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Moderatore: Cruscanti

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Marco1971
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Marco1971 »

Giorgio Pagano ha scritto:Le rammento che dopo la riforma Moratti l'inglese in Italia è obbligatorio fin dalla prima elementare.
Come ho detto, per me questo è un bene. A scuola sono obbligatorie molte materie, e gli obblighi ce li ritroviamo nella vita quotidiana per mille aspetti; non per questo abbandoniamo la nostra indole. A me non è mai piaciuto il tedesco, mi è stato imposto a scuola; eppure anche questo ha contribuito ad arricchirmi e a farmi acquisire maggior sensibilità linguistica e culturale.

Ma di quegli articoli del Guardian, ecc., non vuol dirci proprio nulla di piú?
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Giorgio Pagano
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Giorgio Pagano »

Marco1971 ha scritto:
Giorgio Pagano ha scritto:Le rammento che dopo la riforma Moratti l'inglese in Italia è obbligatorio fin dalla prima elementare.
Come ho detto, per me questo è un bene.
Si ma prima aveva scritto: "Nessuno è obbligato"

Le lascio comunque le sue contraddizioni.
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Federico
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Federico »

Giorgio Pagano ha scritto:Le rammento che dopo la riforma Moratti l'inglese in Italia è obbligatorio fin dalla prima elementare.
Questa infatti è una sciocchezza.

Comunque, anch'io credo che l'inglese ora come ora minacci seriamente la biodiversità linguistica (anche a me piace molto questa espressione :wink:).
Quello che non credo è che questa malattia si possa curare isolandosi, facendo finta di nulla, non studiando l'inglese e rifiutandosi di parlarlo. La conoscenza della lingua di per sé non può provocare l'eliminazione di tutte le altre: il problema della colonizzazione è politico.
Non è pensabile che si affermi una lingua di comunicazione internazionale diversa dall'inglese. O meglio, sarebbe possibile se crollasse l'impero anglosassone e se ne creasse un altro. Ad esempio cinese o indiano (ma in quest'ultimo caso continueremmo comunque a parlare inglese, suppongo: e probabilmente anche nel primo). Perché poi si affermi l'esperanto, oltre al crollo dell'impero anglosassono servirebbe la creazione di uno Stato sovranazionale di scala globale che decidesse di adottarlo come lingua ufficiale. Insomma, non sono cose molto probabili (all'interno dei prossimi due o tre secoli)...
L'unica cosa possibile è indebolire l'impero fondomonetarista e restituire sovranità e autodeterminazione ai popoli (nell'America Latina se la stanno riprendendo di già) cancellando il loro "commissariamento" anglosassone e anglofono...

Comunque un libro da leggere è questo (fra l'altro è attraverso un articolo su questo libro con intervista all'autore che conobbi la Crusca e il suo sito).

P.s.: forse converrebbe dividere questo filone: l'argomento (la biodiversità linguistica) è interessante e lo merita.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non capisco, caro Giorgio, perché se la prende con me solo perché la pensiamo in modo diverso sul ruolo della conoscenza dell’inglese, né perché continua a ignorare la mia richiesta riguardo agli articoli.

Se non vede in me il primo difensore della lingua italiana, allora non so che dirle... :roll:

Intanto, glielo dico bonariamente, potrebbe porre maggior cura nello scrivere (accetto gli apici in luogo degli accenti, ma non Si per o ;)).

P.S. Contraddizione per contraddizione, potrei farle notare che lei aveva scritto
Poi chi se lo vuole studiare l'inglese se lo studia ma non è OBBLIGATO a farlo è LIBERO di farlo.
che contrasta sensibilmente con
Le rammento che dopo la riforma Moratti l'inglese in Italia è obbligatorio fin dalla prima elementare.
Non per ispaccar il capello in quattro, ma insomma... :D

Cordialmente.
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Giorgio Pagano
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Scrivo di fretta mi perdoni

Intervento di Giorgio Pagano »

[quote="Marco1971"]
Intanto, glielo dico bonariamente, potrebbe porre maggior cura nello scrivere (accetto gli apici in luogo degli accenti, ma non Si per o ;)).

Mi perdoni scrivo di fretta, ma quando mi ci metto... faccio un figurone.
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Marco1971
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Marco1971 »

Giorgio Pagano ha scritto:La cosa divertente è che posso portarvi articoli dell'Economist, del Guardian, dell'Indipendent che affermano esattamente questo.
Se le fossero sfuggite le mie ripetute richieste, le domando se le sia possibile fornirci un collegamento o qualche citazione tratta da tali articoli. Basta, ovviamente, un semplice no.
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Federico
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Se le fossero sfuggite le mie ripetute richieste, le domando se le sia possibile fornirci un collegamento o qualche citazione tratta da tali articoli. Basta, ovviamente, un semplice no.
Marco, non insista, a che serve? Lo sappiamo che in quei giornali si pubblica di tutto, compresi molti articoli (al solito) egocentrici, egoistici, esagerati e megalomani (per non dire monomaniaci)... Non vedo cosa ci sia di strano se pensano e sperano che l'inglese diventi l'unica lingua parlata al mondo. Né credo che ci sia da interessarsi molto agli eventuali studi fatti per suffragare queste ipotesi, ché non mi sembrano giornali poi tanto autorevoli, almeno in ambito linguistico...
Bue
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Bue »

