[xTSC] Della «r» toscana

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

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Intervento di Infarinato »

fiorentino90 ha scritto:
Carnby ha scritto:Inoltre il parlato normale centritaliano (che dovrebbe essere sempre alla base del neutro) ha le autogeminanti rafforzate anche in posizione iniziale assoluta: un sintagma tipo scena povera lo pronuncio normalmente [ʃ'ʃɛːna 'ɸɔːveɾa] e se sento uno dire ['ʃɛːna 'ɸɔːveɾa] penso a un aretino che dice cena povera.
Cioè, quello che si diceva qui.
Sí, a quanto pare, ci piace ripeterci
Carnby ha scritto:
Ivan92 ha scritto:Non metto in dubbio quel che dice Canepari. Mi sembra soltanto strano il fatto che nel sintagma la rana, la erre debba essere pronunciata cosí, come se stessimo pronunciando le parole carro o tre.
A onor del vero non è la sola stranezza del «neutro canepariano». Io dico nomalmente ['k(ʰ)al(ː)ʧo] e certamente non ['kalʲːʧo] con la /l/ palatalizzata come prevederebbe il suo sistema.
La [l] non è «palatalizzata»: come Lei ben sa, è [naturalmente] palatoalveolarizzata (canIPA [ļ]) per un normalissimo processo di coarticolazione, di cui è giusto rendere conto in una trascrizione fonetica stretta. Semmai, è legittimo chiedersi, come faceva Lei nell’altro filone, perché la coarticolazione palatoalveolare sia rappresentata e quella dentale no; il che io credo sia dovuto alla maggior frequenza della seconda rispetto alla prima (perlomeno nelle lingue piú studiate e conosciute): affricate e fricative palatoalveolari non sono cosí diffuse e, laddove siano presenti, non è detto che si abbiano processi coarticolatòri di quel tipo (ad esempio, in inglese la [l] preconsonantica è sempre velarizzata [ɫ]).

Tornando a bomba, e tralasciando il caso di parlate specifiche (segnatamente il lucchese, ma anche, in modo meno marcato, pistoiese e certo fiorentino rustico), ricordiamo che secondo il Canepàri si ha [r] solo in sillaba accentata, cioè solo in tonia, sotto accento primario, e nel mio italiano c’è senz’altro una differenza percettibile fra ho visto una rana [r] e voglio mangiare [ɾ].
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:La [l] non è «palatalizzata»: come Lei ben sa, è [naturalmente] palatoalveolarizzata (canIPA [ļ]) per un normalissimo processo di coarticolazione, di cui è giusto rendere conto in una trascrizione fonetica stretta.
Mah, io continuo a provare e secondo me non c'è che un leggerissima coarticolazione, non differente da quella che si avrebbe con altri foni (tipo [r]). Insomma per me è decisamente esagerata la trascrizione con il fono specifico, a meno che non sia una trascrizione tra doppie parentesi quadre.
Infarinato ha scritto:secondo il Canepàri si ha [r] solo in sillaba accentata, cioè solo in tonia, sotto accento primario, e nel mio italiano c’è senz’altro una differenza percettibile fra ho visto una rana [r] e voglio mangiare [ɾ].
Nel mio parlato non sento questa differenza: spontaneamente le pronuncio entrambe con un(a) monovibrante.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Ma com'è possibile che nel pronunciare ho visto una rana si faccia trillare cosí tanto la erre di rana? O forse, il fono in questione, è necessariamente qualcosa d'intermedio tra vibrante e monovibrante?
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

No, codeste sono [r(ː)r] (la prima eventualmente [rr]). Attenzione alle trascrizioni: per comodità, in alcune con [r] viene indicata appunto la geminata, mentre la scempia è indicata sempre da [ɾ], anche quando è una [magari poco vibrata] polivibrante ([r]).
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Non sono sicuro d'aver capito quel che ha detto. A ogni modo, gli unici /r/ che riesco a pronunciare con una vibrante son quelli che precedono o seguono una consonante (arto, tre, ecc.). Dicasi la stessa cosa per le doppie all'interno di parola (carro, corro, aborro, ecc.) e quelle che, per effetto del raddoppiamento, vedono la luce nella catena del parlato (a Roma, ovvero /ar'roma/). Gli /r/ intervocalici, invece, son sempre monovibranti, per quel che mi riguarda. E dirò di piú: se provassi a pronunciare con una vibrante la erre di rana nel sintagma ho visto una rana, la farei geminare. :roll:
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Non so se c'entri qualcosa con questo filone, ma il ragionare sulla erre m'ha fatto notare che quella che deriva da rotacismo è molto più definita e forte di quella per così dire naturale (perché anche il rotacismo è naturale).

