fabbe ha scritto: Può questa condizione essere definita “reazione” al termine inglese? Forse ma allora per “reazione” intendevo dire una cosa diversa io.
Lei forse intendeva dire che la maggioranza delle persone ha poca conoscenza/coscienza linguistica e non avverte quindi la disarmonia del termine straniero.
Se intendeva questo sono d’accordo con lei. Ma questa maggioranza rappresenta la forza decisiva per determinare l’indirizzo dell’evoluzione linguistica.
A noi cultori della lingua non resta che prenderne atto e cercare, quando è possibile, di minimizzarne i “danni”.
Questo è stato il pensiero e l’attività del Migliorini, uno dei più grandi e equilibrati studiosi della nostra lingua.
Presumo che egli, nel caso di
computer, avrebbe riconosciuto tutti i difetti della parola, avrebbe anche segnalato i possibili traducenti (parole esistenti o un neologismo come
computiere) ma avrebbe concluso che la parola oggi non ha dei veri sostituti che possano sperare di essere accettati.
E quello che ogni tanto
Marco1971 dice sull’accettazione dei traducenti, riprendendo una posizione di Arrigo Castellani: «I termini che oggi vi suonano insoliti e strani, l’uso ve li farebbe diventare familiari» Migliorini lo diceva, sostituendo il «farebbe» col «farà», dei termini considerati barbari dai puristi.