Reduplicazioni totali nei vari dialetti

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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sixie ha scritto:Inoltre, si usa la reduplicazione della forma verbale in alcune espressioni, come in :
a te dìgo te tasére, a te digo! la vòto finire, la vòto!.
Questa iterazione della parte iniziale della frase è comune un po’ a tutti i dialetti, e ha una funzione ritmica. Si chiama foderamento, o frase foderata/frase a eco.

È interessante notare un altro uso della ripetizione in lingua («Epanalessi», in Encliclopedia dell’Italiano):

Nell’italiano contemporaneo, l’epanalessi pare meno praticata. Tuttavia, essa rimane a disposizione per organizzare strutture grammaticali di tipo orale in cui la seconda citazione pare valere come predicativa rispetto alla prima, come nelle domande (ad es.: a. Dove abiti? b. A Torino a. Torino Torino?).
domna charola
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Intervento di domna charola »

A me risulta trsparente solo il primo uso (es. basso basso = bassissimo). Anzi, quasi ovvio: lo uso anch'io. Però a pensarci non saprei da quale lingua regionale presente in famiglia lo abbia preso.

Gli altri usi mi appaiono invece incomprensibili. Non riuscirei ad arrivarci intuitivamente.
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GFR
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Intervento di GFR »

Come varesino non ricordo nessun tipo di raddoppiamento caratteristico del dialetto‚ salvo i casi possibili anche in italiano.
Avatara utente
Millermann
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Intervento di Millermann »

Grazie anche a lei, Domna Charola, e a Sixie, naturalmente. :)
Dunque, a quanto pare, le reduplicazioni non sono diffuse nei vari dialetti quanto mi aspettavo, anche se, a ben cercare, viene fuori qualcosa d'interessante, come s'è visto per il veneto (la lingua, intendo).
Un'altra cosa che non immaginavo è che il loro uso raggiungesse l'apice proprio dalle mie parti (dove, ricordo, ho individuato ben 5 tipi di reduplicazione differenti!)
Evidentemente la zona, che risente dell'influenza di entrambe le famiglie dei dialetti meridionali, ha adottato le costruzioni d'origine siciliana e in piú ne ha, forse per analogia, sviluppate delle altre, originali. :)

Ringrazio anche Ferdinand, sempre gentilissimo, per la sistemazione del collegamento "ribelle", e per gl'interessanti spunti sulle varie figure retoriche che prevedono ripetizioni di parole o parti di frasi.

Ancora una cosa: in italiano, una delle categorie piú importanti di reduplicazione è forse quella delle locuzioni avverbiali, quali «piano piano», «zitto zitto», «quasi quasi» o anche «a poco a poco», «a mano a mano», ecc.
Se n'è già accennato per il napoletano e per il veneto, e vorrei aggiungere che alcune di queste sono usate anche nel mio dialetto. Ad esempio:
chjanu chjanu
cittu cittu
manu manu
(penso non occorra la traduzione :wink:)
Non si usa, invece, l'espressione napoletana "aumm aumm": qui «di nascosto» è «all'ammucciúni», da ammuccià (nascondere). Letteralmente, sarebbe come dire: «alla nascondona». :D
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Avatara utente
Carnby
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Intervento di Carnby »

Dei casi proposti, nella mia parlata si usa solo il primo e il quarto, mentre sono sconosciuti il secondo e il terzo.
Non esistendo (ovviamente) il superlativo in -issimo nellla parlata spontanea, si ricorre spesso a perifrasi con parecchio o dimolto (parecchio caldo, dimolto diaccio, anche con rotacisimo della l), ma è possibile la reduplicazione in casi come un cane grosso grosso ecc.
Per quanto riguarda l'uso «indefinito», è abbastanza comune nel registro popolare incorrere in frasi tipo «in do' (= dove) vo vo, 'un te ne dèe (= deve) 'mportà» oppure «in do' so' staho staho, che te ne frega?».
In qualche modo simile a quest'ultimo uso è anche la reduplicazione del verbo in casi come «mètto fuori la pianta?» «Mètti mètti!» (per «metti pure», dato che pure da noi si usa poco), oppure «vai vai!» (per «va' pure») o «va 'ia va 'ia!» (= «va' via va' via») che è diventato una specie d'interiezione.
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