Pickpocket
Moderatore: Cruscanti
Pickpocket
Domenica scorsa, viaggiando su un treno delle ferrovie svizzere, ho sentito l'altoparlante gracchiare un annuncio in quattro lingue; la versione in italiano diceva, con marcata inflessione teutonica , di fare attenzione al pickpocket.
Probabilmente gli unici a rischiare di essere borseggiati sono stati i viaggiatori italiani, o quelli di loro che, come me, non conoscevano il termine. Beh... io sono fortunata: un messaggino al mio traduttore simultaneo Marco(1971) mi ha permesso di tenere sott'occhio la borsa...
Perdoniamo l'annunciatore, perché di lingua tedesca, ma rimane il fatto che lanciare un allarme dovrebbe presupporre la certezza assoluta che arrivi ai destinatari, e mi sembra evidente che l'unico modo per farlo è usare la lingua dei medesimi: e se in pericolo, anziché la borsa, ci fosse stata l'incolumità dei passeggeri?
Probabilmente gli unici a rischiare di essere borseggiati sono stati i viaggiatori italiani, o quelli di loro che, come me, non conoscevano il termine. Beh... io sono fortunata: un messaggino al mio traduttore simultaneo Marco(1971) mi ha permesso di tenere sott'occhio la borsa...
Perdoniamo l'annunciatore, perché di lingua tedesca, ma rimane il fatto che lanciare un allarme dovrebbe presupporre la certezza assoluta che arrivi ai destinatari, e mi sembra evidente che l'unico modo per farlo è usare la lingua dei medesimi: e se in pericolo, anziché la borsa, ci fosse stata l'incolumità dei passeggeri?
L’annuncio sul treno è stato fatto da un germanofono, e pickpocket è giunto alle orecchie di Marcri come [attenzione ai] big pack (ho tuttora il messaggino sul cellulare). A parte il fatto che dovevano dire borseggiatore, non bisogna dimenticare che la maggioranza degli svizzeri, contrariamente a quanto si crede, non è né bi- né trilingue.
Il mondo finirà in una babele. D’inintelligibile basic English.
Il mondo finirà in una babele. D’inintelligibile basic English.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aggiungerei che questo commento ha un vago sentore di tetratricotomia gratuita e fuori tema...Bue ha scritto:Oh, bene, smettiamola di addossare tutte le colpe agli italiani: anche gli svizzeri peccano!
Il mio intento non era quello di colpevolizzare qualcuno; semplicemente, da un lato desideravo evidenziare come l'italiano corrotto per pressappochismo da termini estranei possa perfino essere pernicioso, e dall'altro - ma questo è forse solo sottinteso nel mio messaggio, e quindi lo ribadisco ora con più vigore - come sia davvero un fastidio all'orecchio e alla mente incappare in frasi simili.
E se perdono l'annunciatore svizzero, non riesco a fare lo stesso con gli italiani che adottano, avallano e omologano lo stesso superficiale atteggiamento.
Ripeto ancora una volta che, come e` stato gia` piu` volte ribadito anche recentemente da altri, non si tratta affatto di pressappochismo ma di una precisa volonta` (dettata da moda ecc, ma sempre volonta`).
O e` pressappochismo e superficialita` anche il fatto che ormai praticamente TUTTE le pubblicita` radiotelevisive finiscono con uno slogan in inglese (shave your style, sensing the difference, make it more possible, e via sloganando) ?
O e` pressappochismo e superficialita` anche il fatto che ormai praticamente TUTTE le pubblicita` radiotelevisive finiscono con uno slogan in inglese (shave your style, sensing the difference, make it more possible, e via sloganando) ?
Non sono d'accordo sull'accusa di pressappochismo a chi ha un'opinione diversa da quella considerata "buona e giusta"; sarebbe un po' come sostenere che sono pressappochisti quelli che non credono nell'utilita` del protocollo di Kyoto, o gli agnostici o quelli che non credono agli oroscopi.
Ma e`inutile polemizzare.
Ma e`inutile polemizzare.
Ma Bue! Non mi cancelli i messaggi in corsa! Avevo preparato la risposta al suo “è inutile discutere”!