Per i non toscani:
arbero=albero ha una R polivibrante.
M'accorgo che la elle diventa erre solo se non è da sola, ovvero solo se è accompagnata da altre consonanti. Può bastare questa spiegazione?
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Ivan92 ha scritto: ho visto una rana
...può esser confuso con ho visto una nana, una tana e altri. Questo per far capire come sia forte quella erre.
In "una rana" la lingua batte il palato solo una volta quando si dice la erre, perché rimane stretta fra due vocali (?). Però noto che anche in altre parole la erre resta rinfranta. Per esempio in 'catrame'. Qui non è intervocalica, eppure trilla soltanto una volta.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Scilens ha scritto: Per i non toscani:
arbero=albero ha una R polivibrante.
Vero, conto due/tre battiti.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Ivan92 ha scritto:[G]li unici /r/ che riesco a pronunciare con una vibrante son quelli che precedono o seguono una consonante (arto, tre, ecc.). Dicasi la stessa cosa per le doppie all'interno di parola (carro, corro, aborro, ecc.) e quelle che, per effetto del raddoppiamento, vedono la luce nella catena del parlato (a Roma, ovvero /ar'roma/). Gli /r/ intervocalici, invece, son sempre monovibranti, per quel che mi riguarda. E dirò di piú: se provassi a pronunciare con una vibrante la erre di rana nel sintagma ho visto una rana, la farei geminare. :roll:
Carnby ha scritto:
Scilens ha scritto:Per i non toscani:
arbero=albero ha una R polivibrante.
Vero, conto due/tre battiti.
Può ben darsi che la mia pronuncia sia foneticamente piú neutra della vostra (d’altra parte, il Canepàri si rifà a quella dei «professionisti della voce»): isolatamente, il mio però è chiaramente [peˈrɔ] (2 battiti) e il mio pero è [ˈpeːɾo] (1 battito), con la possibilità (contemplata dallo stesso Canepàri) di trasformarsi occasionalmente l’uno in [ɾ] e l’altro in [r].

Ho l’impressione, però, che qui si tenda a confondere i reali battiti (invero di non semplicissima individuazione) col grado piú o meno rafforzato della /r/: senza arrivare ai quattro gradi consonantici di castellaniana memoria, c’è ovviamente una naturale gradazione da caro [ˈkaːɾo], a rame raːme], a parto [ˈpato] fino ad arrivato [ˌaɾɾivˈaːto], arrivo [aɾˈriːvσ] e carro [ˈkarːɾo], anche se fonematicamente l’opposizione è solo fra la /r/ dei primi tre e la /rr/ degli ultimi tre…
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Infarinato ha scritto:Ho l’impressione, però, che qui si tenda a confondere i reali battiti (invero di non semplicissima individuazione) col grado piú o meno rafforzato della /r/.
Ecco, proprio qui sta il discrimine tra la sua pronuncia foneticamente neutra e la mia: se la lingua batte sugli alveoli piú d'una volta nel pronunciare /r/, ottengo sempre [r]. Il grado di /r/ si rafforza all'aumentare dei battiti. Di conseguenza, non riuscendo a far battere piú d'una volta /r/ intervocalico, otterrò sempre e soltanto [ɾ].

Infarinato ha scritto:[C]’è ovviamente una naturale gradazione da caro [ˈkaːɾo], a rame raːme], a parto [ˈpato] fino ad arrivato [ˌaɾɾivˈaːto], arrivo [aɾˈriːvσ] e carro [ˈkarːɾo]
La domanda sorge spontanea, caro Infarinato: il repentino passaggio da [ɾ] a [r] in arrivo e da [r] a [ɾ] in carro è veramente percettibile? L'orecchio umano può cogliere questa menoma differenza? O soltanto un macchinario sofisticato è in grado di captare questa lieve variazione?
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Ivan92 ha scritto:
Infarinato ha scritto:[C]’è ovviamente una naturale gradazione da caro [ˈkaːɾo], a rame raːme], a parto [ˈpato] fino ad arrivato [ˌaɾɾivˈaːto], arrivo [aɾˈriːvσ] e carro [ˈkarːɾo]…
La domanda sorge spontanea, caro Infarinato: il repentino passaggio da [ɾ] a [r] in arrivo e da [r] a [ɾ] in carro è veramente percettibile? L'orecchio umano può cogliere questa menoma differenza? O soltanto un macchinario sofisticato è in grado di captare questa lieve variazione?
Il Canepàri, che la invito a contattare direttamente (è una persona davvero squisita e disponibilissima), le risponderebbe che l’orecchio ben allenato riesce a coglierla, codesta differenza, ma bisogna sempre tener presente che quelle trascrizioni, ancorché fonetiche, sono pur sempre convenzionali e rappresentano la langue, piú che atti concreti di parole (o lingua loquela, come preferiva dire il Castellani). Le realizzazioni fonetiche individuali, anche quelle dei professionisti della voce, a seconda di enfasi, intonazione e anatomia degli organi fonatòri, si potranno qua e là discostare [in modo piú o meno percettibile] dalla pronuncia ideale.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

La ringrazio infinitamente. :)
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