«Feijoa»

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Daphnókomos
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«Feijoa»

Intervento di Daphnókomos »

Dallo Zingarelli:
feijòa /portog. fei'ʒoa/ [dal n. del botanico brasiliano J. De Silva Feijo 1988] s.f.inv. (pl. portog. feijoas) 1 (bot.) genere di piante delle Mirtacee con poche specie distribuite nelle regioni temperate dell'America meridionale (Acca) 2 (bot.) arbusto sempreverde delle Mirtacee originario dell'America meridionale, coltivato anche in Europa per le sue bacche commestibili con profumo di ananas (Acca sellowiana) | il frutto di tale pianta CFR. feioca
feiòca [da feijoa] s.f. adattamento di feijoa (V.)
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Marco1971
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Re: «Feijoa»

Intervento di Marco1971 »

Strano adattamento… Donde salta fuori quella c?

Sulla base della pronuncia portoghese, l’unico adattamento sensato sarebbe fegiòa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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G. M.
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Re: «Feijoa»

Intervento di G. M. »

Anche a me sembra un po' dubbio. Fra l'altro in Google Libri non ne trovo nemmeno un'attestazione: che sia un errore del dizionario?
Daphnókomos
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Re: «Feijoa»

Intervento di Daphnókomos »

C'è una ricorrenza nell'archivio della Repubblica.
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Marco1971
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Re: «Feijoa»

Intervento di Marco1971 »

Io ho trovato un’occorrenza di fegioa:

Feijoa Sellowiana: (Mirtacee) Fegioa - Originaria dell’Uruguay e dell’Argentina ove è conosciuta sotto il nome di Guayabo del país. È arbusto cespuglioso, sempre verde, dell’altezza di 3-5 m., con tronco e rami più o meno chiari... (Agricoltura libica, 1934)

Un altro esempio nella composizione della confettura di cotoa:

Descrizione del prodotto
(40% cotogna, 40% fegioa, 20% zucchero canna del CE&S)
NB: vasetto netto gr.330 e vuoto a rendere € 0, 40
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Carnby
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Re: «Feijoa»

Intervento di Carnby »

C’è scritto qui (Dizionario italiano a cura di Enrico Olivetti).
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Infarinato
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Re: «Feijoa»

Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto: dom, 25 apr 2021 10:40 C’è scritto qui (Dizionario italiano a cura di Enrico Olivetti).
Appunto! :roll: (Si noti fra l’altro l’assurda trascrizione fonematica. 🤦🏻‍♂️)
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Millermann
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Re: «Feijoa»

Intervento di Millermann »

Leggendo il termine feioca ho subito avuto la sensazione di averlo già sentito. Eppure, in rete, non vi erano che sparuti esempi (come s'è visto). :?
Poi, rimuginando, mi è venuto in mente che la parola che avevo già sentito era, in realtà, feioia, e anche la sua origine: il famoso Manuale del gelataio Simac (scaricabile da qui), pubblicato nel 1984 e ancora conservato tra i libri di cucina di casa. :D
La ricetta del «gelato di feioia» è a pag.81, e cosí recita:
La feioia è un frutto proveniente dall'Indonesia. Simile nell'aspetto a un fico verde, al quale assomiglia anche per i minuscoli granelli situati all'interno, ha polpa delicatamente profumata che ricorda sia il mango che, per certi aspetti, l'avocado.
Ora, a parte la provenienza (la feijoa è originaria del Brasile), la descrizione sembra coincidere, e in Rete le occorrenze di feioia sono ben piú numerose sia di quelle di feioca, sia di fegioa, e sembrano comunque fare riferimento alla feijoa sellowiana.
Che ne pensate?
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Ligure
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Re: «Feijoa»

Intervento di Ligure »

Proverò a non andare fuori tema. E' praticamente impossibile attendersi significativa consapevolezza linguistica nei botanici. D'altronde, la loro professione è un'altra.

