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Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:E se collegamento appare troppo lungo, si può ricorrere a nesso. ;) Linco l’adopero scherzosamente, ma non è necessario (né piú breve).
Non bisogna comunque perdere di vista indirizzo, che in un contesto ben definito come quello ipotizzato significa tranquillamente URL e quindi può tornare utile anche per eventuali derivazioni: si critica link (come ogni forestierismo) per aumentare le possibilità linguistiche, non per diminuirle.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Infarinato ha scritto:Per server avevamo proposto serviente (per analogia con cliente e perché di facile risemantizzazione in quanto termine desueto).
Avanzo una proposta non proprio condivisibile sulla resa di server.

Prendendo a modello il còrso, che, essendo stato da pochi anni riconosciuto come lingua (in realtà più prossimo a un dialetto italiano), si sforza di non restare succube del francese per i termini propri delle nuove tecnologie (si veda qui), porto alla comune attenzione il loro adattamento servore.
Già so a cosa vado incontro: capisco che non è ben costruito per avere una qualche speranza di venire accettato nel sistema linguistico italiano... ma dopotutto nemmeno processore risponde ai requisiti di costruzione di un neologismo.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Onestamente servore non mi convince. Direi che non è chiarissimo e a mio gusto (ma questa, naturalmente, è un'osservazione del tutto personale) stride un po'.
Non sarebbe meglio servere, se già lo si adatta?
Per quanto mi riguarda, comunque, trovo ottimo serviente.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

methao_donor ha scritto:Per quanto mi riguarda, comunque, trovo ottimo serviente.
Generalmente chino il capo davanti alle comuni decisioni del forum, non per banale riverenza, ma perché riconosco davvero l'eccellenza di certe costruzioni, che a volte comprendo solo dopo settimane o mesi.
Ma serviente non riesco ad accettarlo a causa della facile analogia con inserviente, che lo rende decisamente poco attinente all'area informatica...
Per questo in qualche modo, pur con qualche riserva, ho fatto una smorfia di soddisfazione nell'aver constatato che i fratelli còrsi avevano buttato giù una soluzione non proprio disprezzabile, che io ho voluto cortesemente sottoporre al vostro giudizio.
La mia (fragile) posizione resta ferma però sul ribadire che servore, pur se può sembrare "strano" o "brutto", è un traducente (leggermente) migliore di serviente.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Caro Decimo, le dirò che a me servore non disgarba, e se s’impone nell’uso l’accetto volentieri. Tuttavia il suo argomento dell’assonanza con inserviente non mi pare molto solido, non solo perché di casi come questi ce ne sono a migliaia, ma anche perché l’ordinatore che svolge funzioni di servizio è simile a chi svolge lavori di fatica o una semplice attività manuale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Marco1971 ha scritto:Tuttavia il suo argomento dell’assonanza con inserviente non mi pare molto solido
Capisco che c'è molto di soggettivo... ma è stato lei a suggerirmi (giustamente!) di evitare certe analogie di suono, così come quando avevo proposto decocta (che orrore! :D ) per cocktail.
Marco1971 ha scritto:non solo perché di casi come questi ce ne sono a migliaia, ma anche perché l’ordinatore che svolge funzioni di servizio è simile a chi svolge lavori di fatica o una semplice attività manuale.
Senz'altro! Io ho espresso una mia opinione, che può essere condivisa o meno. Dell'ultima sua frase sono poco convinto... Evidente è che un elaboratore svolge funzioni di servizio, e in qualche modo può quindi essere paragonato a chi compie attività manuali, ma per avere un minimo di credibilità (attenzione! si tratta di un soggettivissimo parere!) credo sia più giusto evitare certi accostamenti... Dal canto mio sono fra coloro che restano scettici davanti a topolino e rilanciano puntatore, quindi non si vedano come un accanimento i precedenti interventi.
Che sia il caso o meno di attingere traducenti da un sistema linguistico minore come il còrso, piuttosto che appoggiarci direttamente (non è proprio l'avverbio corretto) a calchi o ad adattamenti dal francese, dall'inglese, dal tedesco e dallo spagnolo, è un discorso che mi piacerebbe affrontare con la presenza dell'utente u merlu rucà.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Io rispetto le sue posizioni e accetto le sue critiche.

Vorrei semplicemente invitarla a considerare che in inglese server significa anche chierichetto, come inserviente (e è d’uso comune in questo senso nella Chiesa anglicana, insieme a acolyte ;)).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Decimo »

Marco1971 ha scritto:Vorrei semplicemente invitarla a considerare che in inglese server significa anche chierichetto, come inserviente (e è d’uso comune in questo senso nella Chiesa anglicana, insieme a acolyte ;)).
Ma è chiaro che a me (detto molto volgarmente) non m'importa molto dei vocaboli inglesi. Voglio dire... i boot sono i processi che vengono eseguiti da un elaboratore durante la fase di avvio, dall'accensione fino al completato caricamento del sistema operativo, la sua stessa etimologia è legata al significato primo del vocabolO: stivale.
Lungi da me il proporre stivali per tradurre boot... :shock:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Allora (non per convincerla, ma per chi ci legge), riporto tutte le accezioni di serviente, dal noto dizionario in 21 volumi e un supplemento:
Serviènte, agg. Ant. e letter. Devoto a Dio.

2. Subordinato, sottoposto.

3. Adibito a un determinato uso.

4. Dir. Gravato da una servitú prediale (un fondo).
- Titolare di un bene immobile gravato da tale servitú. - Anche sostant.

