«Cerchi nel grano»

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Moderatore: Cruscanti

methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Marco1971 ha scritto:Ho saputo oggi da una mia alunna libraia che in francese esiste il termine agroglyphe, che si potrebbe adottare anche in italiano facendone agroglífo, piú agile e tecnico della locuzione cerchi nel grano.
Valida soluzione, ma nell'ambito "specialistico".
Insomma, gli agroglifisti parlino pure di agroglifo; nel linguaggio di tutti i giorni "cerchi nel grano" basta e avanza. :)
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Federico
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Intervento di Federico »

bubu7 ha scritto:
Marco1971 ha scritto:...facendone agroglífo, piú agile e tecnico della locuzione cerchi nel grano.
Il termine non mi entusiasma per niente.
Ma è la solita questione; non c'è motivo di consigliarne (figurarsi prescriverne) l'uso, ma poiché è un termine accettabile e relativamente comprensibile (ma questo dipende dal contesto, ovviamente) il singolo è libero di scegliere di farne uso per i propri scopi.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il singolo è quasi sempre libero, ma in realtà sottostà, volente o nolente, all’influenza di quanto sente o legge giornalmente. Vorrei semplicemente ricordare che termini d’origine greca e/o latina, del tutto opachi (perché non riallacciabili ad alcun morfema noto) si sono imposti nell’uso, come ossigeno o reuma(tismo). Non vedo perciò cosa possa ostacolare, se lanciati, termini come agroglifo o riti(dectomia), se non l’irrazionale preferenza per le corrispettive voci inglesi (o, talvolta, per circonlocuzioni che non consentono derivazione alcuna).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
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Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto:Non vedo perciò cosa possa ostacolare, se lanciati, termini come agroglifo [...] se non l’irrazionale preferenza per le corrispettive voci inglesi
Ad esempio il fatto che la pronuncia di agroglifo non sia particolarmente "agile", nonostante quanto detto sopra (tra l'altro aggiungerebbe una nuova eccezione alla regola della pronuncia di "gli" in italiano, quindi non e` propriamente vero che segue la fonomorfosintassi genuinamente italiana). Quanto all'irrazionalita` della preferenza per l'inglese, ariborda! Se ne e` discusso in questa sede e nella precedente per anni: sara` brutta, deprecabile, immorale, satanica e apocalittica ma non e` irrazionale come non e` inspiegabile.

Concordo inoltre con bubu sulla inopportunita` di dare dignita` di scienza a baggianate come i cerchi nel grano e ai ciarlatani che li propagandano come grandi misteri degni di studi "scientifici".
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Bue ha scritto: ...e ai ciarlatani che li propagandano come grandi misteri degni di studi "scientifici".
Come il GAUS del collegamento indicatoci da Marco: Gruppo Accademico (!) Ufologico Scandicci. :roll:
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

Kyrie eleison.... :roll: :roll: :roll:
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:Non vedo la necessità di adottare un termine tecnico per un fenomeno conteso tra paranormale e new age se non aumentare il mistero che circonda certe superstizioni.
Questo è un giudizio etico, [che condivido, ma] che esula dalla presente discussione [linguistica]. Inoltre, faccio notare che una formazione «culta» non è di per sé un tecnicismo (né la poca trasparenza semantica ha di per sé alcunché di ammaliante).
Bue
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Intervento di Bue »

Beh a mio parere il GAUS di cui sopra ha adottato agroglifo anziche' "cerchio nel grano" o "crop circle" non per motivi linguistici puristico-patriottici, ma perche' il finale in "glifo" che ricorda i geroglifici e` molto piu' consonante con il repertorio baggianatico new age, che vede le piramidi e tutto cio` che odora d'antico Egitto in testa alla classifica dei trucchi usati per ammaliare (assieme al Graal, ai Templari e, ultimamente, alla parola "codice").
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Infarinato ha scritto:
bubu7 ha scritto:Non vedo la necessità di adottare un termine tecnico per un fenomeno conteso tra paranormale e new age se non aumentare il mistero che circonda certe superstizioni.
Questo è un giudizio etico, [che condivido, ma] che esula dalla presente discussione [linguistica]. Inoltre, faccio notare che una formazione «culta» non è di per sé un tecnicismo (né la poca trasparenza semantica ha di per sé alcunché di ammaliante).
Sto dicendo che, secondo me, le motivazioni che hanno spinto a creare il termine non sono quelle che muovono lo scienziato (univocità della determinazione…) ma quelle che muovono i ciarlatani: la necessità di ammaliare il pubblico. Lo stesso motivo che, sempre secondo me, porta le case farmaceutiche a scrivere la composizione dei farmaci omeopatici in latino.
Spero che così sia più chiaro il contenuto (socio)linguistico delle mie parole.

Apprezzo comunque il suo impegno, sempre imparziale, nella segnalazione di giudizi che esulano dall’ambito strettamente linguistico. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Sulla scelta di agroglifo per designare i cerchi nel grano, condivido con Bue il sospetto che si voglia suggerire un'interpretazione privilegiata del fenomeno, e personalmente trovo poco consigliabile adattarsi a questo genere di costumanza. Del resto, il problema non credo si ponga nemmeno, dato che cerchio nel grano è il traducente che, una volta tanto, s'è imposto naturalmente e che naturalmente s'oppone al forestiersimo: tutta fatica risparmiata. :wink:

Però qui siamo tutti troppo razionalisti atei... addirittura il Cicap! mi sembra il filone di Odifreddi!
Tiriamo fuori un po' di sana superstizione! :mrgreen:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Bue ha scritto:Ad esempio il fatto che la pronuncia di agroglifo non sia particolarmente "agile"...
La sequenza g dura + l non presenta difficoltà articolatorie per il parlante medio: non riesco a immaginare un italiano non menomato della lingua che stenti a pronunciare parole comunissime come giungla, sigla, glicine o, appunto, geroglifico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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