[xTSC] «Tarabaràlla»

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

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Scilens
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[xTSC] «Tarabaràlla»

Intervento di Scilens »

Tarabaràlla vuol dire Approssimativamente, Pressappoco, Qualcosa di simile.

Che se ne dice?
Qual è l'etimo?

Ringrazio chi risponderà
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Infarinato
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Re: [xTSC] «Tarabaràlla»

Intervento di Infarinato »

Scilens ha scritto:Qual è l'etimo?
Probabilmente l’onomatopea.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

L'onomatopea?, il naturale suono del dubbio sarebbe tarabaralla un taralla e un baralla e questo e quello son grossomodo lo stesso?
Mi suona stano ma la ringrazio per la risposta istantanea.
Rincaro: una prima attestazione non può essere molto antica, giacché il termine pertiene più al parlato, ma se fosse disponibile...

Per l'origine vevo immaginato un riferimento a una storiella o filastrocca che non conosco.

Mi interessano anche le aree di uso della parola, che credo sia solo toscana. Mi auguro che gli iscritti possono testimoniare.
Ancora grazie
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Che dipenda dalla pesatura?

Se durante la pesatura con la stadera l'indice oscilla (sbarella/traballa) si può considerare un peso medio approssimato comprendente la tara del recipiente.

Sono così compresi i sensi di "pressappoco" e di "passi!"-"lasciamo stare!"
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Veda anche il Pianigiani… Cosa dicono DEI e DELI?
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Scilens
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Intervento di Scilens »

onomatopea = i suoni della parola descrivono o imitano acusticamente l'oggetto o azione significata.

Il tintinnìo è onomatopeico.

Ma, che mi risulti, il "pressappoco", cioè 'simile ma non uguale', concetto astratto, non ha nessuna relazione sonora con alcunché. Come l' 'approssimativamente'.
Rimarrebbe inotre inspiegato -e anche inutile- il suffisso -alla, a meno che non si voglia attribuire ad un arbitrario 'tara' un suono, altrettanto arbitrario, legato a 'baralla', del quale si dovrebbe ipotizzare una forma arcaica *taralla-baralla, come dicevo sopra.
Oppure, partendo dalla somiglianza tra 'tara' (sempre arbitrario) e 'bara' attribuire al suffisso -alla un valore comparativo, che è però non ha appigli etimologici.

La spiegazione data non può essere convincente e può essere accettata solo come via semplice per trarsi d'impaccio con un atto di fiducia nel compilatore del dizionario.

La mia spiegazione è ipotetica ma almeno tende ad essere realistica.

Immaginando una risposta del tipo: 'se la soddisfa la pensi come vuole', questa sarebbe fondata soltanto su un'autorevolezza di tipo fideistico e medievale tale da non giovare all'avvicinamento di eventuali neofiti che immaginano una ricerca seria a monte della divulgazione di un risultato.

Per me parlare di onomatopea di un tarabaralla è come attribuire un valore onomatopeico alla parola pensiero, come se esso, funzionando, dovesse produrre un suono del tipo 'pens'; scusi il modo del ribattere, non cerco di mancare di rispetto, cerco di capire meglio, di avvicinarmi al vero.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Il problema è che ogni ipotesi etimologica non corroborata da dati documentali rischia di rimanere mera paretimologia.

La sua ipotesi è «carina», ma è davvero compatibile con le prime attestazioni della parola (sia in termini di forma sia in termini del significato che i vari [presunti] componenti avevano all’epoca della prima attestazione del vocabolo in questione)? Francamente lo ignoro.

Per questo mi chiedevo cosa dicessero in proposito i nostri due maggiori lessici etimologici. L’origine onomatopeica sa un po’ di «ripiego», non lo nego, ma, in mancanza della «compatibilità documentale» di cui sopra, potrebbe davvero essere la sola ipotesi plausibile (…e onomatopea non vuol dire soltanto «verbalizzazione del suono [in apparenza] prodotto dal significante» ;)).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non ho nulla da dire in proposito, segnalo solo che la voce in questione non è presente nel DELI. :(
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Provo a dare una spiegazione, visto che non si trova quasi nulla. Potrebbe trattarsi di una deformazione del latino tardo terebella, dim. di terebra 'trapano, succhiello'. Il trapano e il succhiello girano e gira gira è un'espressione popolare che significa quasi, pressappoco. Una conferma indiretta potrebbe trovarsi nell'espressione del mio dialetto gira belina, che ha più o meno lo stesso significato.
Tarabaralla, curiosamente, è anche il nome di una frazione di Castel Fiorentino. Sarebbe interessante sapere se, in qualche scritto di toponomastica storica, questo nome sia stato etimologizzato.
Largu de farina e strentu de brenu.
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Carnby
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Re: [xTSC] «Tarabaràlla»

Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:Probabilmente l’onomatopea.
L'ipotesi è sostenuta anche da Battisti e Alessio.
Il DEI ha scritto:tarabara (tara bara, XVI sec., Varchi) locuz. avv. (a. 1863, Fanfani); pressappoco, sottosopra, suppergiù, a far tutti i conti; v. espressiva, cfr. veneziano tara bara chi parla assai, tattamella, cicalone; chiogg. tarabara faccendiere, piem. tarabara gonzo; a. fr. tarabara (XVI sec.) interiezione onomatopeica.

tarabaralla locuz. avv. (XVIII sec., Fagiuoli, Saccenti); suppergiù, così così; 'tarabara'; v. pis., lucch.; anche (XVIII sec., Tocci) alla peggio; cfr. montal. taraballa su per giù (a. 1865, Nerucci), sic. tarabballà m., chiasso, arruffio, buscherio.
Parrebbe confermata l'ipotesi del vocabolario Treccani.
u merlu rucà ha scritto:Tarabaralla, curiosamente, è anche il nome di una frazione di Castel Fiorentino.
Castelfiorentino in Valdelsa, in provincia di Firenze? È una zona che conosco abbastanza bene, ma il toponimo mi è nuovo.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Nei dizionari ho trovato anche il significato "sottosopra" che personalmente non ho mai sentito nell'uso vero, semmai 'suppergiù'. Può essere un derivato, o, più facilmente, un malinteso, comunque non incompatibile con l'ipotesi che ho fatto. Pare che siano esistite forme arcaiche come 'tara bara' ma non saprei dove.

Il toponimo Tarabaralla http://sira.arpat.toscana.it/sira/Topon ... 048010.htm Potrebbe essere dovuto a un soprannome di qualche abitante.

u merlu suggerisce un'altra possibilità: "Potrebbe trattarsi di una deformazione del latino tardo terebella, dim. di terebra 'trapano, succhiello'. Il trapano e il succhiello girano e gira gira è un'espressione popolare che significa quasi, pressappoco."

Parlare di onomatopea mi pare improprio, meglio sarebbe stato usare la formula consueta e dire che l'etimo è sconosciuto.

Vi ringrazio
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Scilens ha scritto:Parlare di onomatopea mi pare improprio…
Infarinato non ha certo bisogno che sia io a spezzare una lancia in sua difesa, ma mi pare che nel suo intervento alludesse a quella speciale sottocategoria dell'onomatopea chiamata fonosimbolismo. In tal senso, tarabaralla sarebbe onomatopeico tanto quanto ghirigoro.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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u merlu rucà
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Re: [xTSC] «Tarabaràlla»

Intervento di u merlu rucà »

Carnby ha scritto:
Il DEI ha scritto:tarabara (tara bara, XVI sec., Varchi) locuz. avv. (a. 1863, Fanfani); pressappoco, sottosopra, suppergiù, a far tutti i conti; v. espressiva, cfr. veneziano tara bara chi parla assai, tattamella, cicalone; chiogg. tarabara faccendiere, piem. tarabara gonzo; a. fr. tarabara (XVI sec.) interiezione onomatopeica.

tarabaralla locuz. avv. (XVIII sec., Fagiuoli, Saccenti); suppergiù, così così; 'tarabara'; v. pis., lucch.; anche (XVIII sec., Tocci) alla peggio; cfr. montal. taraballa su per giù (a. 1865, Nerucci), sic. tarabballà m., chiasso, arruffio, buscherio.
Parrebbe confermata l'ipotesi del vocabolario Treccani.
Mi sembra che ci sia una notevole differenza di significato tra la forma toscana e quelle venete, piemontesi, siciliane (a cui aggiungerei il ligure occ. tarabela 'battola e, in senso figurato, chiacchierone fastidioso'). Le varie forme sembrano imparentate ma bisognerebbe cogliere il passaggio semantico da 'rumore, fastidio' a 'pressappoco, suppergiù ecc.'.
Largu de farina e strentu de brenu.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Animo Grato ha scritto:
Scilens ha scritto:Parlare di onomatopea mi pare improprio…
Infarinato non ha certo bisogno che sia io a spezzare una lancia in sua difesa, ma mi pare che nel suo intervento alludesse a quella speciale sottocategoria dell'onomatopea chiamata fonosimbolismo. In tal senso, tarabaralla sarebbe onomatopeico tanto quanto ghirigoro.
La ringrazio Animo Grato, non avevo veramente capito.


Confrontando i diversi significati di questo tatabara o tara bara mi si accentua la prima impressione istintiva che avevo avuto, come d'una filastrocca o cantilena, e ora forse anche di un tentativo di riproduzione di una musica da festa paesana, con chiasso e confusione. Mi avvicino all'interpretazione fonosimbolica (non strettamente onomatopeica).
Vi ringrazio
domna charola
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Intervento di domna charola »

A me viene anche in mente uno di quei giochi di parole fra lemmi in cui cambia una sola lettera, qualcosa come dire "tara, bara (cara, sara, fara etc.), è la stessa cosa" cioè non fa distinzione, ovvero "pressapoco", "l'uno per l'altro non cambia". Ma è solo un'idea peregrina non supportata da alcunché.
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