«Highliner»

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sempervirens
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«Highliner»

Intervento di sempervirens »

In questo articolo si parla di un funambolo che cade, anzi precipita e muore. La lettura, da parte mia, procede bene finché trovo termini italiani come acrobata, funambolo, mongolfiera, o espressioni come alta quota, camminare su una fune, ecc., per poi farsi difficile quando trovo appunto questo highliner che subito mi fa pensare a eyeliner, headliner, airliner e simili. Nell'articolo trovo anche pionieri dello skyline, che, mi ha fatto pensare a esploratori coi piedi sul terreno che si spingono fino oltre la linea dell'orizzonte. Lo ammetto, non sono forte con il cinese scritto con i caratteri latini!

Che forse questo highliner sia uno con la tuta alare? Mah, se il giornalista vuole a tutti i costi diffondere parole inglesi (sarei tentato di credere che è pagato in base al numero di anglicismi che riesce a propinare al prossimo), sarebbe bene che ce ne spiegasse anche il significato in italiano.

L'articolo è qui.

Alla voce Highliner appare questo.

C'è qualcuno che sa la definizione appropriata della parola indagata?

Si parla di highliner, che questa volta pare non essere un treno.
Io nella mia lingua ci credo.
domna charola
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Intervento di domna charola »

È una specialità di questo:

https://en.wikipedia.org/wiki/Slacklining

punto 2.4

Per gli allergici:

"Highlining è lo slacklining** a grande altezza, sopra il terreno o l'acqua.
Molti praticanti lo considerano come il punto più alto dello sport.
Le fettucce vengono comunemente tese in luoghi che erano - o sono tutt'ora usati per il "Tyrolean traverse". Nell'armare il percorso, i praticanti più esperti si assicurano che vengano usati più ancoraggi robusti e secondo regole stabilite, per fissare la fettuccia in posizione.
Il moderno armo per questa pratica prevede tipicamente una cinghia principale, una di salvataggio, e in più una corda da arrampicata, anche se molte di queste "vie aeree" sono costituite solo dalla fettuccia principale e da quella di salvataggio, specialmente se la prima è a bassa tensione o equipaggiata con una fettuccia di alta qualità.
E' anche comune imbottire tutte le aree dell'armo in cui la fettuccia può venire in contatto con superfici abrasive.
Per assicurarsi, molti praticanti indossano un imbrago da arrampicata più o meno completo con una corda collegata alla fettuccia stessa, anche se la stessa attività ma senza imbrago di sicurezza - "free-solo", termine preso a prestito dagli arrampicatori in libera - è altrettanto praticata, e conta atleti di spico quali x e Y."

...più o meno, traduzione a spanne...

** slacklining è in generale il camminare su una fettuccia tesa nel vuoto, anziché su un cavo o su una fune (che è un'altra specialità).
Quindi: fettucciambolo? :shock:
sempervirens
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Intervento di sempervirens »

Allora se ho capito bene non sarebbe altro che un funambolo che si cimenta in montagna, e che usa una fettuccia tesa sul vuoto.
Naturalmente nessuno ci garantisce che la parola non venga poi utilizzata anche per riferirsi a imprese acrobatiche tra un grattacielo e un altro. Chissà se nella foga di ideare queste parole si sia anche arrivati a stabilire dei parametri in cui si stabiliscano le altezze di quota delle funi.
Una fettuccia tesa in montagna ma ad un'altezza invece di un'altra rientra nella definizione di highline o no?
Mah, resto dell'opinione che queste parole aliene catapultate in mezzo alla lingua italiana hanno anche lo scopo di infastidire una categoria di lettori.
Io nella mia lingua ci credo.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Credo che dei lettori, a chi le usa, non importi molto, tantomeno che si infastidiscano... l'importante è scrivere un bel pezzo che dimostri conoscenze specialistiche, non importa di cosa, e appaia approfondito in quanto incomprensibile ai più. :twisted:

L'idea che mi sono fatta io invece è che in certi campi vengono inventate talmente tante cose distinte da minimi dettagli, che alla fine nessuno osa tradurre per paura di far confusione e magari offendere qualcuno ("Funambolo, io?!... noooo, vado sulla fettuccia!").
sempervirens
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Iscritto in data: gio, 23 apr 2015 15:14

Intervento di sempervirens »

Ha centrato il bersaglio! Era proprio dove volevo arrivare io. Ci sono categorie di attività umane già definite da parole, le quali all'occorrenza possono essere meglio specificate con l'aggiunta di un'altra parola, e invece si prende la decisione di usare una parola straniera, non adattata, spesso priva di significato per la maggior parte dei lettori, e ambigua.

