«Stepchild adoption»

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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

domna charola ha scritto:Comare e compare (ovvero padrino e madrina)…
Per me comare e compare sono i genitori del figlioccio nei confronti della madrina e del padrino. Cioè, la madre e la madrina sono comari, il padre e il padrino compari.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Sì, penso possa avere ragione; li ho sentiti usare in casa nei due sensi, ma probabilmente è un'imprecisione.

Quanto al configlio, secondo me bisognerebbe sentire anche gli interessati, se si sentono "configli" di uno sconosciuto/a che è entrato in relazione col di loro genitore/trice. Il punto per me è soprattutto qui, al di là di formazione, semantica e regole.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

domna charola ha scritto:Quanto al configlio, secondo me bisognerebbe sentire anche gli interessati, se si sentono "configli".
Secondo me, invece, in questi casi non è buona norma chiedere il parere dei presunti interessati. Dico "presunti" perché in ballo c'è la lingua, che non appartiene a loro più di quanto appartenga a me o a Lei, perciò non si può sottostare ai capricci di chi si sente sminuito da questa o quella parola (o addirittura, per citare un altro caso in cui l'opinione dell'"interessato" è tutt'altro che dirimente, ignora la pronuncia del proprio nome).
La parola giusta c'era già ed è figliastro. Se poi ci hanno le cheche, se le facciano passare.
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domna charola
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Intervento di domna charola »

Ma su figliastro mi trova perfettamente daccordo. È, alla lettera, una specie di figlio che però figlio non è. Penso che più che urtare la sensibilità di qualcuno, dovrebbe risultare adeguato.

Mentre configlio di per sé può dare fastidio, e c'è pure la ragione, perché non è corretto, e uno non è figlio del primo, a caso, che capita. Resta "semplice conoscente", o, appunto, "una specie di figlio", cioè figliastro.

Io ascolterei l'opinione degli interessati solo nel momento in cui gli appioppo, d'ufficio, un termine non corrispondente al vero. Da un punto di vista legale, questo potrebbe essere persino un elemento di un certo spessore...
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Animo Grato ha scritto:La parola giusta c'era già ed è figliastro. Se poi ci hanno le cheche, se le facciano passare.
Non sarei così drastico. Anche nel caso di faccende puramente eterosessuali, matrigna e figliastro hanno, purtroppo, un significato inevitabilmente dispregiativo. E quasi nessuno si presenterebbe dicendo «io sono il figliastro di Tizio».
domna charola
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Intervento di domna charola »

Il punto è quello. Io non mi presenterei mai come "il figliastro" o "il configlio" di Tizio, a meno che Tizio non sia il Megadirettore di un importante Ente presso cui voglio essere assunto... chi può avere interesse a collegarsi con un rapporto quasi-filiale a uno sconosciuto/a, acquisito solo perché il legittimo genitore ha deciso di convolare con esso e farsi una nuova famiglia?

"Nuova famiglia": un'altra parola chiave. È una pagina che si volta, è una nuova storia che inizia. Il figliastro, o la "specie di figlio" è tale solo per la comodità locutoria del mondo esterno. Nella realtà individuale resta, appunto, una "specie di rapporto" estraneo al naturale vissuto della persona, anche se passibile di ufficializzazione. Sta al nuovo venuto farsi accettare nel rapporto filiale, e poi eventualmente regolarizzarlo secondo legge.

Del resto, nell'uso corrente, "figliastro/a" non implica in contemporanea che non si sia anche figlio/a di qualcuno, ancora vivente; il genitore si risposa, e si resta figli del proprio genitore, e figliastri del nuovo venuto, con un senso comunque di distanza, di non appartenenza. Un figlio esogeno, insomma, un extra-figlio o eso-figlio, non certo un con-figlio, cioè figlio contemporaneamente del genitore naturale, a cui si fa riferimento, e del nuovo venuto, di cui si subisce l'ingresso nella propria vita.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Infarinato ha scritto:[L]’assurdità di configlio è soprattutto di natura linguistica, e stupisce che la proposta venga da un presidente onorario dell’Accademia della Crusca e che sia stata avallata dal gruppo Incipit.

