[xTSC] «Ciro»

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

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caixine
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Intervento di caixine »

Visto o dato (?) che una certa parte del miscuglio etnico (ed etnolinguistico) dell'area toscana ed etrusca mi pare giunga dall'area anatolica e che possa avere parte delle sue radici etniche ed influssi linguistici anche nell' e dall'area mesopotamica;
considerato che il bosegato o maiale o porco o porcello o suino o ciro o cinghiale ecc. è un animale di antichissima domesticazione;
considerato che la voce ciro (e varianti) mi pare sia presente soltanto nell'area etrusca e toscana;
non è possibile che la voce ciro sia d'importazione dall'area anatolico-mesopotamica già dall'Età del Bronzo o del Ferro ?
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
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Scilens
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Intervento di Scilens »

A Cerreto Guidi i giovani non lo conoscono, ma i vecchi l'hanno sentito.

Sarebbe prematuro dirlo in mancanza di una documentazione almeno decente, ma la mia idea è che il termine percorra la via Fancesca e sia stato conosciuto e usato ai margini del Padule, che è stato una via d'acqua e di scambi per parecchi secoli, e zona di confine.
L'origine di detto termine dev'essere estremamente antica e se havesse origini etrusche se ne dovrebbero ritrovate tracce, oltre che qui, nel Mugello e nel Casentino. Forse anche nel Chianti.
PaDaSu
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Re: [xTSC] «Ciro»

Intervento di PaDaSu »

caixine ha scritto:…non è possibile che la voce ciro sia d'importazione dall'area anatolico-mesopotamica già dall'Età del Bronzo o del Ferro ?
Lo vedo difficile. Anche se, come ho già scritto in questo filone, vi è una parentela sia di significato che di radice fra il lemma etrusco di matrice perugina "Cire" (c non k) probabilmente un gentilizio ( 'peloso') che viene ravvicinato al corrispondente latino Cirrius ed al sostantivo cirrus, finora privo di etimologia stando al DELL ed al DELI. Ma questa parentela presenta più seduzioni che reali probabilità.

In ogni caso (e qui vado fuori tema anch'io e chiedo venia) la lingua etrusca certamente nella sua forma pristina come agglutinante-ergativa, ma anche nella sua forma successiva e cioè agglutinante-accusativa è di gran lunga precedente all'età del bronzo.

Tornando al tema, ci potrebbe dare una mano lo ALT (Atlante Lessicale Toscano) in rete che, consultato oggi (Firefox 16), ha dato purtroppo esiti di blocco o di errore palese.
Ultima modifica di PaDaSu in data dom, 11 nov 2012 15:45, modificato 1 volta in totale.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

caixine ha scritto:Visto o dato (?) che una certa parte del miscuglio etnico (ed etnolinguistico) dell'area toscana ed etrusca mi pare giunga dall'area anatolica e che possa avere parte delle sue radici etniche ed influssi linguistici anche nell' e dall'area mesopotamica;
considerato che il bosegato o maiale o porco o porcello o suino o ciro o cinghiale ecc. è un animale di antichissima domesticazione;
considerato che la voce ciro (e varianti) mi pare sia presente soltanto nell'area etrusca e toscana;
non è possibile che la voce ciro sia d'importazione dall'area anatolico-mesopotamica già dall'Età del Bronzo o del Ferro ?
Veramente non lo so.
Ciro, il porco giovane, mi pare che trovi attinenza solo con il Xoiros (scusate, non ho i caratteri greci, prima l'avevo copiato), ma un'origine greca manca di spiegazioni ragionevoli.
Pensando ad un termine etrusco non documentato ma simile, non essendoci nulla di paragonabile in latino documentato, mi parrrebbe che si potesse inquadrare meglio la questione.
Poichè la zona di diffusione del termine sembra essere di pertinenza volterrana suggerivo di cercarlo in agro volterrano.
In caso contrario andranno cercate altre spiegazioni.

Dai miei studi, ritengo che l'ambiente anatolico fosse almeno secondario per quelli che sarebbero diventati gli etruschi
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

caixine ha scritto:Visto o dato (?) che una certa parte del miscuglio etnico (ed etnolinguistico) dell'area toscana ed etrusca mi pare giunga dall'area anatolica e che possa avere parte delle sue radici etniche ed influssi linguistici anche nell' e dall'area mesopotamica;
considerato che il bosegato o maiale o porco o porcello o suino o ciro o cinghiale ecc. è un animale di antichissima domesticazione;
considerato che la voce ciro (e varianti) mi pare sia presente soltanto nell'area etrusca e toscana;
non è possibile che la voce ciro sia d'importazione dall'area anatolico-mesopotamica già dall'Età del Bronzo o del Ferro ?
L’antica lingua dell’area anatolico-mesopotamica aveva una parola per dire maiale la cui radice è simile al toscano ciro? Se la risposta è sí, la sua ipotesi è plausibile; sennò è argomento di fede.

P.S. Cosa c’entra il punto di domanda dopo «visto o dato»?
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Scilens
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Intervento di Scilens »

credo che cirrus riporti ad una radice cic o cuc relativa alla rotondità ed al cerchio (cicer-cucco)
Xandrix
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Re: [xTSC] «Ciro»

Intervento di Xandrix »

Buondì,

mi inserisco in questa interessantissima discussione come semplice testimone poiché non ho assolutamente le competenze per contribuire nel merito.

