo »

In "Canto del servo pastore" di de André c'è proprio questo accadimento:

[...] qual è la direzione, nessuno me lo imparò
quale il mio vero nome, ancora non lo so.


(come s'inseriscono i video?)

http://www.youtube.com/watch?v=2OkrNpZQFbE
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Efilzeo ha scritto:(come s'inseriscono i video?)
Non s’inseriscono, e menomale! ;)

Se ne dà semplicemente il collegamento, come ha fatto Lei… e sempreché sia attinente.
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Ma invece apprendere ha il doppio significare di insegnare e imparare?
L'ho visto usare, col significato di insegnare, da Marco. :)
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Direi proprio di , anche se è un uso letterario. :wink:
rossosolodisera
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si

Intervento di rossosolodisera »

Nella zona del centro-italia dove vivo io si usa parecchio, purtroppo.

In letteratura non ne ricordo casi, ma è anche vero che non ho letto molto. Penso proprio che, se non altro con fine mimetico, qualche autore lo abbia adoperato. Nel varesotto, anni fa, captai perfino un'altra "variante" : "Prima di te ne ho imparati sette", intendendo dire: "Ho fatto imparare (insegnato, quindi) il lavoro a sette persone". Quindi c'è anche chi usa tale verbo praticamente col significato di "addestrare", visto che la persona a cui si insegna è trattata come un complemento oggetto.
Pugnator
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Intervento di Pugnator »

Voglio rispolverare il filone per far notare che un uso analogo di 'mparare (Imparare) come insegnare si ha pure nella lingua napoletana, infatti l'inizio della canzone napoletana popolare Lo Cardillo/Lu cardillo è:

"Sto crescenno nu bello cardillo

Quanta cose che l'aggio 'mpara'

Adda ire da chisto e da chillo

Ll'immasciate po' m'adda purta' "

"Sto allevando un bello cardellino
gli devo insegnare molte cose
deve andare (In napoletano usata la costruzione Aggia + da contratta in adda (ha da) per dovere) da questo e da quello
deve portare i miei messaggi (A loro, a questo e quello).
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Qui, a parte il nazionale e «televisivo» nessuno nasce imparato (che fa il pari con l'altra espressione un tempo ignota è da mo' che...), si distingue comunemente tra insegnare (insegnà) e imparare (imparà). Raramente, però, nel vernacolo, si poteva sentir dire tempo fa m'ha imparato lui.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Pugnator ha scritto:"Sto allevando un bello cardellino
gli devo insegnare molte cose
deve andare (In napoletano usata la costruzione Aggia + da contratta in adda (ha da) per dovere) da questo e da quello
deve portare i miei messaggi (A loro, a questo e quello).
Salve! Non ho certo l'intenzione di "correggere" un napoletano sulla sua stessa lingua :), ma poiché anche il mio dialetto è, principalmente, di tipo napoletano (anche da noi si usa «'mparà» per insegnare), vorrei farle notare una cosa.
Per l'ultimo verso della poesiola: «Ll'immasciate po' m'adda
purta'» io vedrei meglio la seguente traduzione:
«Poi mi deve (ri)portare i (loro) messaggi».
È sottinteso che il "cardillo", come un piccione viaggiatore, prima porta i messaggi a "questo" e a "quello", ma poi deve portare indietro la risposta!
Che ne pensa? :)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Mi permetto di intervenire. Io direi che il testo è un po' ambiguo, in quanto interpretabile in entrambe le maniere, però, per logica, mi sembra più giusta l'interpretazione di Millermann.
Largu de farina e strentu de brenu.
Pugnator
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Intervento di Pugnator »

Millermann ha scritto:
Pugnator ha scritto:"Sto allevando un bello cardellino
gli devo insegnare molte cose
deve andare (In napoletano usata la costruzione Aggia + da contratta in adda (ha da) per dovere) da questo e da quello
deve portare i miei messaggi (A loro, a questo e quello).
Salve! Non ho certo l'intenzione di "correggere" un napoletano sulla sua stessa lingua :), ma poiché anche il mio dialetto è, principalmente, di tipo napoletano (anche da noi si usa «'mparà» per insegnare), vorrei farle notare una cosa.
Per l'ultimo verso della poesiola: «Ll'immasciate po' m'adda
purta'» io vedrei meglio la seguente traduzione:
«Poi mi deve (ri)portare i (loro) messaggi».
È sottinteso che il "cardillo", come un piccione viaggiatore, prima porta i messaggi a "questo" e a "quello", ma poi deve portare indietro la risposta!
Che ne pensa? :)
Il testo potrebbe essere tradotto in ambedue I modi ma poiche' nel testo si parla solamente di messaggi e non di risposte ho preferito tradurre nel modo in cui ho tradotto.
Pugnator
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Intervento di Pugnator »

Per maggior chiarezza riporto l'intero testo qua sotto: (Fonte: http://www.tarantelluccia.it/lo-cardillo/ )
" Sto crescenno nu bello cardillo
Quanta cose che l’aggio ‘mpara’
Adda ire da chisto e da chillo
Ll’immasciate po’ m’adda purta’
Siente cca’ bello mio lloco ‘nnanze
c’e’ na casa ‘na nenna ‘nc’e’ stà
tu la vide ca nun è distante
chella nenna aje da ire a truvà.

Si la truove ca stace durmenno
pe’ ‘na fata gue’ nun ‘a piglia’
nu rummore nun fa cu li penne
guè cardì tu l’avissa scetà?
Si affacciata po’ stà a lu barcone
Pe’ na rosa l’avisssa piglià?
Gue’ cardi’ vi’ ca lla’ nun te stuone
Va vattenne cardi’ n’addurà.

Si la truove che face l’ammore
‘stu curtiello annascunnete cca’
‘nficcancillo deritto allu core
e lu sango tu m’aje da purtà.
Ma si pensa vattè chianu chianu
Zitto zitto te nce l’aje accustà.
Si afferrà po’ te vo’ co’ la mano
priesto ‘mpietto tu l’aje da zumpa’.

Si te vasa o t’afferra cianciosa
tanno tu l’aje a dire accussiì:
“lu patrone pe’ te nun reposa
puveriello pecchè adda murì.”
T’accarezza te vasa ah… viato
chiu’ de me tu si certo cardi’
Si cu’ tico cagnarme m’è dato
doppo voglio davvero muri’."
Avatara utente
u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Nelle traduzioni in rete vedo che si parla di "miei messaggi" o "messaggi (segreti)" semplicemente, mai di risposte o di messaggi altrui.
Largu de farina e strentu de brenu.
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