[xTSC] Da cosa deriva la negazione «’un» in fiorentino?

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Millermann
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Intervento di Millermann »

Buonasera! Vorrei rivolgermi a entrambi i miei cortesi interlocutori, sperando che abbiano ancora la pazienza di leggermi fino in fondo (sono un po' prolisso, lo so :) )
Si tratta della zona tra Cetraro e Diamante,
allora.
Giusto! L'isoglossa a cui mi riferivo è, infatti, la Cetraro – Bisignano – Melissa, convenzionalmente considerata come linea di confine tra i dialetti alto-meridionali e meridionali estremi. Per la verità, qui dalle mie parti non siamo così d'accordo su tale convenzione: i motivi addotti, infatti (ovvero la presenza o no di parole terminanti con la vocale atona scevà) sembrano molto meno significativi di altri, come il sistema verbale, per esempio. Pertanto, anche al di sotto di tale isoglossa, e fino a quella successiva (la Amantea – Crotone) ci sembra normale considerare i dialetti (cosiddetti cosentini) come ancora appartenenti all'area alto-meridionale (ma, questo, è tutto un altro tema).
A tal proposito, le potrà forse interessare
l’articolo Le consonanti finali nel fiorentino e
nel napoletano di Laura Bafile.
Gentile Infarinato, ho iniziato a leggere con attenzione l'articolo da lei consigliatomi, e lo trovo molto interessante ed esauriente: devo ammettere che è già riuscito a rispondere a molte delle mie domande, tanto più che prende in considerazione proprio le famiglie di dialetti che mi interessavano. Naturalmente il mio dialetto non è esattamente come il napoletano, ma ne conserva molti degli aspetti caratteristici, tranne, forse, proprio l'inflessione tipica.

Tornando, appunto, al motivo del mio intervento, ho potuto osservare che, in napoletano, la negazione non si riduce mai alla sola vocale (mi consenta ancora di dirlo così, per comodità :) ), e mi resta il dubbio se questa caratteristica del mio dialetto (che già ai tempi della scuola mi incuriosiva non poco) sia, almeno un po', insolita.
Riporto un altro esempio per spiegarmi meglio. Stavolta ne ho scelto uno che non può dar luogo a raddoppiamento per la presenza del gruppo <st>:

Sta mangiando - non sta mangiando
Sta [m:]angiannu - ô'sta [m:]angiannu
È un caso limite, è vero, tanto da dar luogo alla buffa (e incomprensibile) frase seguente:

Non sta mangiando, o sta mangiando?
Ô'sta [m:]angiannu, o sta [m:]angiannu?
(Nota: è riferito a una terza persona, da noi non si usa il "lei" di cortesia, ma il "voi")

Normalmente, la differenza fra ô, negazione, e o, disgiunzione, sarebbe evidente, poiché la seconda non dà luogo al raddoppiamento; qui, invece, si può solo, forse, cogliere la lieve sfumatura data dalla prima o, più lunga!
Per completezza, vorrei poi dire che, nella frase inversa (e più consueta):
Sta mangiando o non sta mangiando ?
non ci può essere alcun dubbio, dato che ricompare, magicamente, la prima n, ad evitare l'incontro tra le due o:
Sta [m:]angiannu o no'sta [m:]angiannu ?

Bene, se siete riusciti a leggere fin qui, spero almeno che vi siate divertiti e, anche se il mio dialetto non ha certo l'importanza del napoletano o del fiorentino, possiate apprezzare i miei sforzi nel volervelo illustrare.
Da parte mia, prometto che... imparerò, prima o poi, come si fa a inserire l'autore nelle citazioni (da terminale Android, e senza doverlo scrivere manualmente). :D
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Millermann ha scritto:la metafonia è di tipo discendente.
Una domanda: con «metafonia di tipo discendente» intende la metafonia che dà luogo a un impropriamente detto «dittongo discendente» (es. [jɛ], [wɔ], ecc.)?
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Una domanda: con
«metafonia di tipo
discendente» intende la
metafonia che dà luogo a un
impropriamente detto
« dittongo discendente» (es.
[jɛ], [wɔ], ecc.)?
Mi scusi, ma, anche in base a quanto affermato nell'articolo sulle vocali da lei indicato, [jɛ], [wɔ] non sono (impropriamente) dittonghi ascendenti?
Discendenti dovrebbero essere quei dittonghi (ie, uo) che, a differenza dell'italiano (e del napoletano) sono accentati sul primo elemento, che quindi non potrà essere una semiconsonante (j, w), ma una vocale.
Nel mio dialetto, in particolare, i dittonghi sono pressappoco esprimibili come [íə], [úə], con la seconda vocale abbastanza indistinta da sembrare uno scevà, e sono perciò discendenti.
Se mi sbaglio, però, mi corregga pure: ho ancora tanto da imparare! :)
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Sono impropriamente detti "dittonghi ascendenti".
Forse Ferdinand si è confuso col cambio di apertura, da vocale alta a vocale bassa.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Avete ragione: la sequenza -ie- in piede è chiamata tradizionalmente, ma impropriamente, dittongo ascendente.