Mio padre (nato negli anni 40), e vissuto a lungo a Limite sull'Arno, ha sempre indicato l'uso naturale della parola "ciro" per riferirsi al maiale. In senso del tutto generale.

In particolare, riguardo allo spunto sui possibili legami con Pisa (e contesto marittimo), penso possa interessare che Limite aveva un collegamento diretto, tramite il fiume Arno, con i cantieri navali pisani e che era caratterizzato dalla presenza di attività legate all'indotto cantieristico. Molte persone di Limite frequentavano contesti pisani.

A livello di "dialetto" Limitese, posso confermare (avendo padre Limitese e madre Montelupina) una differenza spiccata rispetto al pur vicino Montelupo. Il fiume Arno, che separa Montelupo da Capraia, e quindi anche da Limite, costituiva una cesura importante in passato. Di base il parlato di Montelupo è molto "fiorentino" mentre il Limitese presenta significative differenze, non simili alle zone limitrofe peraltro. In famiglia abbiamo sempre sospettato che il legame con Pisa possa aver contribuito.

Ad esempio, molte parole plurali femminili terminati in 'e' mantenevano la medesima forma (mi si scusi per l'incompetenza tecnica e per la mancanza di nomenclatura appropriata) del singolare:
- la moglie le moglie

Un'altra particolarità era l' 'indurimento' della pronuncia di varie 's' precedute da 'r' o 'n' :
- borsa era pronunciata molto simile a borza (usando la zeta di "pazzo"... non di "zanzara")
- stessa cosa per orso, perso/a, pensare e sua coniugazione
Non ho idea se queste caratteristiche si ritrovino in altre zone.

Pur così tardive, spero che queste informazioni possano essere di un qualche aiuto.
Cordialità
S.
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andrea scoppa
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Re: [xTSC] «Ciro»

Intervento di andrea scoppa »

Innanzitutto la ringrazi[am]o del suo contributo.
Xandrix ha scritto: gio, 11 nov 2021 9:03 Ad esempio, molte parole plurali femminili terminati in 'e' mantenevano la medesima forma (mi si scusi per l'incompetenza tecnica e per la mancanza di nomenclatura appropriata) del singolare[.]
Mi sembra che questa sia la situazione di un sostantivo femminile di terza classe uniformatosi, seppur parzialmente, ai sostantivi femminili della prima. Noi se n'è parlato qui.
Xandrix ha scritto: gio, 11 nov 2021 9:03 Un'altra particolarità era l' 'indurimento' della pronuncia di varie 's' precedute da 'r' o 'n' [...]. Non ho idea se queste caratteristiche si ritrovino in altre zone.
L'epèntesi dell'occlusiva dentale sorda nei nessi -rs- e -ns- [e -ls-] non è punto rara. A me mi viene spontanea, con zeta parzialmente sonora. Occorrenze «forensi»: 1, 2, 3.

Dalla Fonetica del Rohlfs,

§267. I gruppi ls, ns, rs. In questi gruppi accade facilmente che venga inserito un suono di transizione t fra le sonanti l, n, r, e la s seguente, col risultato che s passa a z (ts). Il fenomeno è caratteristico in modo particolare dei dialetti del Mezzogiorno, cfr. il napoletano fauzo ‘falso’, ceuzo ‘gelso’ [...]; il calabrese [...]; l'antico romanesco faizo, voize ‘volle’ (< volse), perzona, penzare; il siciliano [...]. Ma non è estraneo neanche al toscano popolare: cfr. il lucchese bolzo, penzo, m'è parzo (Nieri, 177); in pisano il zole, il zommacco; in diverse parti della Toscana (prov. Lucca, Grosseto) il zale, un zacco; cfr. anche in milanese [...], a Poschiavo [...]. Nella Corsica meridionale si dice òrzu oppure urzu ‘orso’ (AC, 1361) [...].
Carnby ha scritto: mar, 25 set 2012 11:16 La parola ciro ecc.
Riporto una voce siciliana vagamente somigliante: canzirru, dall'arabo خنزير. Tuttavia, a prima vista, credo che ciro sia d'origine onomatopeica, o al massimo un nomignolo, alla stregua di nino e ninci (4, 5).
È cosí piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, che i Toscani mi pare, pel pochissimo che ho potuto osservare parlando con alcuni, che favellino molto piú affettato, e i Romani senza paragone.
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Carnby
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Re: [xTSC] «Ciro»

Intervento di Carnby »

andrea scoppa ha scritto: ven, 12 nov 2021 4:54 L'epèntesi dell'occlusiva dentale sorda nei nessi -rs- e -ns- [e -ls-] non è punto rara.
In Toscana è diffusa ovunque, tranne a Firenze e Prato.
andrea scoppa ha scritto: ven, 12 nov 2021 4:54 Riporto una voce siciliana vagamente somigliante: canzirru, dall'arabo خنزير. Tuttavia, a prima vista, credo che ciro sia d'origine onomatopeica, o al massimo un nomignolo, alla stregua di nino e ninci.
Oltre all’onomatopea, c’è l’ipotesi del greco χοῖρος (v. supra), che però si scontra con la diffusione anche al Nord(e) di forme simili (si guardi qui).
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