Ad ogni modo, il pressappochismo di cui parlo non riguarda chi ha un’opinione, uguale o diversa da quella altrui, ma chi l’opinione non ce l’ha e si adegua supinamente per diverse ragioni, non ultima quella che presuppone un po’ di fatica a cambiare le cose, o quella che fa sentire ganzi a infarcire il proprio eloquio di anglicismi.
Il discorso sulla pubblicità è un altro filone della stessa materia, tante volte discusso qui.
Quando il mio capo, che adora gli anglicismi, mi avverte che la location dell’assemblea è cambiata (e poi, se del caso, lo traduce con locazione ), non fa pubblicità, né una precisa scelta, semplicemente si bea del fantasmagorico suono della sua culturetta.
P.S.: Non desidero polemizzare, solo discutere!
Ad ogni modo, il pressappochismo di cui parlo non riguarda chi ha un’opinione, uguale o diversa da quella altrui, ma chi l’opinione non ce l’ha e si adegua supinamente per diverse ragioni, non ultima quella che presuppone un po’ di fatica a cambiare le cose, o quella che fa sentire ganzi a infarcire il proprio eloquio di anglicismi.
Il discorso sulla pubblicità è un altro filone della stessa materia, tante volte discusso qui.
Quando il mio capo, che adora gli anglicismi, mi avverte che la location dell’assemblea è cambiata (e poi, se del caso, lo traduce con locazione ), non fa pubblicità, né una precisa scelta, semplicemente si bea del fantasmagorico suono della sua culturetta.
P.S.: Non desidero polemizzare, solo discutere!
Certamente, ma io questo non lo chiamo pressappochismo, lo chiamo adeguamento alle mode, che e` caratteristico della razza umana e non particolarmente di quella italiana.marcri ha scritto:…semplicemente si bea del fantasmagorico suono della sua culturetta.
Ad esempio da diversi anni in USA e` in corso qualcosa di simile riguardo all'uso ormai universale e asfissiante degli acronimi di tre lettere.
Se e` pressappochismo dire "location" (tra parentesi: il mio, di capi - fiorentino di nascita, classe 1937 - ha qualche minuto fa tranquillamente usato il verbo splittare con un mio collega italiano, riferendosi alla separazione in due tronconi di un corso italiano per studenti italiani) allora lo e` anche portare i pantaloni "a vita bassa" al di sotto dell'attacco gluteo-coscia, o farsi tatuaggi e piercing.
Aggiungo, cambiando l'intervento in corsa, che - come e` gia` stato fatto notare decine di volte - questo meccanismo tutto umano di adeguamento alle mode e` sempre stato deprecato dai conservatori ma e`, lo si gradisca o no, uno dei principali motori dell'evoluzione linguistica: se non fosse esistito, a Firenze si parlerebbe ancora non il latino, ma l'etrusco.
Parlerei piuttosto d’involuzione. Questo paragone che si continua a fare colla situazione all’epoca dei Romani è francamente al limite del farsesco. Ma non voglio tornarci sopra: già furono spiegati i motivi della sua non attinenza con la situazione attuale.Bue ha scritto:...questo meccanismo tutto umano di adeguamento alle mode e` sempre stato deprecato dai conservatori ma e`, lo si gradisca o no, uno dei principali motori dell'evoluzione linguistica: se non fosse esistito, a Firenze si parlerebbe ancora non il latino, ma l'etrusco.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dunque è sul significato del termine pressappochismo che stiamo discutendo. Possiamo cambiarlo con faciloneria, o con superficialità, tendenza a fare le cose con approssimazione, che esprimono bene l’accezione con cui ho usato il termine.
Sta dicendo che è un uso legittimo, perché legittimato dal gusto corrente? Io penso di essere ancora libera di scegliere, moda o non moda. E nel caso del costume d’infarcire la lingua di forestierismi, io continuo a pensare al pressappochismo di chi non sceglie, non alla precisa scelta di seguire una moda; alla superficialità di chi, in definitiva, si disinteressa e si lascia scorrere addosso le tendenze del momento senza porvi rimedio, diventando così uno che segue la moda.
