Proposta di linee-guida per la discussione sui forestierismi

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

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amicus_eius
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Proposta di linee-guida per la discussione sui forestierismi

Intervento di amicus_eius »

Ripropongo qui gli stralci chomskyani da me presentati in un altro forum del sito dell'Accademia, con acclusi gli interventi di commento, per completezza e chiarezza.

"Della gamma di fenomeni che potrebbero venire in qualche modo considerati pertinenti al linguaggio, l’approccio biolinguistico concentra l’attenzione su una componente della biologia umana che ha a che fare con l’uso e l’acquisizione del linguaggio, come che il termine “linguaggio” venga interpretato. Chiamiamola “facoltà del linguaggio”, adattando un termine tradizionale a un nuovo uso. Questa componente è più o meno allo stesso livello del sistema della visione dei mammiferi, del sistema di navigazione degli insetti e così via. In molti di questi casi, le migliori teorie esplicative attribuiscono all’organismo sistemi computazionali e quello che viene chiamato, nell’uso informale, “l’obbedire a delle regole” – per esempio, quando un recente testo sulla visione presenta il cosiddetto “principio della rigidità” come è stato formulato 50 anni fa: “se è possibile, e altre regole lo autorizzano, interpreta i movimenti delle immagini come proiezioni in tre dimensioni di moti rigidi.” In questo caso, studi più recenti hanno fornito una sostanziale comprensione delle computazioni mentali che sembrano essere coinvolte quando il sistema visivo segue queste regole ma, perfino in organismi molto semplici, questo normalmente non è un’impresa semplice, e mettere in relazione computazioni mentali e analisi a livello cellulare è in generale un obiettivo lontano...

Assumendo che la facoltà del linguaggio abbia le proprietà generali di altri sistemi biologici, dovremmo, di conseguenza, cercare tre fattori che entrano nell’evoluzione del linguaggio nell’individuo:
(1) Fattori generici, apparentemente quasi uniformi per la specie, l’argomento della GU [Grammatica Universale]. La dotazione genetica interpreta parti dell’ambiente come esperienza linguistica, un compito non banale che il bambino svolge in maniera di riflesso, e determina il corso generale dello sviluppo della facoltà del linguaggio verso le lingue raggiunte.
(2) L’esperienza, che porta alla variazione, all’interno di un campo piuttosto ristretto, come nel caso di altri sottosistemi di capacità umane e dell’organismo in generale.
(3) Principi non specifici della facoltà del linguaggio.
Il terzo fattore include principi di architettura strutturale che restringono gli esiti, includendo principi di computazione efficiente, che ci si aspetterebbe che fossero di particolare significatività per sistemi computazionali come lo è il linguaggio, determinando il carattere generale dei linguaggi ottenibili."

Ho riportato per intero i due stralci fondamentali (almeno a mio giudizio) della sintesi di Noam Chomsky su "La prospettiva biolinguistica 50 anni dopo", presente nella sezione intitolata "l'articolo" del sito dell'Accademia. Il punto più interessante per noi, fra le argomentazioni e le prospettive teoriche in essa vagliate da Chomsky è, almeno a mio parere, costituito dalla definizione dei "tre fattori che entrano nell'evoluzione del linguaggio dell'individuo". Tale definizione potrebbe fornire spunti interessanti per inquadrare certe discussioni su prestiti e forestierismi all'interno di un quadro un pochino più sistematico. Così come permetterebbe di fondare in modo un po' più saldo un discorso sulle alternative al forestierismo, magari ponendo le basi per dei criteri che potrebbero guidarci nel contrassegnare il grado di "accoglibilità" di un nuovo conio.

