Dialettalismi sí, forestierismi no[n piú]

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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Marco1971 ha scritto:Scusate se aggiungo una postilla, ma potrebbe risultare d’interesse a qualcuno sapere quante parole provengono dal tal dialetto (settentrionale), e visto che ho fatto questa lunga ricerca, do qui di seguito i numeri relativi.

Genovese: 41
Ligure: 39
Viene specificato cosa si intende per ligure generico? Sarebbe possibile avere l'elenco dei termini? Se è semplice ovviamente... :wink:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

u merlu rucà ha scritto:Viene specificato cosa si intende per ligure generico?
No...
u merlu rucà ha scritto:Sarebbe possibile avere l'elenco dei termini? Se è semplice ovviamente... :wink:
Ecco le liste, caro merlu rucà. :)

Genovese: abbadino, arsella, baciccia, bansigo, bissaro, ²boa, brenosa, ²bruma, brumeggio, camallo, camalo, cambusa, carruggio, carrugio, caruggio, ²cavo, cheniara, chiapucino, ¹ciurma, clapucino, crosazzo, cubia, demattare, duglia, fanfarino, gianello, goa, gombetta, grisella, macramà, macramè, mascone, mugugno, ²mussa, pastiere, ²pittare, sanfertosino, smasire, ¹topica, ¹trofia, vermentino.

Ligure: agonara, arpetta, ¹belino, besugo, canigea, ciuppin, fedelino, fidelino, fidellino, ²gattigliare, gianchetto, lampionetto, lassia, ²leudo, luasso, mincia, moena, monegasco, oxelo, pansetta, pansotto, pecetto, pecietto, piccaggia, pigato, pissalutto, ²prosa, quairata, riano, rocché, sardenaira, sciacchettrà, ¹scoglio, tanuda, tanuta, ²tenuta, ³tocco, tonneggiare, trenetta.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:In effetti, i sardismi – forse perché al sardo viene riconosciuto lo statuto di lingua – spesso non vengono adattati.
Possibile che il parlante faccia tante sottili distinzioni, consciamente o inconsciamente? Forse i termini dialettali vengono adattati perché sono padroneggiati meglio. In effetti però questa azione spontanea produce i suoi effetti indisturbata proprio perché nessuno l'ostacola dicendo che le parole del dialetto non vanno «storpiate», perciò siamo daccapo.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

La Postfazione del GRADIT fornisce un'informazione organica su dialettalismi e regionalismi (par. 5.2):

Immagine
Gli apporti dialettali e regionali presentati dalla tav. 7 sono certo significativi. E ancor più lo sono in realtà se si pone mente a due considerazioni.
Anzitutto, mancano dai dati della tavola precedente un certo numero di lessemi e di accezioni che circolano in più dialetti e in varietà regionali, così diffusamente dispersi da non rientrare in nessuno dei comparti previsti. Ma, in secondo luogo e soprattutto, la tavola riflette il lavoro del Grande Dizionario Italiano dell’Uso che, a sua volta, riflette lo stato di cose di fine secolo: un secolo che ha visto le varietà regionali passare dal ghetto delle condanne scolastiche e puristiche a realtà normali, bene accette. Questo ha fatto sì che molti elementi lessicali e semantici, anche nati dialettali, affermatisi poi in varietà regionali e riconoscibili come regionalismi ancora negli anni cinquanta, siano successivamente diventati standard, comuni e perfino altamente disponibili, smarrendosene ogni connotazione regionale. Ciò ha interessato soprattutto le varietà più largamente accette (almeno come fornitrici di lessico affettivo e “basso”), quali la meridionale e la romana. Lessemi che ancora a inizio anni sessanta si identificavano bene come d’area romana, hanno perduto questa caratteristica: arena “cinema all’aperto”, bagnarola, baiocchi, beccamorto, bomba “bombolone, dolce”, borgata, bozzo, bruscolini, bullo, due parole bandiera come bustarella e bustarellaro, cafone “incivile”, caldarroste, cocuzza, compaesano, dritto “furbo”. A compensare in qualche modo questa regionalità smarrita sta l’emergere sempre più marcato di una regionalità toscana. Lessemi e usi registrati spesso ancora ieri come standard nella tradizione lessicografica vanno connotandosi sempre più come regionalismi d’ambito puramente toscano: di qui l’alto numero di toscanismi nella tavola precedente.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

bubu7 ha scritto:Lessemi che ancora a inizio anni sessanta si identificavano bene come d’area romana, hanno perduto questa caratteristica: arena “cinema all’aperto”, bagnarola, baiocchi, beccamorto, bomba “bombolone, dolce”, borgata, bozzo, bruscolini, bullo, due parole bandiera come bustarella e bustarellaro, cafone “incivile”, caldarroste, cocuzza, compaesano, dritto “furbo”.
Non capisco perchè beccamorto e bullo siano identificati come d'area romana. Nel mio dialetto ligure si usano entrambi e non sono sicuramente dei prestiti. In particolare bullo, contrariamente a quanto comunemente si pensa, è voce di area settentrionale ed è arrivata recentemente a Roma. La sua fortuna, e l'aria 'romana', è dovuta alle pellicole di ambientazione romanesca, particolarmente numerose negli anni 50/60. Non ho il Battaglia ma dovrebbe riportare esempi letterari dal Goldoni in poi.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

È possibile che si tratti di termini dialettali di ampia diffusione e che però siano entrati nell’italiano comune tramite il romanesco.
Mi sembra difficile poi che bullo possa essere una forma settentrionale: semmai al Nord si dirà bulo. :wink:
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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