Giorgio Pagano ha scritto: L'unica abitudine che ho preso dall'inglese è quella di dare del "You" a tutti ma lei mi ha rimproverato. Bene così perderò l'ultimo vizio rimastomi dall'inglese!
Da cui si vede che lei l'inglese lo conosce poco: gli inglesi non si danno tutti del "tu", bensì tutti del "voi".
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Giorgio Pagano
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Giorgio Pagano »

Bue ha scritto:
Giorgio Pagano ha scritto: L'unica abitudine che ho preso dall'inglese è quella di dare del "You" a tutti ma lei mi ha rimproverato. Bene così perderò l'ultimo vizio rimastomi dall'inglese!
Da cui si vede che lei l'inglese lo conosce poco: gli inglesi non si danno tutti del "tu", bensì tutti del "voi".
Si intendevo dire quello. Poco, pochissimo, già rimosso. Ora odiato.
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giulia tonelli
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di giulia tonelli »

Federico ha scritto: in quei giornali si pubblica di tutto, compresi molti articoli (al solito) egocentrici, egoistici, esagerati e megalomani.
cos'e' un articolo di giornale egoistico? E un'altra domanda: visto che per sua stessa ammissione non sa l'inglese, come fa a essere cosi' documentato su che tipo di articoli si pubblicano solitamente sul Guardian e sull'Independent? Non le chiedo un esempio per carita' di patria.
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Giorgio Pagano
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Giorgio Pagano »

giulia tonelli ha scritto:
Federico ha scritto: in quei giornali si pubblica di tutto, compresi molti articoli (al solito) egocentrici, egoistici, esagerati e megalomani.
cos'e' un articolo di giornale egoistico? E un'altra domanda: visto che per sua stessa ammissione non sa l'inglese, come fa a essere cosi' documentato su che tipo di articoli si pubblicano solitamente sul Guardian e sull'Independent? Non le chiedo un esempio per carita' di patria.
Ma le ci fa o c'è?
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Federico
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Re: Pensiamo all'italiano

Intervento di Federico »

giulia tonelli ha scritto:
Federico ha scritto: in quei giornali si pubblica di tutto, compresi molti articoli (al solito) egocentrici, egoistici, esagerati e megalomani.
cos'e' un articolo di giornale egoistico? E un'altra domanda: visto che per sua stessa ammissione non sa l'inglese, come fa a essere cosi' documentato su che tipo di articoli si pubblicano solitamente sul Guardian e sull'Independent? Non le chiedo un esempio per carita' di patria.
Per la verità l'inglese lo leggo benino.
Comunque io non ho detto che quei giornali pubblicano esclusivamente o anche solo prevalentemente e nemmeno frequentemente articoli di tal fatta: ho detto solo che capita, e lo posso dire perché spesso arriva notizia di articoli pubblicati in quei giornali e – fra l'altro – se ne pubblicano traduzioni, spesso, per non parlare dei fiumi d'inchiostro di commento.
Giudizi quantitativi non ne ho fatti perché ovviamente non posso, non essendo lettore abituale di quei giornali (in verità non sono solito dare giudizi superficiali, per quanto possa embrare il contrario): né tantomeno ho dato giudizi qualitativi delle testate in sé.
Del resto, basta pensare al nostro Corriere della Sera, dove si pubblica un po' di tutto, comprese molte opinioni assai discutibili...
cantogrg
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Iscritto in data: lun, 29 gen 2007 20:45

Mi presento

Intervento di cantogrg »

prova
cantogrg
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Iscritto in data: lun, 29 gen 2007 20:45

Intervento di cantogrg »

Un saluto a tutti, sono un ragazzo di 24 anni, laureato alla Facoltà di Lettere di Milano. Ho scoperto con piacere questo forum e ho iniziato a leggere i "filoni" più interessanti.

Tornando sui termini "hardware" e "software" di cui si parlava nei primi interventi, nel forum di una distribuzione Linux a cui collaboro, ho proposto come alternativa italiana le parole "Fisicale" e "Logicale", sul modello francese.
Potete vedere il risultato qui: http://www.foxlinux.org/modules/newbb/

Concludo con una mia personale opinione sulla traduzione dei forestierismi informatici. Per alcuni termini, temo ahimé che sarà ben difficile scalzare il termine inglese ormai consolidato nell'uso (come per hardware-software, file, ecc..). In altri casi invece esiste già un termine italiano usato e allora è il caso di incoraggiarne l'uso (es. disco fisso, salvaschermo...)
E a mio parere il modo migliore di spingere la diffusione di un termine tradotto è quello di fare in modo che venga tradotto in Windows, il sistema operativo ad oggi più diffuso. Avete contatti con aziende che si occupano di traduzione di programmi e di documentazione o avete in progetto di contattarne?

Un ringraziamento anticipato. A presto,
Giorgio
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Benvenuto, cantogrg! Sono felice di accoglierla in queste stanze. :)

E mi fa piacere che anche lei sia convinto della necessità di tradurre i termini informatici. Pensi che ho scritto recentemente a Luca Serianni con la stessa sua idea (per i termini informatici), cioè quella di convincere chi traduce Windows a cambiare terminologia, di modo che la forza dell’abitudine si eserciti nel senso giusto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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