Doppio apostrofo

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ebbrofiore
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Doppio apostrofo

Intervento di ebbrofiore »

Premetto che il mio filone, nonostante condivida lo stesso titolo di uno precedente non ha attinenza con questo.
La mia domanda riguarda l'uso del doppio apostrofo non in due vocaboli successivi, bensì uno dietro l'altro; e per di più è attinente al dialetto napoletano.

Una frase del tipo: "nemmanco 'o dito" (nemmeno il dito), con "o" apostrofato indicativo di articolo maschile singolare, potrebbe essere trasformata in
"nemmanc''o dito", con elisione della "o" del primo vocabolo (e dunque inserzione inevitabile di apostrofo) più l'apostrofo (necessario) dell'articolo?

Oppure è una regola assolutamente vietata anche in questo caso? Andrebbe usato solo un apostrofo?
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ebbrofiore
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Intervento di ebbrofiore »

Incorro, inoltre, in un problema di distinzione tra vocaboli. In lingua napoletana la differenza tra la "e" congiunzione e la "'e" articolo determinativo femminile/maschile plurale è semplicemente l'apostrofo.
Nel caso in cui io volessi scrivere "e 'e foglie" (e le foglie) ma volessi al contempo evitare la successione delle due "e", potrei usare il doppio apostrofo (e'' foglie) o dovrei assimilare tutto in un solo apostrofo (e' foglie)?
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Souchou-sama
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Re: Doppio apostrofo

Intervento di Souchou-sama »

ebbrofiore ha scritto:Una frase del tipo: "nemmanco 'o dito" (nemmeno il dito), con "o" apostrofato indicativo di articolo maschile singolare, potrebbe essere trasformata in
"nemmanc''o dito", con elisione della "o" del primo vocabolo (e dunque inserzione inevitabile di apostrofo) più l'apostrofo (necessario) dell'articolo?
Non ho mai visto scritto qualcosa come «nemmanc’’o», ma credo sia del tutto lecito scrivere «nemmanc’ ’o dito», cioè cóllo spazio tra i due apostrofi. Tuttavia, non ho sottomano alcuna fonte a mio sostegno, per cui aspetto il parere di «chi piú sa».
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ebbrofiore
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Iscritto in data: lun, 14 mag 2012 14:13

Intervento di ebbrofiore »

Le fornisco io stesso la base d'appoggio per la sua tesi :)
http://books.google.it/books?id=8Nkhch3 ... ia+nemmanc
La prima poesia, ottavo verso. Grazie mille.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

'o dito? Ma in napoletano verace non si dice 'o ritë, con il passaggio d > r (Maronna "Madonna")?
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Carnby
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Intervento di Carnby »

u merlu rucà ha scritto:'o dito? Ma in napoletano verace non si dice 'o ritë, con il passaggio d > r (Maronna "Madonna")?
Sembrerebbe logico, sì...
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ebbrofiore
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Intervento di ebbrofiore »

Effettivamente nella pronuncia è così. Ma consultando il dizionario di lingua napoletana Raffaele Andreoli si trova: dito (singolare) dete (plurale).
Anche Eduardo De Filippo riporta "dito" in "'O pparlà nfaccia".
Peucezio
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Intervento di Peucezio »

Allora,
l'uso del doppio apostrofo, se così vogliamo chiamarlo, è non solo del tutto lecito in napoletano, ma frequentissimo. Si pensi al caso della preposizione articolata "del", che si scrive d''o.
Per quanto riguarda il caso di "e le foglie", credo che, indipendentemente dal fatto che le 'e' si pronunciano come un unico suono, direi che graficamente vanno sempre distinte: non ho mai sentito che la congiunzione si possa fondere con altri elementi, per cui e 'e ffoglie (con due 'f' perché in questi casi è bene indicare il raddoppiamento sintattico, altrimenti potrebbe voler dire "i fogli").
Sul rotacismo: 'o dito è più arcaico: nessun napoletano di oggi, di nessun ceto, direbbe 'o dito anziché 'o rito. Il passaggio a 'r' della 'd' intervocalica è avvenuto prima fra le classi popolari, nell''800 ma forse già da prima, e poi si è via via diffuso a tutti i ceti, ma nei testi delle canzoni classiche si legge ancora Madonna, 'o dito ecc.
Nel caso del plurale dete, se preceduto da articolo o da pronome clitico ('e ddete, chelli ddete) la 'd' si conserva sempre perché è rafforzata dal raddoppiamento fonosintattico, in quanto è un plurale femminile, che viene da una forma di plurale neutro, mentre il rotacismo riguarda solo la scempia, mai la doppia.
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u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Intervento di u merlu rucà »

Il rotacismo deve essere molto più antico. Ricordo di aver letto che ci sono esempi risalenti all'età angioina.
Avatara utente
Carnby
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Intervento di Carnby »

u merlu rucà ha scritto:Il rotacismo deve essere molto più antico. Ricordo di aver letto che ci sono esempi risalenti all'età angioina.
Probabilmente i dizionari di napoletano non lo riportano perché il rotacismo di /d/ avviene solo davanti a vocale. Se è preceduto da consonante (esiste questa possibilità in napoletano?) o da vocale cogeminante il passaggio non avviene. In quanto alla -o finale, viene segnalata la qualità originale per poter mostrare meglio l'allomorfia del plurale, sbaglio?
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Il fenomeno del rotacismo è frequente anche nel sardo campidanese. Nel cagliaritano del centro storico è invece molto limitato; ricordo da bambino che mia nonna ce lo correggeva sempre, e lo considerava «de is biddas» (dei paesi). Nello scritto, dove si usava (e si usa) una lingua standard (tipicamente o logudorese o campidanese) si ritrova comunque molto raramente.
Peucezio
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Intervento di Peucezio »

u merlu rucà ha scritto:Il rotacismo deve essere molto più antico. Ricordo di aver letto che ci sono esempi risalenti all'età angioina.
Non escludo che le prime tracce possano essere più risalenti (anche se l'epoca angioina mi pare poco probabile), ma è la sua generalizzazione che è recente.
Pugnator
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Intervento di Pugnator »

Il rotacismo(e per rotacismo intendo la trasformazione volgare della "d" in "r" e non quello etimologico della trasformazione della "l" latina in "r") è pressoché inesistente nello scritto(O almeno in quello letterario e colto). Infatti tranne pochi scrittori di levatura o stile basso è completamente assente in quanto (era) considerato sbagliato e scorretto. Considerando che è assente o quasi nello scritto bisogna considerare la pronuncia, infatti è opinione comune ma sbagliata che la pronuncia rotacizzata sia diffuso presso tutti i napoletani ma questo non è vero. Infatti si può distinguere tra una pronunciazione più conservatrice che non rotacizza la d e una più "innovativa" che la rotacizza. Spesso la pronuncia di ogni singolo parlante è un miscuglio tra le due, io personalmente preferisco quella "conservatrice" in quanto più rispettosa della letteratura e più consona alla preservazione della lingua napoletana che purtroppo sta venendo inquinata sempre più spesso da italianismi ed anglicismi.
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