Una prima circoscrizione delle circostanze e dei fattori di evoluzione linguistica su elencati potrebbe essere la seguente:

1) Identificazione di dinamiche generiche di comunicazione e scambio interlinguistico, in particolare di quei fattori che favoriscono, all'interno della lingua come sistema e delle sue dinamiche e matrici generative, l'accoglimento del prestito;

2) elementi nuovi dell'esperienza comunicativa dei parlanti, con cui i parlanti si confrontano -e loro dinamiche generative anche extralinguistiche;

3) criteri di accoglimento del prestito o del nuovo conio sostitutivo non specifici del confronto interlinguistico come tale, ma tipici della dinamica della lingua di ristrutturare e omogeneizzare e sistematizzare i nuovi prestiti e i nuovi conii favoriti dai fattori dei punti 1) e 2).

Per rendere più trasparente il ragionamento (speriamo invece di non complicarlo), cercherò di spiegare i legami fra gli assunti generali della sintesi storica chomskiana e il tema dei forestierismi più volte affrontato nei forum dell'Accademia da varie angolazioni. Si tratta di ancorare la discussione a quelle che sono le caratteristiche di quel sottinsieme relativo a decodifica e relazionabilità di sistemi simbolici differenti, che è proprietà tipica, fra le altre, della facoltà del linguaggio e della capacità umana a costruire sistemi di simboli; all'interno di questo sottoinsieme, tenere presenti bene o male quelle che sono le dinamiche linguistiche ed extralinguistiche che permettono l'accoglimento, in un sistema linguistico, di elementi (semantici, morfosintattici, fonetici) tipici di un altro sistema linguistico. I tre fattori predisponenti l'accoglimento del prestito permettono poi, una volta tenute in considerazione queste premesse, di elicitare una serie di linee di intervento: dove il punto 2), fattore extralinguistico di nuove esperienze comunicative, è di peso troppo forte, una volta che ciò si sia dimostrato, abbandonare la possibilità di un traducente; dove invece, le dinamiche linguistiche di cui al punto 1) possono essere identificate con precisione, in presenza di traducenti ordinari della lingua di arrivo del prestito, cassare il prestito stesso come inutile; esaminare (punto 3) possibili soluzioni di adattamento e neoconio accettabili, ove il punto 2) si ritenga non di mostrato o il punto 1) non verificabile.

ll discorso si semplifica estremamente, scendendo nel concreto. Si tratta di tenere presente perché in generale, in una lingua, viene accolta una parola nuova (motivazioni storiche, sociali, etc. di cui al punto 2); occorre considerare in che modo genericamente le lingue assorbono i prestiti e con che intensità (punto 1); è bene poi esaminare le ragioni del prestito, e vedere se è legittimo cercare un traducente (punti 2 e 3); qualora sia legittimo, ricorrere al traducente più linguisticamente "orecchiabile", perché formato in base a regole di formazione lessicale produttive.

Esaminiamo un caso discusso più volte e a lungo altrove, sui forum dell'Accademia: il caso di best seller. Viene analizzato l'aspetto concreto e materiale dell'esperienza dei parlanti, la cui pressione ha condotto ad assumere il prestito (dinamiche del mercato internazionale etc.-discussione sui punti 1 e 2); da parte di alcuni si propone un traducente di nuovo conio, "vendissimo". Si apre a questo punto una discussione sulle dinamiche che conducono alla formazione del nuovo conio e vengono messe in gioco sia riflessioni sulle regole grammaticali in generale, sia riflessioni sulle modalità di formazione lessicale (riflessioni collegate col problema specifico, che riguardano però anche leggi grammaticali non specifiche del fenomeno del prestito come tale, ma proprie della struttura della lingua come sistema). Si propongono dunque una pluralità di traducenti (perifrasi e nuovi conii), che vengono confrontati fra loro in base al criterio della loro concreta "opportunità" linguistica, sia sul piano grammaticale, sia sul piano semantico, sia sul piano pragmatico.

La mia proposta va nel senso di una esplicitazione sistematica di linee guida del ragionamento che indichino orientativamente dei percorsi di discussione possibili in tema di anglismi e forestierismi in genere.