Comunque, il mio appunto si riferiva a «metafonia di tipo discendente»: non ho ben capito che cosa intenda, Millermann, con quest’espressione.
Avatara utente
Millermann
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Intervento di Millermann »

Comunque, il mio appunto si
riferiva a «metafonia di tipo
discendente»: non ho ben
capito che cosa intenda,
Millermann, con
quest’espressione.
Era in risposta a U merlu rucà, che aveva scritto:
Se non
sbaglio c'è metafonia con
dittonghi discendenti.
Ho voluto confermarglielo, scrivendolo in modo forse un po' troppo "succinto", intendendo dire che "la
metafonia è di tipo (con dittonghi) discendent(i)", sicuro che comprendesse.

Peraltro, la metafonia del mio dialetto, in sé, credo sia quella di tipo sannita, la stessa del napoletano (dove, però, i "dittonghi" dovrebbero essere ascendenti).
E, se ho ben capito, proprio questi ultimi sono definiti dittonghi "impropriamente", mentre quelli discendenti lo sono a tutti gli effetti, essendo costituiti da due vocali. È così?

Sto imparando, con piacere, che su questo fòro si è sempre molto attenti ai dettagli, perché quella che può sembrare una svista potrebbe ogni volta nascondere, in realtà, qualcosa di nuovo da apprendere! :)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Grazie della precisazione. :) Ho fatto confusione leggendo un po’ in fretta, perciò le chiedo scusa.

Tradizionalmente, si chiama dittongo ascendente quello di uomo e piede, ossia l’unione tra un’approssimante e una vocale, e dittongo discendente quello di mai o andrei, descritto addirittura come incontro tra una vocale e una semivocale (?).

Mi fermo qui, perché non sono affatto esperto in materia. Se vuole approfondire la questione, legga la trattazione del Canepàri o uno dei tanti interventi del nostro Infarinato, interventi che può trovare scrivendo «dittongo» o «dittonghi» nella casellina di ricerca sopra.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Grazie, Ferdinand, si figuri: è sempre interessantissimo discorrere con lei! In particolare, ho molto apprezzato i riferimenti bibliografici che mi ha proposto. Sa, neanch'io sono esperto di dittonghi, e sto imparando tante cose! Ad esempio, che non esiste una "metafonia (di tipo) discendente", semmai sono i dittonghi ad esserlo. :wink:

Già che ci sono, gradirei anche far un'aggiunta a quanto affermato, nei miei precedenti interventi, sul mio dialetto: non vorrei, infatti, che passasse di qui qualcuno delle mie parti e lo giudicasse scorretto! :D
Allora: l'uso di 'on e di 'ô' al posto di no' come negazione preverbale non è, comunque, "istituzionale": è percepito come una forma d'abbreviazione (ve ne sono anche altre: mi piacerebbe aprire un nuovo filone, per discuterne :) ), perciò è tipico del parlato normale o svelto. Nelle frasi enfatiche e negli scritti in vernacolo è più raro incontrarlo.
Ad esempio, una frase perentoria come:
Ti dico che non lo so!
è più probabile che venga resa come:
Ti dicu ca no'[l:]u sacciu!
anziché nella forma abbreviata:
Ti dicu c'ô'[l:]u sacciu!
pur possibile, e perfettamente comprensibile.
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Intervento di Infarinato »

Millermann ha scritto:Da parte mia, prometto che... imparerò, prima o poi, come si fa a inserire l'autore nelle citazioni (da terminale Android, e senza doverlo scrivere manualmente). :D
Meglio prima, grazie. ;)

Non è particolarmente complicato: basta premere il pulsante «riporta» che compare al disopra dell’intervento che s’intende citare (…e funziona con qualsiasi dispositivo).
Avatara utente
Millermann
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Re: [FT] Citazioni

Intervento di Millermann »

Infarinato ha scritto:Non è particolarmente complicato: basta premere il pulsante «riporta» che compare al disopra dell’intervento che s’intende citare (…e funziona con qualsiasi dispositivo).
Visto, grazie! Avevo notato il pulsante, e sospettavo fosse lì la chiave. :? Solo che, poi, entravo attraverso «intervieni», e a quel punto non era più possibile far nulla! Comunque, in caso di interventi... corposi (tipo -ehm- i miei) ne risulta un bel po' di lavoro di "potatura"! :D
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Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:A tal proposito, le potrà forse interessare l’articolo Le consonanti finali nel fiorentino e nel napoletano di Laura Bafile.
Come si deve interpretare quella strana trascrizione [(i)m 'mjetzə]?
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

[url=viewtopic.php?p=49221#p49221]Carnby[/url] (grassetto mio) ha scritto:Come si deve interpretare quella strana trascrizione [(i)m 'mjetzə]?
L’avevo notato anch’io… :? Forse come uno [ʣ] (lievemente) desonorizzato, ma potrebbe anche trattarsi semplicemente d’un refuso.
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