In questo caso il nome è stato attribuito - nel contesto linguistico portoghese - in onore a un naturalista, caratterizzato da due cognomi, uno dei quali è Feijó. L'esito portoghese in -a risulta del tutto regolare in quanto "planta" - in portoghese - è femminile come in italiano. Il cognome riferito viene fatto derivare dall'omonimo toponimo, una circoscrizione amministrativa del comune di Almada, in Portogallo. Ma l'etimologia popolare di Feijó, centro di formazione non molto antica, è piuttosto semplice. Nell'antico portoghese (e tuttora in varietà dialettali) feijó valeva "fagiolo", mentre l'esito attuale è feijão.

Comunque, lo stemma di Feijó consente di visualizzare - mediante una tenera piantina di fagioli - l'etimologia popolare:

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... -feijo.png

Quindi, per un lusitanofono non particolarmente versato nella storia della botanica, il nome feijoa potrebbe evocare soltanto il "fagiolo", dal momento che - letteralmente - potrebbe essere inteso come "fagiola", essendo stato "mutato" soltanto il genere grammaticale della parola.

Fonologicamente "fagiola" andrebbe bene, in quanto esiti del tipo di "fegioa", pur senza discutere del timbro vocalico iniziale, sono, comunque, molto lontani dalla struttura della lingua italiana, implicando la "perdita" di /-l-/, caratteristica "regolare" di queste desinenze portoghesi, ma del tutto aliena rispetto al contesto italiano (e, per altro, conservata anche in castigliano, dove si ha la forma "frijol" - sia pure priva del timbro vocalico finale di parola -). Inoltre, non si può davvero affermare che il dittongo accentato "oa" sia tanto più "italiano" del dittongo iniziale "ei", che corrisponde, in portoghese, ad "a" etimologica seguita da fonema palatalizzatosi nel corso dell'evoluzione linguistica.

Ma "fagiola" renderebbe saliente l'associazione mentale con "fagiolo", che qualsiasi botanico respingerebbe ...
non importandogli nulla della coerenza della fonologia della lingua italiana ... e, per altro, infrangerebbe il tabù in virtù del quale i cognomi stranieri "non si toccano" ...

Si tratta, in conclusione, di considerazioni corrette, ma del tutto aliene rispetto alle competenze e agli interessi dei botanici e alle esigenze o alle competenze del parlante medio che, ormai, tracanna qualunque tipo di bevanda gli venga "proposto". E, poi, più una parola risulta esotica e difforme rispetto alle caratteristiche del sistema linguistico tradizionale, più è gradita ...

Vorrà dire che - al fine di rimanere in pace coi diritti e le esigenze della fonologia italiana - ci terremo stretta soltanto la "faggiola", che è tutt'altra cosa, e non dovrebbe porre problemi a nessuno ...

P.S.: in realtà non è proprio così e ho sentito peronalmente pronunciare "fagiola" oltre ad averlo letto in testi specialistici (che non ho fotografato solo per amor di patria)! Dalla persona, laureata, cui mi sono permesso di chiedere conto della pronuncia non geminata mi è stato risposto che, se si dovesse badare alla televisione, allora si potrebbe anche pronunciare "reggina" o "re maggi" ecc. ... Termino qui perché si ritornerebbe nuovamente sull'aspetto rappresentato dalla consapevolezza linguistica (degli "specialisti" e delle "masse") ...
domna charola
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Re: «Feijoa»

Intervento di domna charola »

Ligure ha scritto: dom, 25 apr 2021 13:37 Proverò a non andare fuori tema. E' praticamente impossibile attendersi significativa consapevolezza linguistica nei botanici. D'altronde, la loro professione è un'altra.

[...]

Ma "fagiola" renderebbe saliente l'associazione mentale con "fagiolo", che qualsiasi botanico respingerebbe ...
non importandogli nulla della coerenza della fonologia della lingua italiana ... e, per altro, infrangerebbe il tabù in virtù del quale i cognomi stranieri "non si toccano" ...