Spero di non aver oberato le vostre lasse orecchie. L'idea era fornire alcuni spunti per sistematizzare la discussione, evitando, ove se ne ponessero malauguratamente le condizioni, contraddittori non risolutivi fra livelli di approccio differenti e perciò asimmetrici.
amicus_eius
Interventi: 131
Iscritto in data: ven, 10 giu 2005 11:33

Intervento di amicus_eius »

Visto il notevole afflusso ( :lol: ), cercherò di rendere un po' più concreta la mia forse troppo astratta idea.

Altrove, sui forum dell'Accademia della Crusca, si è parlato di termini tecnici stranieri.

Si potrebbe cominciare con il rendere accessibili alla discussione dei glossari di anglismi tecnici, tipici delle varie discipline, per poi avanzare ipotesi di traducenti, in base alle linee di metodo proposte.

Sul forum dell'Accademia ciò è stato fatto solo in parte.

Qui si tratterebbe di attuare un processo un po' più sistematico.
Uri Burton
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Iscritto in data: mar, 28 dic 2004 6:54

EGEMONIA

Intervento di Uri Burton »

Vorrei accennare alle dinamiche generative extralinguistiche degli anglismi ponendole su uno sfondo storico.

1. Relegare il fenomeno a una semplice questione di moda significa – a parer mio – scambiare l’effetto per la causa; spiegarlo con la brevità delle parole e delle locuzioni inglesi, scambiare una correlazione per la causa. Se fosse egemone il tedesco, gli italiani importerebbero parole tedesche al medesimo ritmo con cui importano petrolio. E ciò perché una lingua è fonte di prestiti quando in una maniera o nell’altra si afferma la cultura dei suoi parlanti. Affermazione, questa, che in un mondo in cui l’interscambio delle merci precede e supera di gran lunga l’interscambio «umanistico» avviene sulla scia d’un marcato predominio economico e quindi politico. In breve, come conseguenza dell’egemonia.

2. Un Paese, o un gruppo di Paesi, diventa infatti egemone quando riesce almeno in parte a propagare – o con il dominio diretto o attraverso altri mezzi di penetrazione – i suoi valori e, in particolare, la sua concezione della vita produttiva. Per l’Inghilterra questo processo cominciò con l’abbandono delle sue pretese sulla Francia e con la scelta della via dei mari. Grazie alle fasi storiche che tutti conosciamo – supremazia commerciale in Oriente; colonizzazione dell’America settentrionale; sconfitta nella rivoluzione americana conclusasi tuttavia senza intaccare la struttura proprietaria in mano del ceppo anglosassone; rivoluzione industriale e impero in Asia, Africa, Australia e Canadà; preminenza economica nell’America latina dall’Ottocento ai primi del Novecento – l’inglese si impose in alcune regioni come prima lingua, in altre come seconda lingua e in altre ancora come la principale se non sempre l’unica lingua straniera conosciuta.

3. Nell’Ottocento la guerra civile americana – terminata con la sconfitta dei confederati e quindi con l’esautorazione dell’aristocrazia terriera sudista – permise pure all’America di compiere la sua rivoluzione industriale sprigionando tutto il proprio potenziale economico. Dappertutto i prodotti americani entrarono presto in concorrenza con quelli inglesi, e altrettanto presto l’investimento americano sorpassò l’investimento britannico nell’America latina. Gli imperi centrali – dovremmo dire la Germania guglielmina – tentarono di infrangere la barriera anglosassone, per essere però battuti nella Grande Guerra.

4. Durante tutti questi anni restò immutata l’importanza del francese (a) come lingua diplomatica, (b) come lingua della cultura e della buona società in Europa e (c) come lingua sia ufficiale sia d’uso nei possedimenti oltremare della Francia. Il dopoguerra fu però il periodo della grandi dittature totalitarie e dunque delle grandi divisioni che sfociarono nella seconda guerra mondiale scatenata da Hitler e successivamente nell’intervento americano provocato dal conflitto di interessi nel Pacifico tra Giappone e Stati Uniti. Come tutti sappiamo, la vittoria alleata, consentendo agli Stati Uniti di insediarsi come superpotenza, decretò la diffusione generale della lingua inglese. La quale ha definitivamente soppiantato il francese e come lingua diplomatica e come mezzo di comunicazione internazionale delle classi colte europee.

