«Squall» e «wind shear»

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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Dalle citazioni riportate non si capisce bene se la variazione di velocità e/o direzione del wind shear deve essere necessariamente brusca o no. Se non ci sono traducenti già consolidati propenderei per l'espressione taglio del vento: "I tagli di vento sono pericolosi". La parola gradiente da sola non contiene l'idea della variazione brusca.
Parlando delle correnti a getto, venti di alta quota ad alta velocità paragonabili alle correnti marine che scorrono nei mari, si coglie bene l'idea della brusca variazione di velocità e/o direzione del vento che si avverte entrando o uscendo da esse.
A mio parere il taglio è preferibile al più neutro gradiente. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Altre due proposte per wind shear:
  • anemocura, dal greco ánemos "vento" e kourá (da kéirō) forbiciata;
  • cesoiata, calco del francese cisaillement.
Avatara utente
Carnby
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Intervento di Carnby »

Spulciando un po', ho trovato che esistono già sia cesoiamento che cesoiatura, la prima parola si riferisce a un rischio d'infortunio, la seconda al taglio di lamiere metalliche. Secondo voi si possono proporre come traducenti di wind shear, sulla scia del francese cisaillement e dello spagnolo cizalladura?
Avatara utente
Carnby
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Intervento di Carnby »

Sul Marolli (Dizionario tecnico inglese-italiano italiano-inglese) ho trovato che wind shear significa «gradiente trasversale [della] velocità [del] vento». Dato che shear è tradotto anche con cesoiamento, questo dovrebbe essere riconosciuto come traducente «ufficiale» di wind shear, anche se fonicamente avrei preferito qualcosa come tranciamento.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Nella descrizione iniziale del fenomeno, lei lo presenta come "la variazione della velocità (vettoriale) in intensità e direzione".
Quel "vettoriale" secondo me è la parola chiave, perché implica il concetto di direzione e verso. Ovvero, fisicamente, ho "variazione di velocità" anche quando semplicemente vario la direzione del vettore velocità stesso, pur mantenendo la "velocità numerica, percepita" costante.
Che è quello che, mi par di capire (dopo anni di letture e tentativi di penetrare l'ostico mondo della meteorologia, continuo a non capirci una cippa... :roll: ) caratterizza l'oggetto in questione (nel senso che mi sembrerebbe di capire sia la condizione necessaria: per avere "wind shear" basta un aumento brusco di velocità anche senza cambio di direzione, oppure l'elemento caratterizzante è proprio il cambio di direzione del vettore velocità?).
Se devo fare una sezione semplificativa, rappresenterei tutto ciò come una netta linea che separa le due masse d'aria, ovvero un piano che - figuratamente - le taglia. Ma che vuole rappresentare il fenomeno reale di una velocità del vento che cambia di direzione "improvvisamente". Il "taglio" è in fondo il risultato finale percepito, e dipende anche dal fattore scala.
Non so se è corretto pensare a un passaggio netto, ovvero le due masse d'aria non interagiscono punto fra loro, oppure se questa sia solo un'approssimazione, ovvero esista uno strato sia pur infinitesimo di aria in cui avviene la variazione: in tal caso si materializza un gradiente, un variare della velocità in un intervallo definito (modello fluido perfetto? oppure superficie con moti turbolenti? ...nescio).
Comunque sia, in questo "girarsi" del vettore velocità si può individuare una componente di taglio, nel senso di scomposizione del vettore stesso.

Quello che resta, tutto sommato, da definire è quanto si vuole ricorrere al linguaggio figurato.
Il "taglio" in fisica è un oggetto ben preciso, e evoca sicuramente il risultato finale che si ottiene in materiali con bassa resistenza al "taglio", appunto: ovvero se applico sforzi di taglio, il materiale va a rottura con una dislocazione "laterale" delle particelle, lungo il piano su cui agisce lo sforzo che lo sta deformando (cioè paralleamente a esso): in linguaggio volgare, si "taglia". Ora, possiamo tagliare con lame, coltelli, forbici, cesoie etc. Fisicamente il fenomeno è uno, ma nella vita quotidiana lo associamo a più oggetti e azioni diverse. Quindi il problema diviene alla fine una questione di convenzione: se decidiamo che il particolare termine "cesoiatura" indica anche il "taglio" in senso fisico (oltre che quello con le cesoie, inteso, almeno dal punto di vista letterario come differente dalla sforbiciata), quel fenomeno diverrà per sempre "cesoiatura del vento". Se ci aggrada una similitudine diversa, sempre nello stesso ambito del taglio, assumerà invece "quel" nome.

Personalmente, "cesoiamento" mi sembra un po' artificioso.
Non evoca l'oggetto, forse perché il termine è un po' desueto: non uso più "cesoie" e non "cesoio" alcunché, quindi può essere difficile associarlo al concetto di "taglio" come forza agente ma anche come risultato finale di separazione lungo una superficie limite in cui il materiale va a rottura (in definitiva, anche la massa d'aria può essere assimilata a un materiale che sottoposto a sforzi di taglio, viene separato lungo quel piano in due porzioni distinte che si muovono in direzione opposta).
"Tranciamento" mi sembra più trasparente e che dia meglio l'idea di un gradiente di taglio del vento ( o della massa d'aria). Però potrebbe avere uguale diritto di cittadinanza un più pittoresco "sforbiciata", più espressivo del richiamo tecnico alla deformazione di taglio subita dalla massa d'aria. Oppure altri termini analoghi... alla fine, si tratta di trovare un termine condiviso.
Avatara utente
Infarinato
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Intervento di Infarinato »

domna charola ha scritto:Nella descrizione iniziale del fenomeno, lei lo presenta come "la variazione della velocità (vettoriale) in intensità e direzione".
Nelle prime due pagine di questo filone s’è già detto tutto sull’argomento (sia su sul piano tecnico sia su quello piú propriamente linguistico), con pareri di fisici, matematici, linguisti e con dovizia di citazioni da vocabolari e manuali tecnico-scientifici: invito tutt’i nuovi arrivati a rileggersele.

In conclusione, l’wind shear è un [brusco] gradiente di vento.
domna charola ha scritto:[A]lla fine, si tratta di trovare un termine condiviso.
Appunto… termine condiviso che purtroppo [al momento] non c’è (ché siamo arrivati troppo tardi), o meglio: c’è ed è wind shear. :(

Tra le varie proposte personalmente preferisco (e credo abbia piú opportunità di attecchire [nel gergo informale] rispetto al piú letterale cesoiata) rasoiata.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Sì, ho appunto riletto tutto, e mi sono sorte delle domande specifiche sulla precisa natura meteorologica del fenomeno (cosa accade a livello del cambio da una massa d'aria all'altra, cioè come avviene).
L'impressione che ho poi ricavato è che si sia un po' lasciata in disparte la componente vettoriale e il concetto base di taglio, che appunto, è taglio come termine tecnico, ma può diventare cesoiata, rasoiata o quello che si vuole se si preferisce un termine più suggestivo e immaginifico.
Quello che invece non mi è rimasto chiaro è il concetto di gradiente in questa precisa accezione riferita al vento; quindi di per sé la definizione che si tratta di un gradiente di vento mi risulta ancora oscura.
Comunque, questo punto resta un problema mio, e quindi andrò a chiedere ulteriori lumi nell'apposito sito e foro ad argomento meteorologico. :)
Avatara utente
Carnby
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Intervento di Carnby »

Anche sul McGraw-Hill Zanichelli wind shear è tradotto con gradiente del vento.
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