A parte, infatti, le perplessità (in molti suscitate) sulla reale necessità d’un termine «politicamente corretto» rispetto al tradizionale e falsamente dispregiativo (ancorché effettivamente riduttivo) figliastro (ma, come si è giustamente rilevato, riduttivo è —ahinoi— il designato) e il fatto che, come faceva notare efficacemente Domna Charola, configlio denoterebbe invece una già avvenuta equiparazione al figlio (e allora perché non direttamente figlio?), sul piano piú propriamente semantico confratello, consorella, cognato, consuocero sono tutti termini relativi a parigrado (ovvero se A un confratello di B, B è un confratello di A etc.), sicché un’espressione quale *adozione del configlio darebbe a intendere che, a adottare il bambino, non sia il compagno del genitore, sibbene il di lui figlio! :shock:
Mah? :roll:
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Preferisco non commentare...
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Utente cancellato 676

Re: «Stepchild adoption»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Infarinato ha scritto: mer, 07 set 2016 9:43[C]ome faceva notare efficacemente Domna Charola, configlio denoterebbe invece una già avvenuta equiparazione al figlio (e allora perché non direttamente figlio?), sul piano piú propriamente semantico confratello, consorella, cognato, consuocero sono tutti termini relativi a parigrado (ovvero se A un confratello di B, B è un confratello di A etc.), sicché un’espressione quale *adozione del configlio darebbe a intendere che, a adottare il bambino, non sia il compagno del genitore, sibbene il di lui figlio! :shock:
domna charola ha scritto: mar, 16 feb 2016 8:45Il termine configlio, proprio per quella particella di relazione, introduce invece l'idea che quel figlio acquisisca automaticamente un rapporto col nuovo compagno (con-padre? qui è l'assurdità: quella persona, a priori, non ha niente a che vedere e nessun diritto sul figlio altrui), cosa che invece non è.
In sostanza per la logica perversa di «configlio» figli biologici e figli acquisiti sono tutti «configli», perché «configlio» è uno status che dipende unicamente dalla relazione sentimentale tra due fino ad allora sconosciuti.

Paolo D’Achille, nel sito della Crusca ha scritto:figliastro/figliastra [...] oltre che desueti (sul piano giuridico i figliastri non esistono più)
Questa affermazione a supporto della proposta di Sabatini non la comprendo: la legge italiana ha abrogato la differenza tra figli naturali e figli legittimi, non certo quella tra figlio e figliastro! O non ho capito un tubo della faccenda 🤔?
Paolo D’Achille, nel sito della Crusca ha scritto:Secondo Sabatini, il termine vuole dimostrare anche sul piano formale la disponibilità di chi lo usa ad accogliere tra i propri figli il figlio del partner (da designare come configlio soprattutto quando si parla di lui in sua assenza) o a considerarlo come tale, e al tempo stesso serve a chiarire ad estranei il particolare rapporto di parentela.
Se lo si deve usare in sua assenza che importanza può avere preferire «configlio» a «figliastro» o a «figlio del mio compagno» et cetera ad libitum, se l’unico che può sentirsi sminuito dal termine è il diretto interessato 🤔?!
Paolo D’Achille, nel sito della Crusca ha scritto:Ad alcune obiezioni che sono state avanzate, relative al fatto che il prefisso con- (o co-) dovrebbe essere usato per indicare un membro che svolge lo stesso ruolo o funzione rispetto a un altro (si è consuoceri rispetto ad altri suoceri, coautore rispetto a un altro autore) o al fatto che non si può essere configlio del partner del genitore prima dell’adozione da parte di questo, si potrebbe replicare da un lato che parole come compare e comare si usano in rapporto al figlioccio più che al padre e alla madre naturali (e in certe zone d’Italia i termini si riferiscono appunto al figlioccio e alla figlioccia, oltre che al padrino e alla madrina) e dall’altro che la proposta del termine prescinde dal tema specifico della legge sulle adozioni, e dunque dalla condizione giuridica: configlio dovrebbe avere il valore, più generale e generico, di ‘figlio del compagno o della compagna’, rispetto al quale ci si può senz’altro definire, come ha suggerito qualcuno, congenitore.
Quindi da un lato D'Achille afferma che andrebbe usato di nascosto dall’interessato, perché apparentemente potrebbe sentirsi sminuito anche da «configlio», e dall’altro afferma che non lo si fa per un tema giuridico: e allora perché lo si fa?!

Freelancer ha scritto: mer, 24 feb 2016 16:54
Ferdinand Bardamu ha scritto:Le obbiezioni formulate fin qui sono tutte inoppugnabili. Configlio — spiace dirlo, perché la proposta viene da uno studioso insigne e stimabile — non convince sotto l’aspetto semantico. [...]
Paolo Monelli diceva cose analoghe quando Bruno Migliorini propose regista, e con dovizia di argomenti basati sull'etimologia, sulla semantica, sulla fretta con cui il neologismo era stato creato e così via, proponeva reggitore. Poi si sa come è andata a finire: oggi tutti diciamo regista anziché régisseur senza stare a chiederci se è parola giusta o sbagliata. :wink:
Con la differenza che né regista né autista erano in alcun modo totalmente ambigui come «configlio» e totalmente sovrapponibili ad altri termini già in uso (nello specifico «figlio»).
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