Pickpocket

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

marcri
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Iscritto in data: ven, 05 nov 2004 22:06

Pickpocket

Intervento di marcri »

Domenica scorsa, viaggiando su un treno delle ferrovie svizzere, ho sentito l'altoparlante gracchiare un annuncio in quattro lingue; la versione in italiano diceva, con marcata inflessione teutonica , di fare attenzione al pickpocket.
Probabilmente gli unici a rischiare di essere borseggiati sono stati i viaggiatori italiani, o quelli di loro che, come me, non conoscevano il termine. Beh... io sono fortunata: un messaggino al mio traduttore simultaneo Marco(1971) mi ha permesso di tenere sott'occhio la borsa... :D
Perdoniamo l'annunciatore, perché di lingua tedesca, ma rimane il fatto che lanciare un allarme dovrebbe presupporre la certezza assoluta che arrivi ai destinatari, e mi sembra evidente che l'unico modo per farlo è usare la lingua dei medesimi: e se in pericolo, anziché la borsa, ci fosse stata l'incolumità dei passeggeri?
Bue
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Intervento di Bue »

Oh, bene, smettiamola di addossare tutte le colpe agli italiani: anche gli svizzeri peccano!
marcri
Interventi: 39
Iscritto in data: ven, 05 nov 2004 22:06

Intervento di marcri »

Usar male la lingua altrui è peccato veniale. Per gl'italiani è cosa ben diversa: è la loro lingua, e non se ne curano!
Bue
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Intervento di Bue »

Veramente l'italiano e` una delle lingue ufficiali della Svizzera, quindi e` anche lingua loro
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

L’annuncio sul treno è stato fatto da un germanofono, e pickpocket è giunto alle orecchie di Marcri come [attenzione ai] big pack (ho tuttora il messaggino sul cellulare). A parte il fatto che dovevano dire borseggiatore, non bisogna dimenticare che la maggioranza degli svizzeri, contrariamente a quanto si crede, non è né bi- né trilingue.

Il mondo finirà in una babele. D’inintelligibile basic English. :(
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
marcri
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Iscritto in data: ven, 05 nov 2004 22:06

Intervento di marcri »

Bue ha scritto:Oh, bene, smettiamola di addossare tutte le colpe agli italiani: anche gli svizzeri peccano!
Aggiungerei che questo commento ha un vago sentore di tetratricotomia gratuita e fuori tema... :D
Il mio intento non era quello di colpevolizzare qualcuno; semplicemente, da un lato desideravo evidenziare come l'italiano corrotto per pressappochismo da termini estranei possa perfino essere pernicioso, e dall'altro - ma questo è forse solo sottinteso nel mio messaggio, e quindi lo ribadisco ora con più vigore - come sia davvero un fastidio all'orecchio e alla mente incappare in frasi simili.
E se perdono l'annunciatore svizzero, non riesco a fare lo stesso con gli italiani che adottano, avallano e omologano lo stesso superficiale atteggiamento.
Bue
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

Ripeto ancora una volta che, come e` stato gia` piu` volte ribadito anche recentemente da altri, non si tratta affatto di pressappochismo ma di una precisa volonta` (dettata da moda ecc, ma sempre volonta`).
O e` pressappochismo e superficialita` anche il fatto che ormai praticamente TUTTE le pubblicita` radiotelevisive finiscono con uno slogan in inglese (shave your style, sensing the difference, make it more possible, e via sloganando) ?
marcri
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Iscritto in data: ven, 05 nov 2004 22:06

Intervento di marcri »

Già. E il pressappochismo è di chi non se ne cura e s'adegua passivamente, come anche di chi sostiene che sia giusto così.
Bue
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

Non sono d'accordo sull'accusa di pressappochismo a chi ha un'opinione diversa da quella considerata "buona e giusta"; sarebbe un po' come sostenere che sono pressappochisti quelli che non credono nell'utilita` del protocollo di Kyoto, o gli agnostici o quelli che non credono agli oroscopi.
Ma e`inutile polemizzare.
marcri
Interventi: 39
Iscritto in data: ven, 05 nov 2004 22:06

Intervento di marcri »

Ma Bue! Non mi cancelli i messaggi in corsa! Avevo preparato la risposta al suo “è inutile discutere”! :wink:

Ad ogni modo, il pressappochismo di cui parlo non riguarda chi ha un’opinione, uguale o diversa da quella altrui, ma chi l’opinione non ce l’ha e si adegua supinamente per diverse ragioni, non ultima quella che presuppone un po’ di fatica a cambiare le cose, o quella che fa sentire ganzi a infarcire il proprio eloquio di anglicismi.

Il discorso sulla pubblicità è un altro filone della stessa materia, tante volte discusso qui.
Quando il mio capo, che adora gli anglicismi, mi avverte che la location dell’assemblea è cambiata (e poi, se del caso, lo traduce con locazione :D), non fa pubblicità, né una precisa scelta, semplicemente si bea del fantasmagorico suono della sua culturetta.