Si tratta, in conclusione, di considerazioni corrette, ma del tutto aliene rispetto alle competenze e agli interessi dei botanici e alle esigenze o alle competenze del parlante medio che, ormai, tracanna qualunque tipo di bevanda gli venga "proposto". E, poi, più una parola risulta esotica e difforme rispetto alle caratteristiche del sistema linguistico tradizionale, più è gradita ...

[...]
Mi par di cogliere una vena di disapprovazione verso i botanici e le loro specifiche competenze.
Ora, trovare un adattamento di un nome illeggibile è assolutamente necessario. Ma ripescare i fagioli risalendo all'etimologia del cognome dell'individuo a cui è stata dedicata, mi sembra eccessivo.
Se ho per le mani una specie nuova, il grosso problema è inventarle un nome nuovo, per distinguerla da tutto ciò di già esistente. Questo è lo scopo del "dare nomi", indicare ognuno secondo la sua specie, identificarlo, senza possibilità di confusione. E quando hai per le mani una nuova specie, non solo in botanica - penso ad esempio alla paleontologia - si fanno i numeri per riuscire a essere "originali", a costo di partorire mostri, che però raggiungono il proprio scopo, almeno fra i tecnici: essere distinguibili.
Non è questione di amare l'esotico, o farlo strano... è semplice necessità di comunicare. Con i virus ci hanno già rinunciato da tempo, usano sigle alfanumeriche e vanno sul sicuro dal punto di vista dell'identificazione; per chi legge, è un altro paio di maniche... ecco, questi estremi li eviterei. Piuttosto, veramente, un cognome alieno italianizzato alla bell'e meglio.

Nel caso in questione, la volontà è stata di dedicare la pianta a questo impronunciabile signore, quindi l'intenzione va mantenuta. Altrimenti, risaliamo all'etimologia per tutto, e adattiamoci a leggere le opere filosofiche di ser Francesco Pancetta... eh, no, gli antichi adattavano naturalmente, senza pensarci nemmeno, anzi... latinizzavano, con tanto di declinazione. Possibile che oggi ci dia tano fastidio un procedimento del genere? ci sembra proprio così provincialotto?
Daphnókomos
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Re: «Feijoa»

Intervento di Daphnókomos »

Qui e qui scrivono fecoia, qui fecoia e fegioia, qui e qui feioa, mentre qui e qui feoia e il plurale feoie.
Ligure
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Re: «Feijoa»

Intervento di Ligure »

domna charola ha scritto: mar, 27 apr 2021 11:10
Ligure ha scritto: dom, 25 apr 2021 13:37 Proverò a non andare fuori tema. E' praticamente impossibile attendersi significativa consapevolezza linguistica nei botanici. D'altronde, la loro professione è un'altra.

[...]

Ma "fagiola" renderebbe saliente l'associazione mentale con "fagiolo", che qualsiasi botanico respingerebbe ...
non importandogli nulla della coerenza della fonologia della lingua italiana ... e, per altro, infrangerebbe il tabù in virtù del quale i cognomi stranieri "non si toccano" ...

Si tratta, in conclusione, di considerazioni corrette, ma del tutto aliene rispetto alle competenze e agli interessi dei botanici e alle esigenze o alle competenze del parlante medio che, ormai, tracanna qualunque tipo di bevanda gli venga "proposto". E, poi, più una parola risulta esotica e difforme rispetto alle caratteristiche del sistema linguistico tradizionale, più è gradita ...

[...]
Mi par di cogliere una vena di disapprovazione verso i botanici e le loro specifiche competenze.
Mi scuso, ma, in precedenza, non avevo visto il messaggio.

Ma no, non ho proprio nulla nei confronti dei botanici e - men che meno - nei confronti delle loro competenze.