5. Il quadro dell’egemonia anglosassone – rafforzata con inusitata veemenza dal ruolo di superpotenza esclusiva che ricoprono gli Stati Uniti dopo il crollo dell’Unione Sovietica – può essere descritto in questi termini. Parlano inglese la diplomazia, la scienza, la tecnologia, l’informatica, i noli cisternieri e i contratti di riassicurazione (entrambi negoziati a Londra), la grande editoria, la stampa letta internazionalmente, il turismo, l’aviazione civile, la Nato, le organizzazioni intercontinentali, il traffico d’armi e perfino quello della droga, l’investimento estero (in misura preponderante di provenienza americana). Parlano inglese la finanza e i movimenti di capitale su scala planetaria. La City di Londra – seconda del mondo e prima d’Europa come Borsa valori; prima del mondo a pari merito con quella di Chicago come Borsa merci –assicura, ventiquattr’ore su ventiquattro, il proseguimento delle contrattazioni tra Wall Street, la prima Borsa valori del mondo, e le Borse di Tokyo e Singapore. Parlano come seconda lingua l’inglese britannico americano quarantacinque Paesi. Sono scritti in inglese due volte su tre i saggi pubblicati sulle riviste specializzate. E anche la metà dei contratti commerciali e il settanta per cento della posta. E parlano infine inglese gli accordi multilaterali sugli interventi armati, che escludono dalla giurisdizione dello Stato locale i reati commessi dalle truppe statunitensi, e il diritto internazionale consuetudinario, che in materia di legittima difesa ha di fatto recepito l’interpretazione di comodo fornita dal procuratore generale americano.

Qui mi fermo, proponendo però due spunti a chi vorrà procedere su questa strada. Il primo riguarda l’uso di espressioni inglesi nei vari Paesi europei (in Spagna, ad esempio, non certo trascurabile secondo il fonologo Iggy Roca, professore emerito di linguistica all’università di Essex). Il secondo, invece, il contesto culturale italiano per un excursus sullo stato della ricerca nell’ambito non solo della scienza e della tecnologia ma anche in quello delle discipline umanistiche, dato l’impareggiabile valore dell’invenzione e della creatività come argine all’ondata di forestierismi mutuati dalla lingua egemone.

Mi scuso per la lunghezza di questo scritto e sarò grato a chiunque avrà la pazienza di leggerlo, commentarlo e criticarlo.

Cordialmente,
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Infarinato
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Approccio svizzero

Intervento di Infarinato »

Sempre per rimanere in àmbito propedeutico, vorrei segnalare l’approccio (molto concreto e al contempo liberale) della Cancelleria federale svizzera in materia d’anglicismi (cfr etiam http://www.admin.ch/ch/f/bk/sp/anglicis ... -it-1.html), nonché il relativo elenco interattivo [in fieri].
amicus_eius
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Intervento di amicus_eius »

Splendido l'intervento di Uri Burton (ho cercato a lungo degno materiale di risposta, ma il suo articolo è stato più che esauriente, quindi mi limito ora a questa, purtroppo tardiva, modifica di ringraziamento... :oops:).

Notevole è come, in questo glossario interattivo indicatoci da Infarinato, la lingua "debole" sembri spesso essere l'italiano. Lunghe perifrasi o soluzioni ibride...

Bisognerebbe stilare un elenco più organico di traducenti.

Si propongono qui di séguito una serie di traducenti per i termini sotto la lettera "a".