P.S.: Non desidero polemizzare, solo discutere! :wink:
Bue
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

marcri ha scritto:…semplicemente si bea del fantasmagorico suono della sua culturetta.
Certamente, ma io questo non lo chiamo pressappochismo, lo chiamo adeguamento alle mode, che e` caratteristico della razza umana e non particolarmente di quella italiana.
Ad esempio da diversi anni in USA e` in corso qualcosa di simile riguardo all'uso ormai universale e asfissiante degli acronimi di tre lettere.

Se e` pressappochismo dire "location" (tra parentesi: il mio, di capi - fiorentino di nascita, classe 1937 - ha qualche minuto fa tranquillamente usato il verbo splittare con un mio collega italiano, riferendosi alla separazione in due tronconi di un corso italiano per studenti italiani) allora lo e` anche portare i pantaloni "a vita bassa" al di sotto dell'attacco gluteo-coscia, o farsi tatuaggi e piercing.

Aggiungo, cambiando l'intervento in corsa, che - come e` gia` stato fatto notare decine di volte - questo meccanismo tutto umano di adeguamento alle mode e` sempre stato deprecato dai conservatori ma e`, lo si gradisca o no, uno dei principali motori dell'evoluzione linguistica: se non fosse esistito, a Firenze si parlerebbe ancora non il latino, ma l'etrusco.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Bue ha scritto:...questo meccanismo tutto umano di adeguamento alle mode e` sempre stato deprecato dai conservatori ma e`, lo si gradisca o no, uno dei principali motori dell'evoluzione linguistica: se non fosse esistito, a Firenze si parlerebbe ancora non il latino, ma l'etrusco.
Parlerei piuttosto d’involuzione. Questo paragone che si continua a fare colla situazione all’epoca dei Romani è francamente al limite del farsesco. Ma non voglio tornarci sopra: già furono spiegati i motivi della sua non attinenza con la situazione attuale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
marcri
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Iscritto in data: ven, 05 nov 2004 22:06

Intervento di marcri »

Dunque è sul significato del termine pressappochismo che stiamo discutendo. Possiamo cambiarlo con faciloneria, o con superficialità, tendenza a fare le cose con approssimazione, che esprimono bene l’accezione con cui ho usato il termine.

Sta dicendo che è un uso legittimo, perché legittimato dal gusto corrente? Io penso di essere ancora libera di scegliere, moda o non moda. E nel caso del costume d’infarcire la lingua di forestierismi, io continuo a pensare al pressappochismo di chi non sceglie, non alla precisa scelta di seguire una moda; alla superficialità di chi, in definitiva, si disinteressa e si lascia scorrere addosso le tendenze del momento senza porvi rimedio, diventando così uno che segue la moda.
O dobbiamo lasciare che siano le mode, che tra l’altro vanno e vengono, a imbarbarire la lingua? Secondo lei alle mode è così normale adeguarsi, senza usare un po’ di buon gusto?
Comunque, di sicuro c’è anche chi lo fa per precisa scelta. Però - mi perdonino gli storici della lingua se dico stupidaggini, ma cerco di usare in questo caso l’unico strumento che ho: il buon senso -, il fatto che non si parli più l’etrusco io lo attribuisco all’evoluzione (della lingua), e immagino che l’evoluzione sia innescata da un vantaggio, non da una moda.
Forse stiamo trattando in maniera troppo superficiale – e per conto mio anche da inesperta – un discorso più profondo e più articolato. Se fossimo agli inizi di questa discussione, chiederei aiuto agli esperti, ma temo che, tra queste pagine, gli esperti abbiano già dato sul tema, e che ogni aggiunta sia solo una sterile ripetizione.
methao_donor
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Iscritto in data: gio, 14 set 2006 23:04
Località: Finlandia

Intervento di methao_donor »

Bue ha scritto:Se e` pressappochismo dire "location" [...] allora lo e` anche portare i pantaloni "a vita bassa" al di sotto dell'attacco gluteo-coscia, o farsi tatuaggi e piercing.
In un certo senso... :D
E direi precisamente nel senso sottolineato da marcri.
Il sonno della ragione genera mostri.
Ladim
Interventi: 216
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 14:36

Intervento di Ladim »

La «moda» – direi 'per definizione' – è «pressappochismo» (comunque paradossale, ché si tratterebbe di una superficialità 'attenta'): di solito chi la segue (in ogni sua manifestazione) 'rinuncia' a un parte di sé per accogliere qualcosa di sicuramente condiviso, conforme e, purtroppo, il più delle volte dozzinale. Non è un caso che siano proprio i ragazzini ad 'applicarla infallibilmente': l'immaturità ci impone l'opinione altrui – che prendiamo senza riflettere [anche il Parini avrebbe deprecato una propria inclinazione adolescenziale, direi ancora 'modaiola'...] – e ci spinge a cercare soprattutto quello che cercano gli altri [l'approssimazione caratteriale è qui].

L'iper-forestierismo implica un uso giocoso della lingua, o una buona dose d'immaturità [se si VUOLE parlare 'così'], quando non il solito, e forse anche 'fisiologico' «pressappochismo», che è anche pigrizia mentale [se si parla 'così' ogni tanto], ovvero una scarsa capacità di esprimersi attraverso una lingua un po' meglio sorvegliata [se, senza una particolare propensione, si parla 'così' e non altrimenti].
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