Ho letto solo recentemente alcuni messaggi del filone relativo alle alternative lessicali
rappresentate da "babbo" e "papà" e sono stato colpito da un'affermazione relativa ai
dialetti settentrionali italiani.
L'affermazione risulta la seguente:
"La lenizione /-tr-/ > /∅/ è «troppo» anche per l'italiano settentrionale
(che infatti ha /-dr-/, cfr. i cognomi Pedretti e Pedersoli)".
La quale aveva, a suo tempo, ricevuto il pronto commento:
"Però in veneto San Pietro è San Pièro, pietra è pièra, vetro è véro".
In realtà, come avevo già avuto occasione di scrivere, qualsiasi affermazione formulata, in generale, in merito ai dialetti settentrionali ammette, sempre, almeno un controesempio relativo a un territorio storico piuttosto ampio e significativo.
E, quindi, scientificamente, non può risultare valida perché basta un controesempio per inficiare una tesi.
Risulta, cioè, praticamente impossibile riuscire a definire i dialetti settentrionali italiani in opposizione a "qualcos'altro", perché, ad es., un tratto caratteristico presente in un uno non si riscontra in un altro e, sostanzialmente, non si riescono a definire - con metodologia scientifica - degli "invarianti" che possano
essere ritenuti condivisi da tutte le parlate tradizionalmente appartenenti a questo territorio geografico.
Infatti, quale significativo controesempio, tutti i dialetti di tipo genovese hanno avuto la riduzione allo zero fonico di /-tr-/. Esattamente come, nello stesso identico modo, hanno subito la riduzione allo zero fonico anche i fonemi etimologici /-t-/>/-d-/>/-δ-/>/-∅-/ (ma anche /-d-/ primario, da cui /-δ-/>/-∅-/) ed /-r-/- che dette, anch'esso, /-∅-/, ma soltanto dopo che il relativo fonema era passato a pronuncia approssimante - singolarmente considerati.
Se pure, per altro, tra la generalizzazione della riduzione allo zero fonico di /-t-/ e /-d-/, da un lato, e quella di /-r-/ siano dovuti trascorrere "sei" lunghi secoli ...
In genovese, infatti, madre e padre risultano, rispettivamente, muæ /'mwɛ:/ e puæ /'pwɛ:/.
Ciò che dimostra che la transizione /-tr-/>/-∅-/ risulta - evolutivamente - del tutto regolare. Ad es., madrina e padrino sono muin-a /'mwiŋa/ e puin /'pwiŋ/.
Mentre la matrigna e il patrigno sarebbero, rispettivamente, a mujegna /a mu'jeɲɲa/ e u pujegnu /u pu'jeɲɲu/.
Un altro vocabolo caratteristico che dimostra, inequivocabilmente, l'esito /-∅-/</-tr-/ è rappresentato dalla
voce popolaresca bügaixe /by'gaiʒe/ = lavandaia (da "bucatrice" nel senso di bucato), malignamente utilizzato
anche per indicare donna di scarsa raffinatezza.
E, se il locale cognome Queirolo (che viene fatto derivare da quadreŏlu(m) - nel senso di "pezza quadrata" -)
mostra ancora lo stadio linguistico in cui /-r-/ di /-dr-/ ancora permaneva - sia pure come approssimante -,
la sua effettiva pronuncia dialettale, cioè Cujő/ku'jɵ:/, non mostra più traccia alcuna di /-dr-/.
Non proseguo, ma gli esempi risultano infiniti ...
E San Pê /'saŋ 'pe:/ = San Pietro, mentre non si può avere l'esempio relativo a "pietra", perché s'ebbe metatesi e l'esito fu prîa /'pri:a/<preta.
Non si può avere neppure l'esempio relativo al "vetro", dal momento che (per quanto fino a non moltissimi anni fa chi vendeva stoviglie era detto u vê /u 've:/, forma parallela a quella italiana di "vetraio" - anzi, "lo vetr(i)ero" -), moltissime voci di derivazione diretta, avendo "perduto" /-d-/</-t-/ e approssimandosi a perdere anche il residuo /-r-/, pronunciato, ormai, come approssimante, vennero tralasciate in favore dell'adozione di un prestito diretto dalla lingua italiana.