Ma sì! Dopotutto non mi dispiace poi più di tanto (non in Italia) che si arrivi, con questo sistema a macedonia ad avere triliardi di parole da memorizzare una per una, con pronunce anch'esse da memorizzare una per una, mal collegate logicamente tra di loro, ambigue nel significato e nella pronuncia, e tutto quanto possa essere necessario per rendere difficoltoso l'apprendimento della lingua e della comunicazione. Più energie si sprecano per una data attività, meno ne rimane per un'altra. Decine e decine di anni solo per memorizzare la pronuncia e il significato di miliardi di parole, lasceranno poco spazio alla matematica, alla fisica. Bene bene.
La volete la zappa sui piedi? Vai!
Io nella mia lingua ci credo.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Il problema secodo me è un altro.
Abbiamo perso quella sublime capacità, che è stata dei nostri antenati sino alla scorsa generazione, di prendere le nuove parole e adattarle, creando, nella lingua dei padri, un nome per tutte le cose.
Spesso paragoniamo fra loro le lingue, e un indice di superiorità è la ricchezza di vocaboli, la ridda di sinonimi che, se appaiono superflui visti dall'esterno, al madre-lingua permettono di esprimere tutte le sfumature del suo mondo esteriore e interiore.

Se guardiamo indietro entro le parole che usiamo oggi, troviamo - a fianco dell'ovvio latino e del più tecnico greco - termini germanici, longobardi, celtici, arabi, ebraici, che sono entrati attraverso la lingua viva e che riconosciamo solo perché costituiscono la radice - altrettanto incomprensibile, probabilmente, ai parlanti di allora, ma strettamente legata a un preciso oggetto - delle italianissime parole attuali.

"Nominare le cose" in molte tradizioni è facoltà che attinge al divino, e l'Uomo che dà il nome alle cose attua la scintilla divina che ha in sé.
Noi abbiamo ormai perso tale scintilla: questo è il problema.
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Intervento di Infarinato »

domna charola ha scritto:Il problema secodo me è un altro.
Abbiamo perso quella sublime capacità, che è stata dei nostri antenati sino alla scorsa generazione, di prendere le nuove parole e adattarle, creando, nella lingua dei padri, un nome per tutte le cose.
Consiglio caldamente a tutt’i nuovi utenti la lettura di questo filone di quasi dieci anni fa. ;)
sempervirens
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Intervento di sempervirens »

Grazie! Ha fatto bene a ripescarla, e rimetterla in giro, perché io, leggendola, ho capito di non esser l'unico ad avere di questi pensieri.

Mah, spero sempre in un riscatto della lingua e degli Italiani. Io non mollo.
Io nella mia lingua ci credo.
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Intervento di Freelancer »

Infarinato ha scritto:
domna charola ha scritto:Il problema secodo me è un altro.
Abbiamo perso quella sublime capacità, che è stata dei nostri antenati sino alla scorsa generazione, di prendere le nuove parole e adattarle, creando, nella lingua dei padri, un nome per tutte le cose.
Consiglio caldamente a tutt’i nuovi utenti la lettura di questo filone di quasi dieci anni fa. ;)
Io mi permetto anche quest'altro suggerimento, in parte già offerto ma val la pena ridarlo: cercare in questa sede - e leggere attentamente - tutti gli interventi in cui viene citato Bruno Migliorini, magari restringendo la ricerca, secondo il caso, aggiungendo parole chiave come 'indebolimento della capacità di assimilazione dei forestierismi' e cose così. Si scoprirà allora che è ben difficile aggiungere qualcosa di veramente nuovo e significativo a quanto detto in materia di forestierismi dal grande linguista.
:wink:
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