Abstract: estratto
Access: accesso
Access provider: programma, terminale d’accesso
Accessibility: accessibilità
Accounting manager: gestore di registrazione
Addiction: iscrizione
Advisory board-body: comitato – organo consultivo
Agreement: accordo
Anchor: àncora
To anonymize: fornire accesso anonimo
Anonymizer: (piattaforma di) servizio (=server) per accesso anonimo (piattaforma in linea per accesso anonimo, servizio in linea per accesso anonimo).
Appeal: attrattiva
Applet: base di programma, programma-base, applicazione-base.
Application launching: lancio, avvio d’applicazione
Approach: approccio
Assessment: valutazione
Asset management: gestione delle risorse
At: chiocciola
Attachment: allegato
To authenticate: autenticare, vidimare, identificare.
Ultima modifica di amicus_eius in data ven, 17 giu 2005 16:43, modificato 3 volte in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Allora, Amicus_eius si occupa della lettera A, io piglio la B. A ciascuno una lettera, e poi discutiamo delle nostre trovate. Vi sta bene?
amicus_eius
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Intervento di amicus_eius »

Non so se abbiano agito così solo per completezza, ma nel catalogo c'è anche l'"at". Sono così in difficoltà in Svizzera?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Nol so. Ma per at c’è chiocciola (lessicalizzato). E se pare troppo lungo, il semplice a.
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miku
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Intervento di miku »

Marco1971 ha scritto:Allora, Amicus_eius si occupa della lettera A, io piglio la B. A ciascuno una lettera, e poi discutiamo delle nostre trovate. Vi sta bene?
Provo con la lettera C.

P.s.
Bello lo sfondo storico di Uri Burton.

P.p.s.
E brutto averlo osservato fugacemente in una postilla.
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Infarinato
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Lettera «D»

Intervento di Infarinato »

miku ha scritto:Provo con la lettera C.
Vabbè, vorrà dire che mi piglio la D, ma… datemi tempo! :cry:
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«@»

Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Nol so. Ma per at c’è chiocciola (lessicalizzato). E se pare troppo lungo, il semplice a.
…Oppure anche, etimo-tipograficamente, ad, nel senso tardo di apud. 8)
Certo -me ne rendo conto-, non risolve il problema :(, anche se forse lo «nobilita»: e perché non un semplice presso?

P.S. Se non ricordo male, nel suo DiPI Luciano Canepàri definisce chiocciola (per at) variante «trascurata»…
Ultima modifica di Infarinato in data ven, 17 giu 2005 12:15, modificato 1 volta in totale.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

A me la e. 8)
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miku
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Intervento di miku »

C


Legenda: C= Cancelleria; G= Garzanti; GDU= Grande Dizionario dell'Uso; M= Miku; P = Passim; T = Traduzioni dal tedesco