Per quanto siano attestate nei testi antichi.
Ma i dialetti di tipo genovese, in moltissimi casi, conservano, ormai, soltanto italianismi quali, ad es.:
laddru /'laddru/ = ladro, quaddru /'quaddru/ = quadro, squaddra /'squaddra/ = squadra, veddru /'veddru/ = vetro e infiniti altri ...
In tutti queste voci s'ebbe geminazione anetimologica in quanto /-d-/ s'era già ridotto allo zero fonico e non risultava, quindi, più presente nell'inventario dei fonemi del dialetto, mentre ne rimaneva disponibile esclusivamente la versione geminata - non andata soggetta a lenizione e a successiva riduzione allo zero fonico - e, pertanto, solo questa potè essere utilizzata nei prestiti dalla lingua italiana, come - più volte - ho avuto modo di chiarire.
P.S.: dalle forme "ufficiali" dei cognomi settentrionali non si può dedurre nulla - neppure quando si sia certi in merito alla loro grafia e alla loro autoctonia (assai più difficile, per altro, da dimostrarsi) - relativamente alla pronuncia locale.
Si tratta, infatti, di forme latinizzate e italianizzate "ad abundantiam".
Due soli semplicissimi esempi per i dialetti di tipo genovese. I cognomi Dellepiane e Santamaria, allora, se si ragionasse così, dovrebbero farci pensare che a Genova si sia avuto /pj-/</pl-/ - planu(m) - e che -r- si sia conservato.
Ma non è affatto così e la pronuncia locale dei cognomi che, in questi due casi, risulta, rispettivamente, /d'e 'ʧaŋe/ e /ˌsaŋta'majja/ ce lo chiarisce inequivocabilmente!
Ma solo la pronuncia locale, non la grafia "italianizzante"!
P.P.S.: la situazione del veneto, sebbene si possa riscontrare la comune riduzione di /-d-/, mostra, contrastivamente rispetto a quella del genovese, la conservazione di /-r-/ che, quindi, comunque effettivamente pronunciato - aspetto fonetico -, permane, a pieno titolo, nell'inventario dei fonemi (aspetto fonologico).
Esiti della lenizione nei dialetti di tipo genovese
Moderatore: Dialettanti
Re: Esiti della lenizione nei dialetti di tipo genovese
In riferimento al messaggio precedente in cui chiarivo che il nesso originario /-tr-/ non
ha lasciato alcuna traccia nei dialetti di tipo genovese, come attestano voci locali del
tipo di muæ /'mwɛ:/ = madre, chi fosse interessato può ascoltare direttamente quanto
riportato dai ricercatori tedeschi del Vivaio Vivaldi in merito alle forme corrispondenti
alla voce "madre" in Liguria:
https://www2.hu-berlin.de/vivaldi/index ... 61&lang=de
mentre in alcuni dei dialetti di tipo non genovese possono essersi mantentuti esiti
evolutivamente più arcaici tuttora caratterizzati da diverse articolazioni di /-r-/.
In nessuna località, invece, risulta più riscontrabile /-d-/</-t-/ etimologico, ridottosi
allo zero fonico - nel dialetto genovese -, ad es., già a partire dalla seconda metà del
sec. XII.
ha lasciato alcuna traccia nei dialetti di tipo genovese, come attestano voci locali del
tipo di muæ /'mwɛ:/ = madre, chi fosse interessato può ascoltare direttamente quanto
riportato dai ricercatori tedeschi del Vivaio Vivaldi in merito alle forme corrispondenti
alla voce "madre" in Liguria:
https://www2.hu-berlin.de/vivaldi/index ... 61&lang=de
mentre in alcuni dei dialetti di tipo non genovese possono essersi mantentuti esiti
evolutivamente più arcaici tuttora caratterizzati da diverse articolazioni di /-r-/.
In nessuna località, invece, risulta più riscontrabile /-d-/</-t-/ etimologico, ridottosi
allo zero fonico - nel dialetto genovese -, ad es., già a partire dalla seconda metà del
sec. XII.
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