Roberto Crivello ha scritto:Però attento: deve inquadrare le due parole ciascuna nel suo periodo storico (p.es., solo giornali al tempo di bar, una rete telematica mondiale oggi) e alla luce dei mutamenti avvenuti nel sentimento della norma linguistica degli italiani.
È proprio ora di citare quel che tempo fa, privatamente, m’aveva inviato il mio carissimo amico Ladim (considerazioni di Anacleto Verrecchia sul noto Schopenhauer):
Un libro di saggezza come questo [Verrecchia sta parlando dei Parerga e paralipomena di Schopenhauer] non invecchia mai, sia perché il filosofo vede le cose sub specie aeternitatis, sia perché l’uomo, in qualsiasi epoca, sotto qualsiasi cielo e a qualsiasi latitudine, rivela in fondo sempre gli stessi bisogni e le stesse pazzie. Sarebbe improprio, dunque, parlare qui di attualità o inattualità. Quelli che storicizzano tutto, magari anche la metafisica o le idee platoniche, hanno perso la facoltà di pensare. Costoro credono che l’uomo cambi radicalmente a seconda delle epoche e delle circostanze; ma Schopenhauer risponde che “ogni realtà, vale a dire ogni presenzialità inverata, consta di due metà, il soggetto e l'oggetto, sia pure così imprescindibilmente e intimamente associati come l'ossigeno e l'idrogeno nell'acqua”. Ora, se la metà oggettiva della realtà è nelle mani del destino e quindi mutevole, “la metà soggettiva siamo noi stessi: essa è dunque, in sostanza, immutabile. Perciò la vita di ogni uomo, a dispetto di tutti i mutamenti determinati dal di fuori, mostra costantemente il medesimo carattere, ed è paragonabile a una serie di variazioni su un unico tema. Nessuno può uscire dalla propria individualità” [...] Infine, come scrive Schopenhauer, “i saggi di tutti i tempi hanno sempre detto le medesime cose, e gli stolti di tutti i tempi, vale a dire la stragrande maggioranza, hanno sempre fatto le stesse cose, cioè il contrario; e così sarà anche in futuro”.
E mi richiamo alla struttura della lingua italiana, che solo occasionalmente ammette terminazioni consonantiche. Ma non starò qui a farle una lezione di storia della lingua, visto che quel che a lei preme è piuttosto come la gente percepisce i fenomeni.