cache = memoria di servizio (C); memoria nascosta (GDU) memoria intermedia (M)
cache file = archivo di memoria intermedia (M)
call = telefonata; chiamata (G)
call center = centro supporto clienti (C); centro informazioni, centralino (M)
call deflection = deviazione di chiamata (C)
call hold (or hold) = chiamata in attesa (C)
call transfer = trasferimento di chiamata (C)
car sharing = auto condivisa (C); passavettura (M)
cash = contanti (C)
cascading style sheet (CSS)= fogli di stile sovrapposti; fogli di stile a cascata (C);
fogli di stile a cateratte (M)
c/o = presso — negli indirizzi (G)
case management = cartella gestionale (M)
cash flow = flusso di cassa (G)
cast = metatipia (M)
cast to = metatipizzare, metatiposi (M)
CEO (chief executive officer) = amministratore delegato (Incarcato|Uri Burton)
change management = gestione della svolta — del cambiamento (M)
channel = canale (P)
chat, chatting = ciarla (M), chiastierare (Marco)
chat room = spazio di ciarla (M)
check = controllo, verifica (P)
cast to = controllare, verificare (P)
check list = lista di controllo (C)
check-in = accettazione (M)
check-point = posto di controllo (M)
chief executive officer (CEO) = direttore generale (C); amministratore delegato (Incarcato)
chief information officer (CIO) = direttore dell'informazione (M)
chip = selcio, amigdala (M)
client rating = valutazione del cliente (M)
closed user group = gruppo chiuso di utenti (C)
cluster = grappolo (GDU)
coach = allenatore, formatore, istruttore (T)
coaching = allenamento, assistenza, supervisione (T)
cockpit = abitacolo (C)
code of conduct = codice deontologico (C)
commit to = affidare, rimettere, impegnare (G)
commitment = impegno, obbligo, responsabilità (G)
compile time = fase di compilazione (C)
compliance = partecipazione, collaborazione, conformità (M); osservanza (Incarcato|Uri Burton)
compliant = partecipe, collaboratore, conforme (M)
computer = calcolatore (M)
computer crime = criminalità informatica (M)
computer network = rete informatica (C)
computing = calcolo informatico (M)
conference call (or calling) = conferenza telefonica (C)
content = contenuto (C)
content management system (CMS) = sistema di gestione del contenuto (M)
content manager = gestore dei contenuti (C)
contractor = contraente; appaltatore; imprenditore; fornitore (G); consulente (Uri Burton)
controlling = controllo (P)
cookie = biscotto (M)
cookie file = biscottiera (M)
copyright = diritto d'autore (P); colophon (M)
core = centro, anima, nucleo, nocciolo, carota (G)
core process = processo nucleico (M)
corporate design = logotipo (C)
corporate governance = governo d'impresa (C); direzione aziendale (M)
corporate identity = immagine dell'azienda (C)
co-sourcing = corisorsa (M)
coupon = cedola (P)
counselling; counseling = consulenza (C)
crack (to) = scassinare (M)
cracker = scassinatore (M)
crew = equipaggio, squadra (C)
customer relationship management (CRM) = gestione delle relazioni con i clienti (C)
customize (to) = personalizzare (M)
cybercrime = criminalità informatica (M)




P.s.
Non ho, naturalmente, compilato una legenda per attribuire a me stesso la paternità di alcune traduzioni (proprio quelle sono forse le peggiori), ma solo per rendere più trasparente il processo decisionale.

P.p.s.
Siate clementi
Ultima modifica di miku in data mer, 13 lug 2005 14:25, modificato 13 volte in totale.
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Intervento di miku »

Domanda: cosa è esattamente una cache?

GDU: cache /ka?*/ (caƒche) s.f.inv. & ingl. + inform. [1980 in "Le Scienze"; ingl. cache /kæ?/, accorc. di cache memory, comp. di cache "nascondiglio" e memory "memoria"] memoria di un computer dotata di velocitªa d'accesso superiore a quella della memoria principale, nella quale vengono registrati dati e istruzioni di uso corrente.

Io ho proposto un calco lessicale sul tedesco, con intermemoria e memoria intermedia, sulla base di Puffer- e Zwischenspeicher.

Queste le definizioni del dizionario Zanichelli:

Pufferspeicher: inform memoria f ‹di transito›/[tampone], buffer m.

Zwischenspeicher: inform memoria f intermedia/[di transito]/[temporanea].


Può funzionare?
Ultima modifica di miku in data ven, 17 giu 2005 16:53, modificato 1 volta in totale.
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«Cache»

Intervento di Infarinato »

miku ha scritto:Io ho proposto un calco lessicale sul tedesco, con intermemoria e memoria intermedia, sulla base di Puffer- e Zwischenspeicher.

Queste le definizioni del dizionario Zanichelli:

Pufferspeicher: inform memoria f ‹di transito›/[tampone], buffer m.

Zwischespeicher: inform memoria f intermedia/[di transito]/[temporanea].

Può funzionare?
Non lo so: dovremmo chiedere a Dario… Io ho sempre usato [e sentito dire -oltre, ovviamente, a cache] memoria tampone.
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