O dobbiamo lasciare che siano le mode, che tra l’altro vanno e vengono, a imbarbarire la lingua? Secondo lei alle mode è così normale adeguarsi, senza usare un po’ di buon gusto?
Comunque, di sicuro c’è anche chi lo fa per precisa scelta. Però - mi perdonino gli storici della lingua se dico stupidaggini, ma cerco di usare in questo caso l’unico strumento che ho: il buon senso -, il fatto che non si parli più l’etrusco io lo attribuisco all’evoluzione (della lingua), e immagino che l’evoluzione sia innescata da un vantaggio, non da una moda.
Forse stiamo trattando in maniera troppo superficiale – e per conto mio anche da inesperta – un discorso più profondo e più articolato. Se fossimo agli inizi di questa discussione, chiederei aiuto agli esperti, ma temo che, tra queste pagine, gli esperti abbiano già dato sul tema, e che ogni aggiunta sia solo una sterile ripetizione.
Sta dicendo che è un uso legittimo, perché legittimato dal gusto corrente? Io penso di essere ancora libera di scegliere, moda o non moda. E nel caso del costume d’infarcire la lingua di forestierismi, io continuo a pensare al pressappochismo di chi non sceglie, non alla precisa scelta di seguire una moda; alla superficialità di chi, in definitiva, si disinteressa e si lascia scorrere addosso le tendenze del momento senza porvi rimedio, diventando così uno che segue la moda.
O dobbiamo lasciare che siano le mode, che tra l’altro vanno e vengono, a imbarbarire la lingua? Secondo lei alle mode è così normale adeguarsi, senza usare un po’ di buon gusto?
Comunque, di sicuro c’è anche chi lo fa per precisa scelta. Però - mi perdonino gli storici della lingua se dico stupidaggini, ma cerco di usare in questo caso l’unico strumento che ho: il buon senso -, il fatto che non si parli più l’etrusco io lo attribuisco all’evoluzione (della lingua), e immagino che l’evoluzione sia innescata da un vantaggio, non da una moda.
Forse stiamo trattando in maniera troppo superficiale – e per conto mio anche da inesperta – un discorso più profondo e più articolato. Se fossimo agli inizi di questa discussione, chiederei aiuto agli esperti, ma temo che, tra queste pagine, gli esperti abbiano già dato sul tema, e che ogni aggiunta sia solo una sterile ripetizione.
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- Interventi: 341
- Iscritto in data: gio, 14 set 2006 23:04
- Località: Finlandia
La «moda» – direi 'per definizione' – è «pressappochismo» (comunque paradossale, ché si tratterebbe di una superficialità 'attenta'): di solito chi la segue (in ogni sua manifestazione) 'rinuncia' a un parte di sé per accogliere qualcosa di sicuramente condiviso, conforme e, purtroppo, il più delle volte dozzinale. Non è un caso che siano proprio i ragazzini ad 'applicarla infallibilmente': l'immaturità ci impone l'opinione altrui – che prendiamo senza riflettere [anche il Parini avrebbe deprecato una propria inclinazione adolescenziale, direi ancora 'modaiola'...] – e ci spinge a cercare soprattutto quello che cercano gli altri [l'approssimazione caratteriale è qui].
L'iper-forestierismo implica un uso giocoso della lingua, o una buona dose d'immaturità [se si VUOLE parlare 'così'], quando non il solito, e forse anche 'fisiologico' «pressappochismo», che è anche pigrizia mentale [se si parla 'così' ogni tanto], ovvero una scarsa capacità di esprimersi attraverso una lingua un po' meglio sorvegliata [se, senza una particolare propensione, si parla 'così' e non altrimenti].
L'iper-forestierismo implica un uso giocoso della lingua, o una buona dose d'immaturità [se si VUOLE parlare 'così'], quando non il solito, e forse anche 'fisiologico' «pressappochismo», che è anche pigrizia mentale [se si parla 'così' ogni tanto], ovvero una scarsa capacità di esprimersi attraverso una lingua un po' meglio sorvegliata [se, senza una particolare propensione, si parla 'così' e non altrimenti].
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