Marco1971 ha scritto:E cosa sottintendono coloro che usano il maschile? Database?
Banalmente sito, come dicevo; ma bisogna stare attenti a questo criterio perché è fuorviante: la differenza è fra chi pensa a una «associazione, istituzione, organizzazione» (come dice lei), o in generale a un «progetto» con una sua «banca dati» (come nell'articolo da lei citato), a un lavoro di raccolta, insomma a oggetti femminili; e chi invece focalizza la propria attenzione sulla struttura informatica (fisica e logica) con cui si interfaccia,* e quindi a uno strumentario nel serviente con il suo programmario che stanno dietro al sito e al suo motore di ricerca, tutti termini che – non a caso, credo – sono maschili (come anche i prestiti corrispondenti: hardware, server, software).
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*Ho usato appositamente questo verbo discutibile: che ne pensate (magari ne parliamo a parte)?
Capisco. Comunque a me stride parecchio, e direi il sito della IATE non certo il sito dello IATE.
Interfacciare mi sembra ottimo!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Interfacciarsi è ben attestato in rete, per esempio qui. Ma lei l’intende in altro senso?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bisogna segnalarlo ai vocabolari. La presenza o assenza d’un termine nel dizionario, come lei ben sa, non significa che il termine sia corretto o sbagliato: i lessici registrano l’uso, a prescindere da una maggiore o minore correttezza (e secondo me fanno male a non guidare meglio il consultatore).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Come collegamento per link: questa è una grave lacuna!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.