E perché mai dovrei avercela con loro o con qualsiasi altro? :roll: :lol:

La mia osservazione sul comportamento linguistico dei botanici rientra, per così dire, nel "diritto di cronaca". Può essere benissimo contestata - anche con argomentazioni o esempi -. E si può arricchire il dibattito, si approfondisce il dialogo.

Ma sostenere che io mi sia espresso in tal modo perché ce l'avrei con una categoria umana specifica altro non costituisce che una mera illazione. Assolutamente immotivata e ingiustificata. Che interrompe il dibattito. Il quale dovrebbe potersi svolgere su contenuti linguistici, dato il tipo di foro, non sull'esposizione di prevenzioni di un partecipante - del tutto presunte - nei confronti di determinati gruppi sociali.
domna charola ha scritto: mar, 27 apr 2021 11:10 Ma ripescare i fagioli risalendo all'etimologia del cognome dell'individuo a cui è stata dedicata, mi sembra eccessivo.
"Ripescare i fagioli" - per chi, come me, ha una "passionaccia" per il mondo linguistico iberico - è stata la prima "associazione mentale" che è venuta alla mente. E l'ho esposta - non certamente per formulare una proposta (che non costituiva l'obiettivo del mio messaggio) -, ma soltanto - su un foro di linguistica - in riferimento a quel piccolo obbrobrio che è "feioca" e in merito alla corretta osservazione d'Infarinato relativa alle assurdità riscontrabili nella trascrizione fonematica:
Infarinato ha scritto: dom, 25 apr 2021 11:36
Carnby ha scritto: dom, 25 apr 2021 10:40 C’è scritto qui (Dizionario italiano a cura di Enrico Olivetti).
Appunto! :roll: (Si noti fra l’altro l’assurda trascrizione fonematica. 🤦🏻‍♂️)
Infatti, il contenuto del mio intervento (anche se non esplicitato "apertis verbis" e non corredato dalla citazione dell'osservazione d'Infarinato - che, per altro, risultava ben leggibile nel filone -) verteva sulla mancanza di qualsiasi tipo di correlazione ammissibile - a livello linguistico - tra "feijoa" e la voce "feioca" (o analoghe), del tutto inafferente. Ma mi rendo conto che può non essere stato compreso da tutti.

Comunque, sarei propenso a ritenere che un appassionato di linguistica, sia pure non particolarmente versato nelle lingue iberiche, difficilmente riuscirebbe a non rendersi conto delle analogie fonetiche e di evoluzione linguistica con la parola italiana "fagiolo". Si tratta, evidentemente, di lingue - sotto l'aspetto fonetico e fonologico - non, poi, così lontane dalla nostra. Non stavo scrivendo della lingua mongola ...

E il riferimento a "fagiolo" (non "ai fagioli", che in italiano ha tutt'altro significato in quanto riconduce alla concretezza dei vegetali, i quali non erano ovviamente argomento del mio messaggio) risultava perfettamente pertinente, dal momento che una comune origine (dato che si tratta di lingue entrambe derivate dal latino) che ha condotto a "feijoa" nel portoghese e a "fagiolo" in italiano non può - ragionevolmente - ammettere una "resa" della voce in esame quale "feioca" - e simili - che nulla ha a che vedere con entrambe, essendo un esito del tutto strampalato e ingiustificato.

