u merlu rucà ha scritto:E' impressionante, comunque, il fatto che un frutto di recente acquisizione (poco più di cent'anni) venga indicato con tanti termini diversi (diospero, pomo, loto e via discorrendo).
Be', ma sono per metà nomi generici, in realtà.
Proprio perché l'introduzione è recente e il consumo limitato non si è imposto un nome unico, probabilmente.
Infarinato ha scritto:Vorrà dire loto [del Giappone] (= cachi)?
Rispolvero questo filone per chiedere: se chivi (l’adattamento di pronuncia è per me spontaneo) si è naturalmente mantenuto invariabile, perché altrettanto non è avvenuto per cachi? Io credo che ciò sia dovuto, forse, a un’etimologia popolare, date le proprietà del frutto.
Non saprei. Il cachi è stato introdotto parecchi anni prima del chivi, dalle mie parti sicuramente tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo e, quindi, ha avuto la possibilità di adattarsi in un ambiente quasi esclusivamente dialettofono. Infatti nel mio dialetto il cachi è reso con cacu mentre il kiwi è reso con chivi anche al singolare.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Rispolvero questo filone per chiedere: se chivi (l’adattamento di pronuncia è per me spontaneo) si è naturalmente mantenuto invariabile, perché altrettanto non è avvenuto per cachi?.
Scusate ma allora la giusta pronuncia dovrebbe essere "chivi"? Io ho sempre sentito dire /'kiwi/ (con la semivocale, v. per es. questo video).
Quanto a "cachi", io lo penso (e lo scrivo, se devo) come "kaki", così non mi vengono tentazioni di renderlo variabile al singolare.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
u merlu rucà ha scritto:La mia pronuncia oscilla, se parlo italiano/'kiwi/, se parlo in dialetto /'kivi/.
Io pronuncio /'kivi/ quando parlo in italiano, /ki'vi/ quando parlo in dialetto (calabrese).
Carnby ha scritto:Mi sembra che oggi, perlomeno da me, la pronuncia /'kiwi/ prevalga nettamente su /'kivi/.
Onestamente, la pronuncia /'kivi/ l'ho appresa studiando il DOP. Altrimenti, ho sempre sentito /'kiwi/. Stessa cosa per Hawaii, per whisky/vischi e per altre parole. Tuttavia, ora le pronuncio con /v/ e, dove possibile, anche nella grafia preferisco sostituire w con v.
fiorentino90 ha scritto:Io pronuncio /'kivi/ quando parlo in italiano, /ki'vi/ quando parlo in dialetto (calabrese).
Curiosa quest’alternanza nella posizione dell’accento. C’è qualche ragione fonotattica, come, ad esempio, quella per cui in italiano le parole terminanti per -u sono ossitone?
Nella mia famiglia tutti pronunciano il frutto /'kiwi/ in italiano e /ki'vi/ in dialetto, quindi di sicuro non è una pronuncia dialettale mia.
Mi spiace, ma non conosco molto bene il mio dialetto e non so rispondere alla Sua domanda. La mia pronuncia dialettale è sempre stata piú che altro un misto d'italiano regionale (calabrese) e dialetto calabrese vero e proprio. Ad ogni modo, non penso che dietro ci sia una regola (del resto, bevi si dice /m'bivi/). Forse, è perché una parola straniera e il calabresi genuini tendono (credo) a leggere le parole straniere con l'accento sull'ultima sillaba.
Anche nel mio dialetto, il salentino settentrionale: (tui) mbivi/mbivi (tui), rispettivamente indicativo presente e imperativo del verbo mbèviri ‘bere’.
fiorentino90 ha scritto:Forse, è perché una parola straniera e i calabresi genuini tendono (credo) a leggere le parole straniere con l'accento sull'ultima sillaba.
Anche il napoletano, che io sappia, si comporta così con le parole straniere: pullman → /pul'man/, cameraman → /camera'man/, internet → /inter'nEt/, eccetera eccetera.