5. Sm. Servo, domestico.

6. Inserviente di una comunità o di un ospedale.
- Aiutante di un’autorità militare.
- Chierico o laico che assiste il sacerdote nella celebrazione della messa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Chiedo venia se torno di qualche passo indietro nella discussione, ma nella mia prima risposta a Decimo avevo intenzione di aggiungere una cosa che poi, evidentemente, mi è rimasta... in tastiera. :D
Decimo ha scritto:[...]servore.
Già so a cosa vado incontro: capisco che non è ben costruito per avere una qualche speranza di venire accettato nel sistema linguistico italiano... ma dopotutto nemmeno processore risponde ai requisiti di costruzione di un neologismo.
Non mi è chiaro cosa intenda con ciò. Perché servore (e processore) non rispondono ai requisiti di costruzione di un neologismo?
fabbe
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Intervento di fabbe »

Servore suona bene. Mi sembra però che servente (o serviente) sia già timidamente in uso.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

methao_donor ha scritto:Non mi è chiaro cosa intenda con ciò. Perché servore (e processore) non rispondono ai requisiti di costruzione di un neologismo?
Sicuramente chi di competenza saprà risponderle meglio di me.

Nella mia ignoranza da profano spiego che nella formazione di nuovi vocaboli dobbiamo attenerci agli sviluppi della lingua latina e italiana.
Il suffisso maschile che serve a formare sostantivi deverbali denotanti un agente è -tŏr, tōris (es. actor, amator) - secondariamente impiegato nella formazione di sostantivi denominali , con ampliamento in -ātŏr (es. gladiator, arborator) - assolutamente da non confondersi con -ŏr, ōris, impiegato piuttosto nella formazone di sostantivi astratti, connessi in genere a verbi della seconda coniugazione (es. candor, favor), ma anche derivati da altre coniugazioni (es. amor, furor).

Dunque, dal momento che processore è un sostantivo denominale, da processo, sarebbe stato più corretto parlare di processatore (ampliamento in -ātŏr appunto), dal momento che i latini avrebbero inteso *processor come attività di chi procedit (verbo), così come amor è l'attività di chi amat, eccetera.

Servore è un sostantivo deverbale, da servire: la resa corretta è, come assistiamo in ogni dizionario, servitore, dacché, ripeto, il suffisso è -tŏr, unico che possa garantire un equivalente femminile in -trix, e non già -ŏr, che, infatti, non ha un corrispondente di genere femminile (cosa ovvia, denotando un'astrazione, e non un agente).
I latini avrebbero inteso *servor come la condizione di chi servit, cioè la condizione di servitù.

Spero così di aver gettato luce sul perché abbia giudicato servore e processore neologismi non correttamente costruiti.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

La ringrazio pella delucidazione.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Decimo ha scritto:Nella mia ignoranza da profano...
Come volevasi dimostrare... Ho tirato troppo velocemente le conclusioni senza analizzare più casi, e di ciò sono profondamente dispiaciuto, soprattutto nei confronti di methao_donor.

Nel pomeriggio che ha seguito l'invio del mio intervento ho dovuto sfogliare qualche vecchio appunto per rassicurarmi sulla correttezza del concetto che ho espresso. Fortunatamente nulla da riscrivere, sia chiaro, semmai v'è da aggiungere.

I dubbi che hanno cominciato a tormentarmi dopo aver apposto il mio messaggio di delucidazione avevano origine nell'osservazione di actor (da ago, che non ha dato esito *agitor), factor (da facio, che non ha dato esito *facitor) e simili.
La risposta è stata immediata: tema del supino.
Per formare sostantivi deverbali denotanti un agente la costruzione avveniva con il suffiso maschile -tŏr, tōris sul tema del supino: actor da act- + -tor, amāt- + -tor, ecc.

Questo dimostrava, contrariamente a quanto avessi detto io, la corretta costruzione di processóre, ma, come già spiegato precedentemente, il neologismo fu coniato quale sostantivo denominale da processus, e non un sostantivo deverbale da procēdo, is, cessi, cessum, ĕre, da cui ne ribadisco l'errata costruzione.

Ecco perché sponsor[e] e non *sponditor da spondeo, es, spŏpondi, sponsum, ēre, e dunque parimenti corretto è sensóre (anche se questo ci deriva non direttamente dal latino, ma passando prima per l'inglese) da sentio, is, sensi, sensum, īre: tuttavia per quest'ultimo ho delle riserve, dal momento che il mio Gabrielli rimanda l'etimologia del vocabolo inglese al latino sensus, così da rendere il discorso analogo a quello di processóre.

Infine: servóre continua a essere mal costruito, pur se io ne senta più vivo e più forte il potenziale di successo rispetto ai già proposti servènte e serviènte.

Ne approfitto così per riprendere benevolmente Infarinato e con lui l'autore della voce scansionatore su Wikipedia.
A scandire è obbrobrioso abbinare *scanditore (spero di non dover scoprire che si tratta di una voce registrata): il verbo latino da cui esso deriva è scando, is, scandi, scansum, ĕre, cosa che comporta come costruzione corretta scansóre, quindi l'equivalente di scanner risulterebbe essere scansore d'immagini.

________

P.S.: così come nell'intervento precedente, ho preferito segnalare la lunghezza della sillabe per essere il più possibile chiaro; per chi volesse saperlo, riferisco di avere precedentemente tratto e isolato su un documento di testo i caratteri ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭ da MicrosoftWord.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Decimo ha scritto:A scandire è obbrobrioso abbinare *scanditore (spero di non dover scoprire che si tratta di una voce registrata)...
Sí, è registrata, caro Decimo, e l’unica che a me par degna (o da accendere le par lecito, al posto di accenditore, accensionore o accensionatore?).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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