Le affermazioni di Infarinato e Marco risultano del tutto indubitabili, ma sarebbe stata plausibile la curiosità di poter verificare direttamente se il /-k-/ di "feioca" o "fecoia" non potesse godere di qualche giustificazione di tipo linguistico. Tutti i grandi maestri hanno sempre "invogliato" i loro lettori ad approfondire direttamente e a far consapevolmente proprie le conclusioni delle loro argomentazioni (scrivevano, ad es., i matematici: "... da cui il lettore può verificare direttamente con facili passaggi ..."). Per formulare un paragone si potrebbe pensare all'intento di adattare dal francese - in un caso simile a quello di "feijoa" - una denominazione che implicasse - non nell'esatto significato proprio, ma come denominazione alternativa (ad es., nella toponomastica) - l'esito lessicale "fourmi". Forse, in questo caso, il /-k-/, conservatosi nella voce italiana "formica", potrebbe risultare accettabile. Tuttavia, come mi sono semplicemente limitato a mostrare (senza avvalermi né dell'etimologia né delle transizioni evolutive subite dalla lingua portoghese - per non appesantire il testo -), nel caso di "feijoa", il fonema originario che la lingua portoghese - sia pure in uno stadio evolutivo ancora antecedente rispetto all'attuale - ha ridotto allo zero fonico è stato /-l-/ e non certamente /-k-/. Da qui l'inevitabile paragone "linguistico" con la struttura fonologica della voce italiana "fagiolo", caratterizzata da /-l-/, ma non da /-k-/, assente già a livello di etimo comune - "phaseolu(m)" -.

Questo - illustrato con maggiore dettaglio rispetto alla sintesi del messaggio precedente - è, evidentemente, il motivo del riferimento a "fagiolo" - come parola e non come vegetale -. Certo, una curiosità linguistica, una sottigliezza. Ma la curiosità è il "motore" di ogni forma di conoscenza e di acquisizione intellettuale. Apprezzarla e favorirla è un'attitudine fondamentale al fine d'accrescere le competenze di tutti. Se qualcuno non è interessato all'approfondimento specifico, può benissimo occuparsi d'altro e leggere altri interventi. Irriderla pubblicamente fa soltanto emergere un'attitudine tesa a limitarla, bloccarla. E non vedo che cosa vi sia di risibile nel provare interesse per la lingua portoghese, studiarla e argomentarne in modo appropriato (sia pure mantenendosi a un livello di divulgazione) gl'inevitabili collegamenti - per altro, molto numerosi - riscontrabili nei confronti della lingua italiana. Quindi, come accennato, il riferimento "linguistico" alla struttura fonologica della voce "fagiolo" è stato semplicemente impiegato per mostrare (al di là della possibile trascrizione in italiano dei dittonghi e della consonante "j" del portoghese, che richiede competenze di cui non mi sono avvalso in quanto non posso darle per scontate nel lettore) che una sillaba quale /-ka/ di "feioca" non c'entra assolutamente nulla con la voce portoghese né con alcuno stadio di sviluppo di alcuna lingua neolatina relativamente alle vicende evolutive della parola in questione a partire da quella che era stata, palesemente, un'origine lessicale comune. E quindi non può appartenere a una "trascrizione" o a un adattamento che possa ambire a un minimo livello di plausibilità.

Ma mi rendo ben conto che anche questo contenuto non è stato compreso da tutti.

Anche dallo sbeffeggiamento che prende spunto dai "fagioli" e che non ritengo di dover meritare, risultando del tutto ingiustificato.

Tuttavia, nel messaggio, mi sono assolutamente attenuto all'interno di un ambito di "associazioni mentali" e di considerazioni linguistiche (espresse in modo abbastanza sintetico - non sono risalito all'etimologia latina comune e non ho esposto, per non appesantire il testo, le transizioni evolutive portoghesi e italiane -). In riferimento a ciò mi pare francamente fuori luogo il termine "eccessivo". Mi sono semplicemente avvalso di un esempio specifico inteso a facilitare la comprensione di un testo che argomenta tramite contenuti adeguati la mancanza di qualsiasi relazione accettabile dell'esito "feioca" (o di termini simili) con ciò che esso intenderebbe rappresentare.

Per altro, sono da sempre convinto che il contesto scientifico dei botanici (come tutti gli altri) sia e debba essere totalmente autonomo anche in merito alla scelta delle denominazioni e mi risulta, inoltre, che non sia specificamente coinvolto (né interessato) in considerazioni di carattere linguistico.

