Il ligure (di ponente) leluŕa deriva, in effetti, da lelluŕa. Anzi, è semplicemente la promuncia degeminata di lelluŕa. Infatti, il genovese (che ha ancora le geminate postoniche, ma non più l'r intervocalico) ha lellua.u merlu rucà ha scritto:Ora non le sentiamo, ma in passato forse, dato che il ligure lelura potrebbe derivare da *l'ellura, in quanto -l- < -LL- (potrebbe anche, ad onor del vero, essere una dissimilazione per evitare la doppia -r- palatale).
Non esiste, ovviamente, l'r palatale (o comunque si voglia definire) geminato!! L'r palatale è tale proprio perché è intervocalico e non geminato.
In realtà, si tratta di un fonema approssimante che deriva da -r- ed -l- intervocalici semplici etimologici.
Infatti, all'italiano pala corrisponde paŕa
(in genovese pâ/'pa:/</'pa:a/</'pa:ŕa/</'pa:la/ perché, a Genova l'-r- palatale raggiunse lo zero fonico, mentre in "ponentino tradizionale" si ha - o si "dovrebbe avere" - paŕa - occorre dire "tradizionale" perché, ad es., a Ventimiglia, si ascolta, ormai, l'r italiana, cioè si ha para-).
Ma alla voce italiana geminata palla corrisponde il vocabolo geminato balla che, a Genova, è pronunciato effettivamente balla, mentre verso Ventimiglia si ha degeminazione in -l- di -ll-. La voce valle, a Genova, è, appunto, valle, NON l'inesistente *vae et c. . . .
Infatti, le consonanti etimologicamente geminate ( -ll- ed -rr-), anche se risultano, ormai, degeminate nella pronuncia degli ultimi dialettofoni dell'estremo ponente ligure, non hanno mai subito il passaggio alla cosiddetta "r palatale", transizione subita soltanto dai fonemi NON geminati.
Lo stesso si verificò con -rr- rispetto a -r-.
Infatti, la voce caŕu = caro è cau a Genova e caŕu con "r palatale" nel ponente, anche se, attualmente, quasi tutti i parlanti pronunciano, ormai, l'r italiana.
Per altro, il corrispondente di terra è tera (il fenomeno fonetico intervenuto non è stato, in realtà, una degeminazione, ma qui non si può approfondire) e l'esito "attuale" (meglio sarebbe scrivere "tradizionale", perché l'uso del dialetto è praticamente scomparso) è tera (mai teŕa) con r non palatale in tutta la Liguria (così anche a Genova e nel ponente della regione).
In sintesi, palatalizzazione, lenizione et c. (e comunque si desideri definire questi fenomeni fonetici che dettero come esiti fonemi approssimanti) si sono verificati esclusivamente nel caso di fonemi intervocalici etimologici semplici, NON geminati.
Per dito si ebbe diu. La transizione evolutiva risulta rappresentabile come: /'di:u/</'di:ðu/</'di:du/</'di:tu/. E così in tutti gli altri casi. Ma mattu = matto, battu = batto o gattu = gatto. Il fatto che i ponentini abbiano attualmente pronuncia degeminata riguarda un fenomeno non antico. Genova ha tuttora pronuncia geminata nelle voci riferite. Ma certamente la degeminazione occidentale si verificò quando la lenizione (e le transizioni evolutive successive) non risultavano più attive. Infatti, gli ultimi vecchi dialettofoni dell'estremo ponente pronunciano gatu, NON l'inesistente *gau!
In conclusione: doppie -r- palatali, nei dialetti liguri, non sono mai esistite.
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Sono andato a verificare sull'Azaretti, l'autore che costituisce la fonte, non citata, dell'esempio. L'autore, semplicemente, non si rende conto che l'esito ventimigliese leluŕa presuppone una forma precedente (se non si vuole definirla etimologica) in -ll-. Tutto qui. Bastava verificasse l'esito genovese lellua. Infatti, Ventimiglia risulta più arcaica nella conservazione dell'-r- palatale, ma "perse" la geminazione postonica. Genova, invece, ridusse allo zero fonico -r-, ma mantenne la geminazione postonica. La voce del ponente leluŕa = edera si comporta esattamente come beluŕa = donnola. Si ha, semplicemente, l<ll precedente (rispettivamente dalle precedenti voci lelluŕa e belluŕa) . Infatti, a Genova belluŕa /'bɛlluŕa/ e lelluŕa /'lelluŕa/ dettero le voci corrispondenti (ancora geminate, ma in cui si ebbe riduzione allo zero fonico di -r-) bellua = donnola e lellua = edera, mentre a Ventimiglia si ebbe conservazione di -r-, ma degeminazione consonantica: beluŕa e leluŕa . A riprova di quanto sostenuto.