Lo riscrivo perché, forse, non ero riuscito a risultare chiaro nel mio messaggio precedente. Ma in ciò non c'era assolutamente alcuna critica, semmai una considerazione del tutto realistica e attenta alla fondamentale necessità della libertà degli ambienti scientifici e applicativi.

P.S.: Inoltre, francamente, non vedo che cosa possa esserci di particolarmente sconveniente nello scrivere - a lettori italiani - in merito all'adattamento alla lingua italiana di una voce proveniente da una lingua neolatina su un foro di linguistica. Proprio non riesco a capirlo.

Non avendo, personalmente, mai dedicato un intervento - che dico? -, mezzo rigo a un'indicazione (nemmeno implicita) di tipo anche soltanto vagamente "normativo".

Né relativamente ai botanici (e non ci ho mai assolutamente pensato) né relativamente ad alcun'altra categoria scientifica.

Se questo era l'obiettivo del messaggio che ho ricevuto, non mi ci posso affatto riconoscere. L'intento di proporre "contributi" relativi alla "norma linguistica" non era presente nel mio precedente messaggio.

Tant'è vero che - al fine di non risultare "normativamente" intrusivo - non ho mai neppure tentato di menzionare possibili adattamenti del tipo di "feigioa" o "fegioa", che pur avrebbero qualche relazione col portoghese "feijoa" a differenza dell'incredibile (sotto l'aspetto linguistico) "feioca", del metatetico "fecoia" - caratterizzato da turpe assonanza - o del - per altro - più "lieto" "fegioia". Anche perché in merito a quanto non può essere ritenuto ragionevole relativamente al tentativo d'adattamento linguistico s'era già espresso - più che autorevolmente - Marco:
Marco1971 ha scritto: sab, 24 apr 2021 0:43 Strano adattamento… Donde salta fuori quella c?

Sulla base della pronuncia portoghese, l’unico adattamento sensato sarebbe fegiòa.
Pertanto, rilevare, del tutto oggettivamente, che "feioca" (come altri tentativi d'adattamento) non c'entra nulla - foneticamente e fonologicamente - col termine lusitano "feijoa" (osservazione che ho soltanto provato a sviluppare un minimo in quanto era già stata molto chiaramente espressa nel filone) mi pare un argomento assolutamente adeguato per un foro di appassionati di linguistica italiana. Contenuto affrontato, tuttavia, senz'alcuna "velleità normativa" di alcun tipo. Nei confronti di nessuno.

Non tutti desideriamo o siamo in grado di fare tutto. La linguistica è talmente ricca di spunti e d'opportunità che continuerà a lasciare spazi ampi e interessanti ad approcci che potranno partire da esperienze e angolature diverse.

P.P.S.: se, inoltre, qualcuno fosse interessato a capire perché in italiano si dica "fagiolo", che deriva da "phaseolu(m)", quindi da un etimo in "sj" (fasjolu) proprio come "cacio" - da caseu(m)>casju - e "bacio" - da basiu(m)>basju -, che, per altro, esibiscono esiti palesemente diversi, può leggere quanto scrive il Rohlfs al § 286 del volumetto dedicato alla Fonetica della sua Grammatica storica. Infatti, il Rohlfs ammette che: "Il risultato normale e indigeno in Toscana è certamente š. Vale a dire che la si è unita con la consonante sorda precedente formando un unico suono prepalatale. Dal punto di vista ortografico questa š viene espressa con la combinazione delle due lettere ci: cfr. cacio<caseu, bacio<basiu ... ". Leggendo il seguito, si perviene alla spiegazione fornita dallo studioso. Che riguarda anche molte altre voci comuni quali "prigione", "ciliegia", "bugia", "pigiare" "segugio", "pigione", "rugiada" ecc. che - in base all'etimologia - "avrebbero dovuto" fornire lo stesso esito di "bacio". E, invece, mostrano evidente sonorizzazione.
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